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domenica 30 aprile 2017

Speciale: Carrellata di Antipasti!...



Bruschetta al profumo di Montagna
Per 4 persone

1 baguette di pane, un salamino fresco, 1 pezzo da 1 etto di pecorino toscano di stagionatura media, 5 cucchiai di buon barbera rosso, un piccolo mazzetto di rucola, olio.

Tagliare il salamino a fette oblique, affettare il pecorino a sfoglie.
Tagliare la baguette obliquamente e a fette e farle grigliare per un paio di minuti. Appoggiare sul piatto di portata e ancora calde, oliarle leggermente e ricoprirle con le fette di pecorino, qualche fogliolina di rucola, prima pulita, lavata e asciugata. Versare il vino in una padella scaldata in precedenza, posarvi le fettine di salame e spadellarle velocemente. Appoggiare le fettine di salame sulla rucola di ciascuna bruschetta e servire subito.

Bruschetta con Bresaola e Frutta
Per 4 persone

1 mela verde o renetta, 250 gr di bresaola, 150 gr di ricotta, un cucchiaino di salsa la pepe, 1 cucchiaio di semi di papavero, pane baguette francesine, 1 cuore di sedano,
olio, sale.

Tagliare il pane a fettine sottili per il lungo per circa 10 ogni bruschetta e farle abbrustolire da entrambi le parti sotto il grill.
Mettere la ricotta in una ciotola, unire un pizzico di sale, 2 cucchiai d’olio, la salsa al pepe e mescolare molto bene per qualche minuto.
Lavare il cuore di sedano e tritarlo grossolanamente. 
Tostare i semi di papavero per qualche istante in un tegamino senza condimento. Toglierli dal fuoco e metterli in una ciotola.
Lavare la mela, sbucciarla e privarla del torsolo, tagliarla a fettine molto sottili. Spalmare sui crostini la crema di ricotta e mettere su ognuno un po’ di sedano tritato, qualche fettina di mela, fettine di bresaola. Spolverizzarle con i semi di papavero

Muffin al Chili, ricetta Messicana
Per 12 muffin

125 gr di farina, 65 gr di farina di mais fine, 1 cucchiaino di lievito in polvere, 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio, 2 cucchiaini di semi di cumino, un grosso pizzico di sale, 2 peperoncini piccanti privati dei semi e tritati finemente, 3 cucchiai di coriandolo fresco tritato, 1 cucchiaio di zucchero di canna, 1 uovo sbattuto, 125 gr di latticello, 40 gr di burro ammorbidito, olio. Stampini da muffin

Ungere leggermente 12 stampini da muffin con olio.
In una grande terrina mettere le due farine, il lievito, il bicarbonato, il cumino, il sale, il peperoncino, il coriandolo e lo zucchero. Mescolare, poi aggiungere l’uovo, il latticello e il burro. Amalgamare bene il tutto fino ad ottenere un umido composto e se necessario aggiungendo ancora un po’ di latticello.
Riempire gli stampini con il composto sino a ¾ dello stampino e fare cuocere in forno preriscaldato a 200° per 15 minuti.
Sfornare e lasciarli raffreddare almeno 10 minuti prima di toglierli dagli stampini. Servirli con salsa guacamole, panna acida e salsa di pomodoro.

Per la salsa guacamole:

2 avocado maturi, 1 cucchiaio di cipolla tritata, 1 cucchiaio di peperoncino in polvere, 1 pomodoro grosso, 1 limone, 1 cucchiaio di coriandolo tritato, ½ cucchiaino di sale, pepe nero.

Tagliare gli avocado a metà e privarli del nocciolo. Sbucciarli e con l’aiuto di una forchetta, riducete la loro polpa in purè omogeneo. Bagnatela con succo di limone per evitare che annerisca. Mescolando con delicatezza, aggiungete la cipolla tritata finemente, il peperoncino, il pomodoro sbucciato e tagliato a tocchetti, senza semi, il coriandolo, il sale e il pepe. Assaggiate e aggiustate a vostro piacimento il sale e il peperoncino. Per evitare che il guacamole annerisca ricopritelo con una pellicola per alimenti e tenetelo in frigorifero sino al momento di servirlo.

Kemia Tunisina
Per 6 persone

500 gr di carote, 1 cucchiaio di salsa Sarissa, 2 cucchiai di aceto di vino bianco, ½ dl di olio, 1 cucchiaino di carvi (semi macinati), 3 spicchi d’aglio, sale q.b. 1 confezione di olive nere snocciolate.

