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venerdì 31 ottobre 2014

Pensieri: Saluto...

Buon Venerdì!

Ogni giorno dovrebbe essere il “Giorno della nostra 
Memoria”, per non dimenticare la miseria e la fame da cui 
proveniamo.

© Giuseppe Franco Arguto
https://www.facebook.com/solechesorge

Carla Cassinelli Bianco - Foto di Giuseppe Franco Arguto

Venerdì di Pesce.....

Ratatuglia con Orata
 Per 4 persone

800 gr di filetti di orata spellati, 3 zucchine, 2 patate, 2 coste tenere di sedano, 2 carote, 1 bustina di zafferano, 2 semi di anice stellato, 50 gr di olive nere snocciolate, un ciuffo di finocchietto, vino bianco, olio, sale, pepe.


Ridurre in polvere i semi di anice stellato e mescolarli con 100 gr di olio tiepido in una scodella. Lasciare riposare mezz’ora, poi filtrare. Pulire tutti gli ortaggi, tagliarli a cubetti e sbollentarli per 2 minuti acqua bollente leggermente salata. Scaldare in un tegame 2 cucchiai di olio aromatizzato, aggiungere i filetti di orata tagliati a losanghe. Farli rosolare da entrambi i lati, aggiungere le verdurine tagliate, spolverare il tutto con lo zafferano sciolto in mezzo bicchiere di vino bianco. Proseguire la cottura a fuoco medio per 5 minuti, regolare di sale e pepe. Aggiungere il finocchietto pulito e le olive snocciolate. Lasciare insaporire per mezzo minuto, togliere dal fuoco, irrorare la preparazione con un filo di olio all’anice stellato e portare in tavola. Che squisitezza!...

Dentice al Burro d'Acciuga
 Per 6 persone

1 dentice del peso di 1,200 kg, pangrattato, 100 gr di burro, 1 ciuffo di prezzemolo, ½ spicchio d’aglio, 100 gr di acciughe sotto sale, olio, sale, pepe.

Pulite le acciughe, privandole della coda e della lisca, tritatele. Tritate finemente l’aglio e il prezzemolo pulito e lavato. Fate ammorbidire il burro a temperatura ambiente, impastatelo con le acciughe e il trito di prezzemolo e aglio, mettete tutto su una carta stagnola, arrotolate in modo da ottenere un cilindretto e riponete in frigorifero. Pulite il dentice, togliete le branchie, evisceratelo, lasciando testa e coda. Lavatelo e asciugatelo. Adagiatelo in una pirofila leggermente unta di olio, spolverizzatelo con il pangrattato, salatelo e pepatelo, irroratelo con olio, fatelo cuocere in forno preriscaldato a 200° per circa 20 minuti. Adagiate il pesce su un piatto da portata e servitelo con il burro d’acciuga, privato della stagnola, tagliato a rondelle accomodate in una ciotolina.

Torta con Merluzzo e Pancetta affumicata
 Per 4 persone

Gr 500 gr di farina saraceno, 600 gr di merluzzo bollito, 250 gr pancetta affumicata. 1 uovo, 100 gr di burro, sale, pepe. 30 gr di burro per i fiocchetti.

In una pentola con acqua e i gusti del brodo fatti bollire per ¼ d’ora, mettere il merluzzo, lavato sotto l’acqua corrente, e bollire per 10 minuti. Prelevarlo delicatamente con un mestolo forato e appoggiatelo in un piatto a raffreddare.
Versare la farina a fontana in una terrina, disponendola a fontana, mettere al centro 90 burro ammorbidito, un pizzico di sale  e acqua tiepida sufficiente ad ottenere un’impasto morbido ed elastico. Formare una palla e coprire la terrina con un canovaccio, facendola riposare al fresco per un ora. Togliere la pelle e le spine eventuali al merluzzo, taglierlo a dadini, tagliare a dadini anche la pancetta. Al momento giusto, su un piano di lavoro infarinato appoggiare la pasta e con il matterello ricavarne due sfoglie sottili del diametro di una pirofila da forno  che userete di circa 25 cm di diametro. Imburrare la pirofila con 10 gr di burro e infarinarla. Foderare il fondo della pirofila con una sfoglia di pasta, lasciando il boro alto. Forare il fondo della pasta con i rebbi di una forchetta. Versarvi il merluzzo e la pancetta, condire la superficie con 30 gr di fiocchetti di burro e ricoprire con la seconda sfoglia. Bagnare i bordi delle dua sfoglie con dell’acqua e premerli bene in modo che si saldino insieme. Pennellare la superficie con l’uovo battuto e bucherellare la superficie con i rebbi di una forchetta. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180 ° per 30 minuti. Accompagnare con riso pilaf o una morbida polentina. 

Lo Sapevate Che: Solo chi crede nella scuola può cambiarla...

