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venerdì 20 gennaio 2017

Lo Sapevate Che: Ripensando alle Olimpiadi: meno male che Roma ha detto di no...



Fra i tanti errori commessi in pochi mesi a Roma dai grillini, almeno un merito bisogna riconoscerlo ed è di aver allontanato dalla capitale lo spettro delle Olimpiadi. La questione, si sa, è controversa e si combatte tuttora sulla rete a base d’insulti e di slogan fra pro e contro, come tutto il resto ormai, dalla nascita dell’universo alla formazione del governo e a quella della squadra del cuore. Ma se si analizzano i fatti e i dati, antica mania di alcuni giornalisti ormai fuori moda, gli ultimi giochi sono da inserire nella categoria delle grandi catastrofi, al pari di terremoti, alluvioni o tsunami. Il brasile è appena uscito dall’abbinata mondiali-olimpiadi, che doveva rilanciarne l’economia, come una nazione in ginocchio. I costi dei Giochi, lievitati in corsa da 10-20 miliardi, hanno ridotto Rio de Janeiro sull’orlo del fallimento. I 120 mila posti di lavoro generati, invece dei 300 mila promessi, si sono già dileguati all’80 per cento in pochi mesi. Il miraggio del guadagno economico e turistico si è rivelato come tale. Il Paese rimane in forte recessione (meno 3,3 per cento nel 2016), con un record di 12 milioni di disoccupati, percorso da violente rivolte, e nel mezzo di una crisi politica spaventosa. Con l’ex presidente Dilma Rousseff rimossa dall’impeachment. Non tutti i guai naturalmente si possono attribuire a Rio 201, ma di certo i costi impazziti dei Giochi sono stati una mazzata supplementare e guardando anche ai precedenti, la Grecia per esempio, non si può dire che la fiaccola olimpica porti fortuna. Si capisce insomma perché le città che hanno rifiutato i Giochi 2024 (Roma, Boston, Toronto, Amburgo, Madrid) siano più di quelle rimaste in corsa: la Budapest del regime di Orban, l’eccezione Los Angeles – l’unica sede ad aver chiuso un’olimpiade in attivo – e la favorita Parigi, dove tuttavia la paura per gli attentati e per i costi colossali della sicurezza sta ingrossando la fila dei critici. E una mia vecchia idea che il prezzo dei Giochi andrebbe diviso fra i bilanci pubblici e i grandi sponsor come Coca Cola e American Express, che sono gli unici a guadagnarci. Una proposta ragionevole ma meno efficace delle mazzette ai membri del Cio. Roma in ogni caso non aveva bisogno dei Giochi per farsi conoscere nel mondo, tanto meno di togliere soldi al recupero delle periferie e concentrarli su grandi opere per metà incompiute in un’orgia di tangenti, come ha appena fatto Rio. Di questo almeno, come avrebbe scritto Giorgio Bocca, grazie barbari.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 13 Gennaio 2017

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