Lavare le carote e sotto l’acqua corrente pulirle grattandole leggermente con un coltello dentato.
Farle bollire in una casseruola in abbondante acqua leggermente salata. Scolare e lasciare raffreddare le carote appoggiandole su di un piatto.
Fare passare le carote al mixer e prima di insaporirle, schiacciare la polpa con i rebbi di una forchetta. Insaporire con la salsa di sarissa diluita con l’aceto, l’olio e l’aglio tritato. Regolare di sale e lasciare insaporire nel frigorifero. Al momento di servire, abbellire il piatto di portata guarnendo con olive nere snocciolate.

Insalata di Pescatrice tiepida
Per 8 persone

800 gr di pescatrice, 24 cappesante surgelate, 200 gr di bacon a dadini, un cespo di insalata riccia, un cetriolo, un cuore di sedano, un mazzetto di ravanelli, 100 gr di burro, Martini dry, olio, sale, pepe.

Lasciate scongelare le capesante, tagliarle a grossi cubetti.
Pulire, lavare e tagliare a julienne il sedano, i cetrioli sbucciati, e i ravanelli. In un tegame, con il burro, rosolate il bacon, poi prelevatelo con un mestolo forato. Nel fondo di cottura, fate rosolare per 5 minuti la pescatrice. Unite quindi le capesante, poi salate, pepate e bagnate con ½ bicchiere di vermouth. Fatelo evaporare a fuoco vivace, poi unite il bacon, mescolate e spegnete il fuoco.
Sistemate la verdura nel piatto di portata, salatela, pepatela e conditela con olio, mescolate.
Sistemate sulla verdura la pescatrice, le capesante e il bacon con il sugo che si è formato. Servite l’insalata tiepida.

Insalata Nizzarda
Per 4 persone

300 gr di fagiolini verdi, 450 gr di patate, 350 gr di tonno al naturale, 4 pomodori, un cespo di lattuga romana, un peperone, una cipolla rossa, 1 cetriolo, 100 gr di olive nere piccole, 4 uova, 12 filetti di acciughe sott’olio, olio, aceto di vino bianco, sale e pepe.

Lavate le patate, lessatele con la buccia. Dopo 20 minuti controllate la cottura: la forchetta dovrà infilarsi facilmente nella polpa. Scolatele, fatele raffreddare e sbucciatele. Tagliatele a dadi.
Rassodate le uova facendole cuocere in una piccola casseruola coperte d’acqua fredda. Portare a ebollizione e calcolate 10 minuti da quanto l’acqua inizia a bollire. Scolatele, lasciatele intiepidire, sgusciatele e tagliatele a spicchi.
Spuntate i fagiolini e lavateli. Fateli cuocere in acqua bollente per 15 minuti. Due minuti prima di scolarli aggiungete nell’acqua un cucchiaio di sale grosso.
Scolate il tonno dall’acqua di vegetazione. Mettetelo in un piatto e spezzettatelo grossolanamente.
Scolate i filetti di acciuga e tagliateli a pezzi.
Snocciolate le olive, lasciandole intere. Lavate e asciugate l’insalata, tagliatela a grossi pezzi.
Affettate sottilmente il cetriolo con la buccia. Pulite e lavate i pomodori e il peperone. Tagliateli a fettine. Unite tutti gli ingredienti in una grande insalatiera, unendo anche la cipolla a fettine sottili.
Versate in un barattolino di vetro 5 cucchiai d’olio, 2 cucchiai d’aceto di vino bianco, un pizzico di sale e di pepe e 2 cucchiai di acqua fredda. Sbattete energicamente con una forchetta. Versate il condimento sull’insalata nizzarda, mescolate delicatamente e servite.

Torta salata con semi di Quinoa, cavolo rosso e amaranto
Per 4 persone

150 gr di Quinoa (è “la madre di tutti i semi”: proprietà nutrizionali elevate, bontà assicurata e versatilità in cucina. Facilissima da preparare: pronta in pochi minuti),60 gr di amaranto, ½ lt di brodo vegetale (realizzato anche col dado), due cipolla di Tropea, una costa di sedano, un piccolo cavolo rosso, una carota, una foglia di alloro, 2 cucchiai di aceto di vino, un cucchiaio di zucchero di canna, olio evo, sale.