Non posso fare a meno di intervenire dopo le enfatiche parole di Matteo Renzi sulla scuola e sulle evidenti ottusità del disegno di legge della sua Ministra. 1. Le supplenze affidate ai docenti dell’Istituto del collega assente: ha presenta la Ministra cosa vuol dire strutturare un orario di cattedra? Come si può pensare che qualcuno che insegna           quella determinata materia abbia libere proprio quelle ore che servono per sostituire il collega di dipartimento? O forse un collega vale l’altro: un giorno i ragazzi faranno italiano, un altro matematica, un altro inglese, in assenza, magari, del loro docente di disegno. 2. Le scuole aperte fino alle 16 e 30 (e addirittura fino alle 22): riscaldamento? Luce? Personale ATA? Quest’anno ho tenuto per la mia quinta un approfondimento di letteratura contemporanea (ovviamente gratis), grazie a un gentilissimo e immolato membro del personale Ata che associava il proprio volontariato al mio, tenendomi la scuola aperta un pomeriggio a settimana. 3. Giugno: lavorare fino alla fine del mese. Già accade. Inoltre il Ministero ha presente il caldo che c’è in una scuola a giugno e luglio? Credo che il Ministero non abbia presente niente. Non sappia neanche che cosa sia una scuola, a leggere anche solo questi tre punti.
Lettera firmata
Sa, non ci trovo nulla di scandaloso nelle proposte ministeriali che lei contesta. 1. Siccome la nostra scuola non ha sufficienti risorse economiche, mi pare del tutto naturale che gli insegnanti presenti suppliscano quelli assenti. Ma questa “naturalezza” è concepibile solo se gli insegnanti amano la loro professione e non si pongono nei confronti della scuola con una mentalità sindacale e/o contrattuale che, in un’attività che ha per obbiettivo l’educazione dei giovani, i pare del tutto fuori luogo. 2. Nel 1998 durante una trasmissione televisiva chiesi all’allora Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer di tenere aperte le scuole fino a mezzanotte, in odo che gli studenti, dopo le ore di lezioni mattutine, potessero nel pomeriggio dedicarsi allo studio, alle loro iniziative creative, al teatro, alla musica, alle attività sportive utilizzando le palestre, alla socializzazione e, perché no, anche all’amore. La risposta dl Ministro fu: “E chi mi paga i bidelli?”. Ma forse nelle scuole superiori potremmo fare a meno dei bidelli, dal momento che non vedo perché giovani dai 15 ai 19 anni no possano pulire le loro aule, lavare i vetri, imbiancare le loro classi, tenere in ordine una biblioteca, (se c’è), insomma fare proprio e quindi affezionarsi a quel luogo, la scuola, dove passano gran parte dei giorni della loro giovinezza. In fondo quali altri spazi di socializzazione sono a disposizione dei giovani? Io vedo solo la strada, meglio se in prossimità di un bar, e poi la discoteca dove, tra luci intermittenti e abbaglianti e suoni ad alto volume, accade di tutto fuorchè la possibilità di socializzare, di cui i ragazzi hanno un estremo bisogno e nessun luogo a disposizione per praticarla. Gli insegnanti potrebbero fare a scuola la correzione dei compiti che solitamente fanno a casa, potrebbero ricevere gli studenti e parlare con loro, potrebbero assisterli a turno per un totale di 36 ore come accade per tutti i lavoratori, riducendo magari le ore dedicate all’espletamento delle procedure burocratiche, a favore di quelle decisamente più proficue dedicate all’assistenza e al colloquio informale con i loro studenti, in modo da conoscerli anche al di fuori dalla gabbia che costringe gli insegnanti in cattedra e gli studenti sui banchi. 3. Quanto a prolungare l’insegnamento fino alla fine di giugno, non mi dica che è ipossibile perché fa caldo. Fa caldo anche fuori, eppure la vita lavorativa continua. Ma forse a scuola fa più caldo perché non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti, non frequentano la scuola con entusiasmo, dal momento che, così com'è, non ci trovano un gran senso e sufficienti stimoli per impegnarsi. E allora dobbiamo aspettarci dalle continue riforme ministeriali della scuola stimoli e senso, o queste cose le devono mettere, senza attenderle dai dispositivi ministeriali, gli attori stessi della scuola, che, in prima fila sono gli insegnanti? Qualche insegnante ci prova e trova persino soddisfazione nel suo lavoro, anche se spesso è guardato con sospetto e diffidenza dai colleghi che a scuola ci vanno motivati solo dallo stipendio che è basso, certamente, ma potrebbe essere integrato proprio dall'entusiasmo di fare quel nobilissimo lavoro che si chiama: educazione dei giovani.

umbertogalimberti@repubblica.it- Donna di Repubblica – 20 settembre 2014 -

Lo Sapevate Che: Dal 1948 si aspetta una legge....

Il presidente del Senato Piero Grasso è l’ultimo che ha lanciato l’allarme, ormai più di un anno da: “Serve una legge che disciplini, in maniera chiara e trasparente, l’attività lobbistica, che al momento si muove in maniera nascosta”. Scandali, polemiche e mancanza assoluta di trasparenza non hanno portato, però, ancora a nulla di concreo. Annunci e promesse, ma il governo Renzi non ha dato, alla materia norme nuove e codici di comportamento finalmente definiti. Così l’Italia resta un caso quasi unico tra le democrazie occidentali. Mentre in America, nel Parlamento europeo, in Germania e nei paesi scandinavi esistono leggi stringenti che regolamentano l’azione della lobby, a Montecitorio e Palazzo Madama dal 1948 a oggi sono stati presentati una cinquantina di disegni di legge sul settore, ma nessuno è stato mai approvato. L’ultima volta ci ha provato Enrico Letta nel 2013, ma il provvedimento è stato messo su un binario morto prima ancora di essere discusso in aula. Un peccato, perché si ipotizzava la nascita di un registro dei lobbisti (oggi, nonostante le regole più stringenti volute dal Movimento Cinque Stelle, i rappresentanti delle aziende si muovono tra commissioni e aule senza alcun controllo reale), sanzioni per coloro che violano la legge, un diario pubblico degli incontro tra politici e portatori di interessi. Per ora l’unico albo dei lobbisti in vigore è stato adottato dall’ex ministro dell’Agricoltura Mario Catania, che nel 2012 ha istituito nel suo dicastero una “Unità per la trasparenza” in cui venivano documentati i rapporti tra amministrazione e lobby. Anche alcune regioni hanno approvato leggi regionali in materia, come la Toscana, il Molise e l’Abruzzo. A Roma, invece, tutto è fermo al 1948.

Emiliano Fittipaldi – Primo Piano – Poteri Forti – L’Espresso – 30 ottobre 2014 -

giovedì 30 ottobre 2014

Golosità Dolci per la ricorrenza dei Santi....

Torta di Castagne
 Per 6 persone

4 cucchiai di farina bianca, 4 cucchiai di farina di castagne, 1 etto e mezzo di zucchero, 3 cucchiai di cioccolato amaro in polvere, 4 uova, 1 lt di latte, 1 etto di amaretti, un bicchierino di Marsala, zucchero per il caramello.


In una grande terrina mettere la farina bianca, la farina di castagne, lo zucchero e il cacao. Formando un incavo nel centro, metterci i rossi d’uovo . Con una frusta amalgamare lentamente iniziando dai rossi e man mano, cercando di assorbire tutti gli ingredienti, aggiungendo poco alla volta, sempre mescolando il lt di latte. Aggiungere il Marsala, gli amaretti sbriciolati e le chiare montate a neve. Incorporare bene tutti gli ingredienti. In uno pirofila rotonda di 24 cm di diametro fare un caramello con 5 cucchiai di zucchero e una spruzzata di acqua. Mettere sul fuoco avendo l’accortezza di mettere sotto la pirofila un salvafiamma. Appena pronto il caramello farlo scorrere in tutta la superficie della pirofila e versarli la preparazione. Infornare a forno preriscaldato a 180° per 1 ora. Togliere dal forno, e aspettare a servire che la torta sia fredda. Si può accompagnare con panna montata. Facilissima e deliziosa!

Tortelli di Castagne
 Per 6 persone

300 gr di farina bianca, 100 gr di zucchero + 1 cucchiaio, vino bianco, 40 gr di burro, 1 uovo, 1 limone, gr 200 di marmellata di ciliegie, 100 gr di castagne secche, 50 gr di cacao amaro, pangrattato, zucchero a velo, olio, sale.

Lessate le castagne dopo averle tenute a bagno in acqua fredda per una notte, passatele al setaccio, unite il cacao, 1 cucchiaio di zucchero, la marmellata, un po’ di pangrattato, amalgamate bene sino ad ottenere un impasto abbastanza sodo ( si può usare anche la farina di castagne, modificando la quantità dei componenti ). Mettete la farina sulla spianatoia, disponetela a fontana, rompetevi al centro l’uovo, aggiungete il burro a pezzetti, lo zucchero, un po’ di scorza di limone grattugiata, un pizzico di sale, impastate con cura aggiungendo, ½ bicchierino di vino bianco, sino ad ottenere un impasto di giusta consistenza. Stendete con il mattarello una sfoglia di ¾ mm. e da questa ricavate dei dischi di 5 cm di diametro e collocate al centro del disco un cucchiaio di impasto. Chiudete la pasta premendo bene i bordi, affinché non fuoriesca il ripieno e rifiniteli con una rotella. Friggeteli in abbondante olio bollente, adagiateli su carta da cucina a perdere l’olio in eccesso. Sistemateli su un piatto da portata, spolverizzateli di zucchero a velo e servite.

Crespelle di Castagne
 Per 20 crespelle:

70 gr di farina di castagne, 70 gr di farina integrale, zucchero di canna, zucchero a velo, 1 uovo, burro, 250 gr di ricotta, Rum, miele di castagno.

In una ciotola mischiare le due farine, unire un cucchiaio e mezzo di zucchero di canna, un uovo sbattuto e versare a filo, mescolando in continuazione con una frusta e versando a filo 1 bicchiere e mezzo di acqua fredda. Aggiungere una noce di burro sciolto e fare riposare la pastella in luogo fresco, coperta, per 1 ora. Nel mentre, mettere in una ciotola la ricotta e lavorare con un cucchiaio di legno per ammorbidirla aggiungere 25 gr di zucchero a velo e ½ bicchierino di Rum. Mescolare bene e mettere in frigorifero. Scaldare in un padellino di circa 13 cm di diametro una nocciola di burro, versare un mestolino della pastella e distribuire sul fondo rigirando il padellino da tutte le parti. Cuocere la crespelle finchè i bordi cominceranno a diventare dorati. Rigirarla e cuocere ancora per 20 secondi. Cuocere così anche le altre crespelle sino ad esaurimento della pastella. Disporre un cucchiaio colmo di ricotta al centro di ogni crespelle, arrotolarle. Appoggiarle in una pirofila e scaldarle in forno preriscaldato a 190° per qualche minuto. Irrorarle con miele di castagno fatto scaldare in un padellino. 

Lo Sapevate Che: Chi ha senso del ritmo parla meglio...

I disturbi del linguaggio colpiscono dal cinque al dieci per cento della popolazione, ma diagnosticarli precocemente per limitare i danni (anche nella lettura) si rivela spesso difficile. Ora la biologa Nina Kraus, della Northwestern University, ha fatto una scoperta che potrebbe rivelarsi decisiva per capire in anticipo come si svilupperà il linguaggio attraverso le risposte automatiche del cervello anche nella prima infanzia. A 35 bambini è stato chiesto di suonare un tamburo sincronizzandone i battiti con quelli del tamburo di un ricercatore. Quindi, a seconda della performance, i piccoli sono stati divisi in sincronici e non sincronici, i due gruppi, monitorati da elettrodi, hanno poi ascoltato il suono di alcune sillabe – da, ba, - confusi tra altri rumori di fondo.
Risultato: i bambini sincronici isolano il suono delle sillabe meglio dei non-sincronici, lo elaborano meglio e ottengono punteggi migliori nei test linguistici. La ricerca durerà cinque anni. “Se i primi risultati saranno confermati” dice la dottoressa Kraus, “i medici di domani potrebbero essere in grado di valutare il rischio di disturbi del linguaggio già nei bambini che non sanno ancora parlare” .

(giulia villoresi) – Il Venerdì di Repubblica – 10 ottobre 2014 -

Lo Sapevate che: Disintermediando che male ti fo?....