Pulire e tritare una cipolla, la carota e il sedano. Lavare e tagliare a striscioline il cavolo.
In una padella antiaderente senza grassi e acqua, fare tostare i semi di quinoa a fuoco dolce per due minuti. Aggiungere le verdure ed il brodo caldo. Portare a bollore, abbassare la fiamma e far cuocere per 15 minuti, fin che il brodo sia consumato. Ungere gli stampini con olio e riempirli con il composto preparato, pressandoli un po’ e livellandoli. In un padellino far tostare pochi alla volta i semi di amaranto, finchè inizierà a scoppiettare. In una casseruola con 2 cucchiai d’olio, fare imbiondire la cipolla tritata, aggiungere il cavolo e fare rosolare il tutto, per 5 minuti rosolando e mescolando spesso. Aggiungere un bicchiere d’acqua calda, l’aceto, l’alloro e lo zucchero. Regolare di sale. Coperchiare e fare cuocere per 20 minuti. Capovolgere gli stampini in ciascun piatto e cospargerli con l’amaranto tostato. Accompagnare con il cavolo rosso. Una vera delizia… come antipasto unico e anche come secondo piatto, di proprietà nutrizionali elevate e bontà assicurata!

Lo Sapevate Che: Contro la xylella mettiamo in campo Charles Darwin...



Usare Charles Darwin contro la Xylella fastidiosa. È l’idea di Robert Ford Denson, docente di Ecologia e scienza dell’evoluzione alla University of Minnesota e autore del bestseller Darwinian Agricoture (Princeton University Press). Pioniere di un originale approccio per difendere e aumentare i raccolti ispirato alle idee del grande naturalista inglese, ha in mente due nuove strategie per sconfiggere il batterio che infesta gli ulivi pugliesi. Ci anticipa qu quello che illustrerà al Food & Science Festival di Mantova (5-7 maggio). Le strategie si ispirano alla figura dell’agricoltore darwiniano, che nella visione di Denison non risolve i problemi in laboratorio ma nei campi, armato non di provetta e Dna, ma di una buona edizione dell’Origine delle specie: “Mi interessa intervenire non sui singoli geni ma sul processo evolutivo delle piate. Per esempio, coltivando apposta piante in campi afflitti da una malattia, si individueranno quelle resistenti quando, per qualche mutazione casuale, appariranno” spiega Denison. “L’agricoltura darwiniana può anche scegliere di seguire un cammino opposto rispetto a quello dell’evoluzione naturale. Questa premia gli “egoisti”, ovvero le piante più alte, perché riescono a sottrarre luce solare alle vicine. L’agricoltore darwiniano al contrario può selezionare le spighe di grano o riso più basse, che invece di usare acqua ed energia per svilupparsi in alto investono tutte le risorse nei chicchi”. Un terzo tipo di strategia darwiniana è quello che potrebbe aiutare anche gli ulivi pugliesi, mettendo la Xylella in competizione con un nemico biologico: “Ho visto, in uno studio brasiliano sulla flora batterica delle pervinche, che un batterio, il Curtobacterium flaccumfaciens, rilascia proteine, dette batteriocine, che possono uccidere il Curtobacterium sugli ulivi” suggerisce Denison. “La Xylella col tempo può evolvere una resistenza alle batteriocine, è vero, ma se la competizione tra Xylella e Curtobacterium per le risorse dell’ulivo fosse particolarmente accesa, allora il secondo sarebbe incentivato a mutare anch’esso per rendere ancora più efficaci le sue batteriocine”. Una corsa agli armamenti in perfetto stile Darwin. “Un’altra soluzione che vale la pena di investigare riguarda il gel che la Xylella produce e che blocca il trasporto dell’acqua negli alberi, facendoli avvizzire” dice Denison. “Se si trovasse in natura – o si ottenesse in laboratorio – un batterio capace di vivere dentro gli ulivi e mangiare quel gel, potremmo attenuare i danni della Xylella senza neppure ucciderla”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 28 Aprile 2017 -

Lo Sapevate Che: Il picchio democratico sul nostro voto più lungo...