E’ lungo l’elenco dei poteri piccoli e grandi con i quali Matteo Renzi non dialoga, ostenta indifferenza o contro i quali spara a palle incatenate. Si dirà: non è una novità. Vero, a ormai gli episodi sono talmente tanti da far sospettare l’esistenza di un metodo: si impone la ricerca di un perché. Il processo va sotto il nome  tecnico, poco elegante, di disintermediazione che, tradotto in soldoni e trasferito dal mondo commerciale alla politica, significa agire senza prima consultare né mediare né ricorrere ad ambasciatori. Ignorando, insomma, chi rappresenta interessi, convoglia consensi, parla a nome di altri. Già, ma perché? In principio fu la Cgil di Susanna Camusso, sfacciatamente ignorata e sostituita da ammiccamenti – poi scomparsi anche questi – con Maurizio Landini: non l’apparato, ma la categoria; non la star, ma il combattimento in trincea. D allora lo schema si è ripetuto sempre uguale e senza cambi di rotta: meglio un incontro con gli imprenditori di Treviso che il red carpet all’assemblea della Confindustria; più utile rivolgersi direttamente agli italiani da ospite da Fabio Fazio o Barbara D’Urso che discutere con manager ed economisti tra gli stucchi del rituale forum lobbistico-mediativo di Cernobbio. E poi niente via vai di poteri forti a Palazzo Chigi, off limits in era renziana per Banca d’Italia, Csm, poteri bancari e imprenditoriali , tutti vanamente ansiosi di incontrare il premier. Perfino i ministri faticano a parlare con lui che preferisce affidare le loro proposte al vaglio accorto del suo cerchio magico. E  poi decidere. Da solo. Fin Qui, Però, siamo ancora nell’ambito di un “decisionismo” che, disinvoltura televisiva a parte, rimanda più a Craxi che a Berlusconi.  Ma Renzi applica oralo stesso principio anche nel dibattito interno al suo stesso partito,   il Pd, dove i capicorrente non allineati non possono più sperare in mediazioni o concessioni; e nello scontro con le Regioni accusate di sprechi e sottoposte a un taglio drastico e lineare di finanziamenti che manco Temonti,. Allora il metodo appare per quel che è: un’ arma formidabile nella guerra del premier per la frantumi sanzione di poteri fino a ieri comprimari e oggi comparse. E la faccenda si colora di politica perché poi l’unica concertazione teorizzata e sostenuta è, forza del paradosso, quella che lega il governo a Berlusconi in nome delle riforme e del dopo Napolitano. Con profluvio di mediatori. Tutto ciò non sembra affatto casuale. Conquista del Pd e successo alle europee confermano che il quadro politico è profondamente mutato e i tradizionali bacini elettorali non sono più gli stessi: destra e sinistra devono ormai rinunciare a facili rendite di posizione (le partite Iva di qua, gli insegnanti democratici di là) e le scelte di voto sono ormai libere e mutevoli. I vincoli di bilancio, poi, vanificano l’arma bipartisan usata finora per ridurre squilibri e garantire consensi: la spesa pubblica. Una rivoluzione. Che solo Renzi ha compreso a fondo adeguando linguaggi e contenuti,  guardando all’elettorato moderato e sfondando anche lì dove fino a ieri Bossi e il Cav stravincevano. In questo rimescolamento di carte è scomparsa anche la sinistra radicale che, come imbambolata, confida solo in un passo falso. Così, gli unici veri oppositori di Renzi si annidano nel Pd e nelle Regioni, ultimi baluardi di potere rosso. Oggi non a caso presi di mira.
 E Dunque Mettiamola Così. Se sgomitare serve davvero a snellire, sciogliere, semplificare, evviva evviva (però, invece di prendere le Regioni per fame e mandare alla gogna i Governatori, quasi tutti del Pd, ci vorrebbe il coraggio di rimettere in discussione l’impianto stesso del finto federalismo all’italiana). E se davvero il patto del Nazareno è utile solo a riforme che altrimenti non si farebbero per altri trent’anni ancora, va bene. Ma se tutto questo gran disintermediare è furba tattica (preelettorale?) per sorridere ai piccoli imprenditori del nord est, affascinare il popolo delle partite Iva e conquistare le truppe moderate orfane del Cav, e non diventa presto sostanza, allora proprio non basta. Altrimenti dopo ci tocca ricominciare daccapo. Ancora una volta.

Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – Questa settimana – L’Espresso – 30 ottobre 2014

mercoledì 29 ottobre 2014

Pensieri: Saluto...

Felice giornata a tutti!

Miro al vero bene e gioisco di me stessa!....

Cultura Inquieta

I metalli di scarso valore si trovano a fior di terra; quelli preziosi si nascondono nelle profondità del sottosuolo, ma daranno una soddisfazione più piena a coloro che riusciranno ad estrarli. Le cose di cui si diletta il volgo danno un piacere effimero e a fior di pelle; e qualunque gioia viene dall’esterno è inconsistente. Questa di cui parlo e a cui tento di condurti è una gioia duratura, che nasce e si espande dal di dentro. […] Disprezza e calpesta codesti beni che vengon dal di fuori, che ti sono promessi da questo o che speri da quello; mira al vero bene e gioisci di te stesso. 

Seneca - Lettere a Lucillo

Carla Cassinelli Bianco - Foto di Cultura Inquieta

Golosità per la ricorrenza dei Santi....

Insalata di Polpo alla Marinara
 Per 6 persone

Un polpo di circa 1 kg e 800, 400 gr di patate, un ciuffo di prezzemolo, 1 bicchiere di aceto bianco, 100 gr di olive nere al forno, 30 gr di capperi sott’aceto, 1 limone, olio, sale e pepe.
Pulite il polpo, togliendo le interiora contenute nella sacca, l’occhio, il becco che si trova alla base dei tentacoli. Lavatelo bene sotto l’acqua corrente. Mettetelo a bollire in 2,5 lt di acqua in una casseruola, aggiungendo anche il bicchiere di aceto. Fatelo bollire per circa 45 minuti, toccando con una forchetta la carne per assicurarsi che sia morbido. Spegnere il fuoco. Fare intiepidire il liquido e prelevare con delicatezza il polpo, che spellerete con molta delicatezza, facendo attenzione a non staccare i tentacoli. Riducetelo a tocchetti e mettetelo in una zuppiera. Unite le olive nere, i capperi scolati, il prezzemolo tritato, mescolate bene e condite con una salsina formata da 6 cucchiai d’olio, succo di limone, sale e pepe. Nel frattempo avrete bollito e spellate le patate. Riducetele a tocchetti. Condite con olio, sale e aceto e unitele nella zuppiera del polpo, mescolandole delicatamente con gli altri ingredienti.

Vitello Tonnato
 Per 6 persone

Un girello di vitello di gr 800, tonno sott’olio o al naturale, gr 160, 2 uova, 5 filetti di acciuga sott’olio, 1 cucchiaio di capperi, cetriolini per decorare, 1 carota, 1 cipolla, 2 coste di sedano, 2 foglie di alloro, 2 limoni, 2 bicchieri di vino bianco, olio, sale e pepe.

Legate la carne con refe da cucina, in modo che mantenga la sua forma. In un tegame mettete la carota, la cipolla, il sedano, puliti e tagliati a pezzi, unite la carne, un filetto di acciuga, le foglie di alloro, il vino bianco, e tanta acqua fredda che basti a coprire la carne. Unire anche il succo di ½ limone. Salate e fate cuocere a fuoco basso per circa un’ora, togliete dal fuoco e fate raffreddare la carne nel tegame. Mettete 2 tuorli in una terrina e incorporate poco alla volta, sempre mescolando, 2 dl di olio e il succo di 1 limone. Dovrà risultare una maionese abbastanza solida. Passate al mixer il tonno, 4 filetti di acciuga e qualche cappero. Incorporatelo alla maionese, mescolate bene e se necessario aggiustate di sale. Affettate finemente il vitello, disponete le fette su un piatto da portata, copritele con la salsa preparata. Decorate il piatto distribuendo sulla superficie fettine di limone, capperi e cetriolini affettati. Tenete la preparazione in frigorifero coperto, sino al momento di servire.

Buns

Caratteristici pasticcini nella cui sommità è disegnata una croce (tradizionali anglosassoni per la festa dei santi).

500 gr di farina, 1 panetto di lievito di birra, un pizzico di sale, 50 gr di burro, 60 gr di zucchero semolato, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 100 gr di uvetta, la scorza grattugiata di un arancio o limone , non trattati, 200 ml di latte tiepido, 100 ml di acqua tiepida, 1 uovo battuto.
Per la glassa: 2 cucchiai di zucchero semolato, 2 cucchiai di latte.
Per le croci: 2 cucchiai di farina.
Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida con 3 cucchiai di farina. Lasciar riposare per 15 minuti in una capiente terrina, aggiungere il sale alla farina e il burro a pezzettini. Lavorare con le punta delle dita. Aggiungere il lievito, lo zucchero, le spezie, l’uvetta e la scorza dell’agrume.
Lavorare l’impasto con energia per almeno 10 minuti, fino a quando risulterà elastico e non incollerà alle dita. Fare lievitare per due ore coprendo la terrina con un canovaccio. Foderare con carta da forno la teglia del forno: Ricavare dall’impasto delle palline di circa 60 gr e adagiare le palline sulla teglia ben distanziate fra di loro. Lasciare lievitare ancora per 1 ora (coprire con un canovaccio). Nel mentre riscaldare il forno a 190°. Spennellare i buns con una miscela  composta da 2 cucchiai di zucchero con 2 cucchiai di latte.
Per le croci: Fare una pastella con poca acqua e farina. Con un sac à poche e il composto preparato disegnare una croce su ciascun buns.
Infornare per 20 minuti. Si mangiano caldi, con burro e marmellata. 

Lo Sapevate Che: Sindrome di Rett - Tutto con gli occhi...


Le chiamano le bambine dagli occhi grandi.
Sono le piccole pazienti che soffrono della sindrome di Rett, un grave disturbo dello sviluppo neurologico che in pochi anni rende incapaci di muoversi e di comunicare, se non con lo sguardo. E’ una patologia ancora poco conosciuta, che in Italia rappresenta la seconda causa di disabilità tra le bambine e per la quale oggi non esiste ancora una cura. Per aiutare le pazienti e le loro famiglie, fino al 5 ottobre sarà attiva una raccolta fondi organizzata dall’associazione Airett Onlus: inviando un sms solidale al 45509 si potrà finanziare lo sviluppo di una nuova promettente terapia farmacologica, che mira a correggere i meccanismi biologici che causano la patologia.

Simone Valesini – Il Venerdì di Repubblica -  2 ottobre 2014 -

Lo Sapevate Che: Quando la politica è una disgrazia....