Come il pachidermico radar sovietico Duga, ammasso di ferraglia costato miliardi di rubli di cui il mondo s’accorse solo perché – come il ticchettio di un picchio – penetrava sulle frequenze radio rovinando il rock&roll, così dalla Turchia arriva uno strano segnale di sottofondo alle democrazie cosiddette occidentali. Un rumore alieno, che ci coglie incredibilmente di sorpresa, capace come quel ticchettio di squarciare il caos della grande fanfara populista che promette e minaccia, minaccia e promette, contando sul voto di pancia di un popolo stremato. Al di là del risultato ufficiale che ha visto Erdogan all’apparenza vittorioso nel referendum sulla Turchia presidenzial-sultanato (con stucchevoli congratulazioni tanto di Trump, quanto di Putin), è stato invece chiaro a noi europei che quel signore con la esse minuscola di Ankara aveva perso, nella sostanza, la sua battaglia di muscoli e potere. Una sfida non turca, ma lanciata a tutti noi. Eppure, nonostante brogli, paura e schede farlocche, Erdogan rischia di andare sotto e perde nelle città quindi, in partica, nel Paese. Il fatto grave è che noi europei non ce l’aspettavamo. Perché? Siamo nell’era del “No” ed eravamo convinti che il “grido contro” funzionasse sempre quando esso è rivolto alla vecchia e fragile democrazia rappresentativa, nel nome di un potere più veloce e spiccio. C’è da capirlo: l’Occidente si sente vecchio e stanco, s’è digerito la vittoria di Trump, lo spocchio di Putin, i missili della Siria e la minaccia di una guerra nucleare mentre le navi perdevano la rotta. C’è da capirlo: l’Occidente si sente vecchio e stanco, s’è digerito la vittoria di Trump, la spocchia di Putin, i missili sulla Siria e la minaccia di una guerra nucleare mentre le navi perdevano la rotta. Roba da fumetto anni Settanta, buono per Twitter e i suoi strampalati commenti sul futuro del mondo. Eppure ci caschiamo sempre. E mentre discutiamo di vitalizi e fondi pubblici contro le grida di novelli rivoluzionari che a parole risolvono tutto con un clic, c’è il Duga democratico che viene da Ankara a ricordarci chi siamo davvero. E a dirci che non può l’Europa prendere lezioni di resistenza dalla Turchia. O sentirsi sveglia perché là, per fortuna, qualcuno è ancora sveglio e non si è rassegnato. Serve uno scatto d’orgoglio, più cuore e meno statistiche, più coraggio e meno sondaggi. Lo scatto significa dirci e dire ai cittadini la verità: cosa la politica oggi può realmente fare? Cosa, invece, non è più sotto il suo controllo? Un’operazione che vale più di slogan e promesse che hanno reso esausto anche l’ultimo dei sognatori. (..). “L’ultimo voto” è quello che comincia in Francia ma non finisce in Francia. Come una staffetta democratica passerà per la Gran Bretagna, dove Theresa May sta provando a mutare la natura del “dissenso” che l’ha portata a Downing Street dopo il suicidio politico di David Cameron sulla Brexit in “consenso”. Lavora a una mutazione genetica della componente antisistema che ha gridato “inglesi fuori!” verso una canalizzazione democratica di quel responso, ascrivendolo al progetto politico dei Tories, partito conservatore britannico simbolo stesso della tradizione europea dell’alternanza. Poi sarà la volta della Germania di Angela Merkel, che raccontiamo nei suoi aspetti meno noti. Con un lungo viaggio in treno nelle periferie tedesche, a mostrare un Paese non poi così diverso dal nostro. E piuttosto lontano dallo stereotipo che in Italia ripetiamo sempre, la storica rivalità post-bellica fra noi e loro, che spazia un po' a tentoni dai mondiali ’82 alla predominanza finanziaria di Berlino su noi poveri italiani vittime di chissà quale disegno, se non il ritardo secolare con cui (non) abbiamo affrontato i nodi strutturali del Paese. Per finire proprio qui da noi. Alla vigilia delle primarie del Pd, dall’esito scontato in quanto al vincitore, ma non troppo prevedibili per quanto riguarda l’effetto sul governo e la data delle elezioni. (..). L’ultimo sforzo di ripartenza di un’Europa che, come spiega Massimo Cacciari, è al tramonto. E comunque vada a finire non sarà quella che abbiamo conosciuto. Un’Europa che deve vincere queste semifinali, per poi prendere una semplice (ma finora impensabile) decisione. Ogni governo, in crisi di peso politico e credibilità, dovrà cedere parte della sovranità a vantaggio dell’Unione e quindi dei cittadini europei. Così potremmo arrivare in finale con il tifo dei turchi democratici che dicono no al Sultano. E ritrovare un’identità capace di sposare la nostra storia di democrazia e diritti sudaci con le esigenze dei tempi. Tempi che così moderni non sono. Ma che senza un antidoto potrebbero avere la meglio. Rendendo la nostra resistenza democratica più debole e meno autentica di quella turca. Con tutto ciò che questo significa per noi.
Tommaso Cerno – Editoriale – L’Espresso – 23 Aprile 2017 -