Rifletto sul nome di questa rubrica, da quando l’ho ereditata da Giorgio Bocca. Antitaliano non significa “opposto all’Italia” e non significa nemmeno raccontare ciò che in Italia non funziona, ciò che appunto è anti italiano. Ma piuttosto è un modo, il mio, di raccontare quel che accade qui e soprattutto altrove, per comprendere come ciò che non sembra italiano invece ci riguarda, finisce per toccarci e per condizionare le nostre vite. Raccontare cose lontane che possano innescare una riflessione. Che possano far capire quanto nel mondo no vi siano società a compartimenti stagni, come tutto sia realmente in comunicazione. Mi interessa ragionare su un evento macroscopico  accaduto altrove, che può svelare qualcosa di familiare per noi ma che talvolta non riusciamo a percepire nella sua immediatezza. I programmi politici sono il risultato, sempre, di compromessi. E il compromesso principale riguarda il calcolo degli interessi elettorali. Poco importa quali siano le opinioni personali del leader del partito o della coalizione, tutto deve rispondere a una logica di costi e benefici. I costi spesso ricadono sulla società e i benefici vanno al partito che ha saputo meglio degli altri intercettare i condizionamenti del momento. Una Buona Osservazione potrebbe essere questa: se un partito o una coalizione subisce dei condizionamenti, ci sarà sicuramente una base di riferimento, ci saranno degli elettori che dettano la linea. Vero, ma quanta parte di responsabilità ha la politica nel non proporre un cambio di rotta quando lo ritiene necessario, giusto e perfino in continuità con la propria storia? Il 22 settembre una donna di 32 anni, Elizangela Barbosa, al quinto mese di gravidanza, muore a Niteròi in Brasile in seguito a un aborto clandestino. Aveva tre figli. Poche settimane prima Jandira  Magdalena Dos Santos viene ritrovata morta a Rio de Janeiro in una macchina. Il corpo bruciato e mutilato. Deceduta in seguito in un aborto clandestino e aveva due figli. Solo qualche giorno dopo, il 5 ottobre, si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile e nessuno dei tre candidati ha mostrato alcuna apertura su un tema tanto sensibile come la legalizzazione dell’aborto. In Brasile l’aborto è consentito solo se la gravidanza è conseguenza di uno stupro o se la madre rischia, portandola avanti, la propria vita. N tutti gli altri casi si ricorre all’aborto clandestino, pratica cui pare si sottoponga una donna su cinque sotto i quarant’anni. Ogni anno il numero di aborti clandestini può variare tra i seicentomila e gli ottocentomila e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni due giorni una donna muore per essersi sottoposta ad aborto illegale. Che Contraddizione incredibile vive il Brasile! Secondo la stampa locale, nel corso di qualche anno, gli evangelici sono passati dal 15 al 22 per cento della popolazione, un elettorato da tenere in conto. E gli evangelici sono i più strenui oppositori della legalizzazione dell’aborto.  A ciò si aggiunge che, secondo un’indagine dell’istituto Ibope, il 79 per cento dei brasiliani, a prescindere dalla fede religiosa, è contrario alla legalizzazione dell’aborto. Quindi, senza attendere alcuna statistica ufficiale, potremmo dire che anche chi si sottopone ad aborto clandestino è stato, o ancora è, ufficialmente contrario alla legalizzazione dell’aborto. In un contesto tanto complesso, compito della politica è essere faro, forzare la mano anche a costo di perdere voti. Essere guida. Il calcolo elettorale di fronte a un dramma di queste dimensioni è disumano. Il 26 ottobre ci sarà il ballottaggio che deciderà il prossimo presidente del Brasile. Dilma Rousseff e Aécio Neves si contenderanno i voti dell’evangelica Marina Silva, quindi è assolutamente scontato che di legalizzazione dell’aborto non si farà parola, anzi, si eviterà qualunque dibattito possa compromettere il risultato delle elezioni. Intanto altre Elizangela e Jandira Magdalena moriranno perché decideranno di sottoporsi ad aborto clandestino, perché magari in famiglia non esistono le condizioni economiche per portare avanti l’ennesima gravidanza. Quando la politica non è progresso, è disgrazia.
Roberto Saviano – L’antitaliano – L’Espresso – 30 ottobre 2014 

martedì 28 ottobre 2014

Pensieri: Saluto.....

Un cordiale saluto a tutti!

Nostalgico silenzio… Ti attraversa come una lama tagliente, ti stravolge con una forza distruttiva che implode nonostante tu abbia disinnescato ogni insidia.
Nostalgico silenzio… Ti attraversa come il profumo di incenso e stende sui tuoi occhi chiusi leggere carezze, ti avvolge sincero e t’implora di riempirtene l’anima.
Ti annienta e ti rinforza, prima muto abisso poi urla, ti fa a pezzi e poi riattacca uno ad uno i tuoi resti.
Silenzi condivisi, esperienze mistiche.

© Giuseppe Franco Arguto 
https://www.facebook.com/solechesorge

Giuseppe Franco Arguto 

La nostra alleata: La Polenta....

Gnocchi di Polenta e Funghi
 Per 4 persone

300 gr di farina di mais, 1 dl di latte, ½ lt di acqua, 150 gr di fontina, 2 dl di panna, 100 gr di parmigiano grattugiato, un pizzico di noce moscata, burro, sale, pepe.


In una pentola mettete il latte e l’acqua. Portate quasi a ebollizione e versatevi la farina di mais a filo. Fate cuocere per 40 minuti, sempre rimestando con un cucchiaio di legno. Rovesciate la polenta su un piano da lavoro, livellandola a uno spessore di circa 2 cm. Lasciatela raffreddare. Con uno stampo rotondo, ritagliatela a dischi di 3 cm di diametro. In una pirofila imburrata sistemateci gli gnocchi di polenta e irrorateli con 30 gr di burro fuso, spolverizzandoli con il parmigiano grattugiato. 
Affettate finemente la fontina. Sbattete in una ciotola la panna con sale, pepe e noce moscata. 
Coprite con le fettine la preparazione di gnocchi e irrorateli con la preparazione di panna. Mettete la pirofila in forno preriscaldato a 190° per 15 minuti e sotto il grill caldissimo per 2 minuti. Servite subito. Una delizia!...

Polenta alla Tirolese
Per 4 persone

200 gr. di pancetta affumicata, gr.150 di salame, gr.70 di burro, gr.500 di farina di grano saraceno, lt.1,750 di acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, 200 gr. di salsiccia, 6 cucchiai di parmigiano grattugiato.

Mettete a soffriggere dolcemente in gr.20 di burro, la pancetta affumicata e il salame a pezzettini. Preparate la polenta, come il solito, con le due farine. A metà cottura unite il soffritto preparato. Prima di togliere la polenta dal fuoco incorporatevi 2 cucchiai di parmigiano grattugiato. Imburrate una pirofila, fate un primo strato di polenta, poi disponetegli sopra la salsiccia spellata e tagliata a tocchetti, cospargete con 2 cucchiai di parmigiano grattugiato e poi la polenta rimasta. Aggiungete il rimanente burro e mettete in forno per 30 minuti e servite caldo.

Polenta e Verza 
Per 4 persone

500 gr. di farina gialla, 1 lt. e 750 gr. d’acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, ½ bicchiere di latte, una verza media, una cipolla due spicchi d’aglio, 70 gr. di emmentahl, ½ bicchiere di vino bianco, 3 cucchiai di olio, 50 gr. di burro, sale e pepe.

Preparate la polenta normalmente, ma aggiungendo ½ bicchiere di latte per ottenerla meno densa. Soffriggete cipolla e spicchi d’aglio in 2 cucchiai d’olio, aggiungete la verza tagliata a striscioline, irroratela con il vino che lascerete evaporare. Insaporite con sale e pepe e lasciate cuocere coperta per circa 30 minuti. Incorporate la verza alla polenta, rimestando con un cucchiaio di legno, spolverizzate di emmentahl grattugiato e servite.

Lo Sapevate che: Nuova sindrome povertà....

Lo status sociale ed economico fa la differenza in salute. Longevità, vita sana, occorrenza di malattie: tutto può essere ricondotto allo status. A incidere sulla salute non è tano e solo lo status socioeconomico declinante, ma la forbice che si allarga, e che scava fossati sempre più profondi fra chi è soddisfatto delle proprie condizioni sociali e chi no. Fra chi è “capace” di darsi regole di vita sana e chi non se lo può permettere e indulge ad alcol, fumo e cattiva alimentazione. Fra chi si muove e chi no. Fra chi sa come usare in modo razionale i servizi sanitari e chi li subisce, o proprio non li conosce. Fra chi, infine, può scegliere dove vivere e chi invece sospinto dalla mancanza di risorse in quartieri malsani, trafficati, quando non asfissiati da discariche e poli industriali. E’, questa, quasi una nuova sindrome, battezzata dall’epidemiologo Sir Michael Marmot, “status sindrome”. E la differenza sociale nei nostri paesi può dare uno scarto di vita da 4 anni in Italia fino a 7 anni in altre nazioni europee come l’Inghilterra, la Francia e la Germania. Che diventa ancora più accentuata se si paragonano fra loro Paesi diversi, come quelli occidentali e quelli dell’est europeo, dove lo scarto di speranza di vita alla nascita  può toccare addirittura i sedici anni.

Luca Carra e Cristina Da Rold – L’Espresso – 30 Ottobre 2014

Lo Sapevate Che: Quando atteggiarsi a ribelli è solo un comodo per non pagare le tasse...

Gentile Serra, sono reduce da un breve soggiorno in Sardegna, dove ho affittato un appartamento al costo di 425 euro la settimana. Bello, nulla da dire. Ho osato chiedere alla gentile proprietaria se potevo farle un assegno, se aveva necessità di registrare i nostri nomi di ospiti, se potevo avere una ricevuta. Mi sono sentito rispondere “nessuna registrazione, accetto solo contanti e niente ricevuta; nessuno qui dà la ricevuta”. Ho fato due conti e così a braccio, siccome i prezzi in piena estate sono anche più alti, sono arrivato a capire che la signora si mette in tasca in tre mesi e mezzo tra i 15 e i 20 mila euro al nero. Moltiplichi questa pratica e queste cifre per tutte le case che vengono affittate e poi mi dica in cosa consiste il Pil della Sardegna, se in tutta la regione si fa così. Ma il bello viene dopo: da una serie di sms di saluto finali vengo a sapere che la signora non è potuta venire a dirci arrivederci di persona in quanto impegnata in una riunione politica. “Sono consigliere comunale, fin quando esisteva il Pdl sono stata dirigente provinciale del partito. Seguo da anni Mauro Pili, abbiamo costituito un movimento indipendentista che si chiama Unidos e seguiamo tutti i problemi della Sardegna, ormai solo sfruttata dal governo nazionale”. Le confesso che mi ha sfiorato l’idea di mandarla una visitina della GdF e non è detto che non lo faccia.
Gabriele Lunati
Caro Lunati, l’evasione fiscale, non solo n Sardegna, è una delle cause della nostra rovina pubblica e, al tempo stesso, della sopravvivenza privata di molte persone. Sono milioni gli italiani disposti a spiegare che “se non evado, non ce la faccio”, chiamando i causa le aliquote (effettivamente molto esose) di tasse e tributi. Impossibile dire quanti di loro siano effettivamente alle “corde”, e dunque invogliati a evadere da effettiva necessità, e quanti siano soltanto vocati ai loro porci comodi, e indifferenti alle sorti collettive. Sta di fato che se sull’Italia vale l’aere e spiritosa definizione “un Paese povere abilitato dà ricchi”, questo dipende  al cento per cento dalla mostruosa dimensione dell’economia in nero, secondo le statistiche, per quanto approssimative, pari e più del doppio che negli altri Paesi d’Europa. E dunque lei ha buon gioco a dire che il Pil “vero” è enormemente più elevato di quello ufficiale. Non si spiegherebbe altrimenti, del resto, lo scarto evidente tra i numeri della crisi (che sono spaventosi) e la relativa “normalità” della vita quotidiana: gran parte di quella “normalità” è pagata da quel genere particolare di refurtiva che è l’evasione fiscale. Quanto alla Sardegna, la signora in questione farebbe bene a chiedersi se sia davvero “il governo nazionale” ad avere spremuto come un limone l’isola, o se siano gruppi economici e ristrette cerchie di speculatori (non solo “del continente”, anche sardi) ad avere svenduto il territorio agi interessi privati, assai raramente conformi all’interesse collettivo. Certo è più facile e più comodo prendersela “con il governo di Roma”: non pagando le tasse ci si può sentire eroici ribelli autonomisti essendo solo cattivi cittadini. In questo la signora è tipicamente italiana, altro che “sarda”. Infine: come avrà notato ho tolto dalla sua lettera riferimenti troppo specifici. (..). Lei è libero di denunciare l’accaduto come privato cittadino. Io come privato cittadino, non ne sono mai stato capace. Forse ho sbagliato.

Michele Serra – Il Venerdì di Repubblica – 24 ottobre 2014 -

lunedì 27 ottobre 2014

Pensieri: Saluto...

Buongiorno a tutti!

La Libertà di ognuno sia sempre la libertà per se stesso...

Giuseppe Franco Arguto 

Deliziose "Minestre"....

Minestra con Castagne, Latte e Riso
 Per 4 persone

120 gr di riso originario, 500 gr di castagne, 1,2 lt di latte fresco intero, burro, sale.

Incidete la buccia delle castagne con un coltellino affilato e arrivate fino alla pellicina, mettetele a bagno in acqua fredda per un’ora. Scottatele in acqua bollente salata per 5 minuti. Sgocciolatele, sbucciatele, eliminate la pellicina, mettetele in una casseruola con il latte freddo e fatele lessare. Prelevatene un mestolo dopo 15 minuti di cottura, frullatele con poco latte caldo e rimettetele nella casseruola. Unite il riso e fate cuocere ancora almeno per 20 minuti, mescolando spesso, in modo da ottenere una minestra densa. A fine cottura salate, amalgamate il burro e servite.


Minestra con Pesce, Bianca 
Per 4 persone

100 gr di tubettini rigati, 400 gr di coda di rospo, 2 calamari, 1 kg di cozze, 1 carota, 1 cipolla, 2 foglie di alloro, prezzemolo, timo, vino bianco secco, olio, sale, pepe nero.

Tritate finemente la carota e la cipolla, mondate. Tagliate a pezzetti la coda di rospo e svuotate le sacche dei calamari, tagliatele ad anelli, quindi private i tentacoli del becco centrale e degli occhi.  In una casseruola con 2 cucchiai d’olio, fate appassire il trito di carota e cipolla, poi unite la coda di rospo e i calamari. Pepate, regolate di sale, aggiungete 2 dl di vino bianco. Fate riprendere l’ebollizione, unite l’alloro, il timo e un litro di acqua calda. Coprite la casseruola con un coperchio, cuocete a fuoco dolce per 30 minuti. Pulite e lavate accuratamente le cozze, mettetele in un tegame con uno spruzzo di vino, fatele aprire a fuoco vivo, filtrate con un canovaccio il liquido di cottura e aggiungetelo alla minestra. Regolate di sale, portate ad ebollizione e aggiungete la pasta, portandola a cottura, aggiungete quindi il prezzemolo tritato, una macinata di pepe e le cozze, metà sgusciate e metà col guscio. Mescolate bene, servite la minestra calda.

Minestra Maritata
Per 4 persone

Mezza verza piccola, gr.200 di broccoletti, ½ cespo di lattuga, ½ cespo di cicoria, 50 gr. di cotenna di maiale, 50 gr. di pancetta, 300 gr. di costine di maiale, 150 gr. di salsiccia fresca, 1 lt. di acqua,1 cipolla, un mazzetto di aromi ( prezzemolo, timo, alloro ), 1 spicchio d’aglio, ½ peperoncino rosso, 70 gr. di caciocavallo, 12 fette di pane casereccio, sale.
Pulite e lavate la verza, le insalate e i broccoletti, tagliate tutto a pezzi grandi.
Tagliate a pezzetti la cotenna e la pancetta e mettetele
con la cipolla intera, l’aglio, gli aromi e le costine in una padella con 2 lt. di acqua e un pizzico di sale. Portate a ebollizione e cuocete a fuoco basso per 2 ore.
Disossate le costine non appena saranno cotte e tagliatele a pezzi. Filtrate il brodo, rimettetevi le carni, aggiungete la salsiccia spellata e tagliata a pezzi e riportate a bollore.
Cuocete al dente le verdure in un’altra pentola, strizzatele ed aggiungetevi il brodo con le carni. Tagliate a tocchetti il caciocavallo, spezzettate il peperoncino e uniteli al resto. Fate cuocere 10 minuti, quindi servite la minestra, calda, accompagnata da fette di pane abbrustolite. Deliziosa!

Lo Sapevate Che: E Silvio scambiò Luxuria per Putin....

Recentemente Vladimir Luxuria è stata a cena ad Arcore. Quando il cuoco di Villa San Martino l’ha saputo è andato nel panico, poveraccio, perché per moltissimi anni Berlusconi gli aveva raccontato la storia che i comunisti mangiavano i bambini…”E’ stato un incontro veramente piacevole” ha raccontato l’ex Parlamentare di Rifondazione. “Silvio mi ha persino letto una poesia di madre Teresa di Calcutta” Evidentemente, deve aver completato il lungo percorso spirituale che era partito da suor Nicole Minetti. “Io gli ho parlato di diritti civili, delle unioni gay, delle adozioni da parte di coppie omosessuali, e lui mi ascoltava, prendeva appunti, era davvero molto attento” ha dichiarato Luxuria. Pare, infatti, che Berlusconi abbia distolto l’attenzione soltanto una volta, per bisbigliare all’orecchio di Francesca Pascale: “Stasera Vladimir fa discorsi così strani ed è truccato talmente tanto che francamente non lo riconosco più. Non so cosa gli sia successo, ma non è il solito Putin”.

Dario Vergassola – Il Venerdì di Repubblica – 24 ottobre 2014 –

Lo Sapevate che: Perchè la banda del paese che suona Il trovatore commuove Muti

Capita ancora in certi angoli di Puglia d’imbattersi in una banda di paese che intona un’aria dal Trovatore o dalla Traviata. Non ho mai capito perché queste esecuzioni di onesti dilettanti riescano a commuovere quasi come le versioni sublimi di Riccardo Muti. Finché non ho letto La musica è pericolosa di Nicola Piovani. Non si tratta di una spiegazione immediata, bisogna leggere tutto il libro, che è impresa piacevole e facile anche per chi di musica conosca poco. A differenza di molti suoi colleghi, Piovani nella via non parla quasi mai di musica, E’ troppo curioso. E’ più facile conoscere il suo pensiero sulle delle stringhe, il teatro di Eduardo, le divisioni nel Pd o il ruolo di Gervinho nella Roma, piuttosto che sull’attività cui ha dedicato la vita da quando, a tre anni, qualcuno gli mise fra le mani una fisarmonica. Anche in questo libro si comincia a parlare di musica e si finisce molto altrove. E’ il talento dell’autore, l’arte della variazione. Il musicista Piovani è straordinario, almeno per me, nel prendere un tema semplice, in genere popolare, e nel portarlo di variazione in variazione verso territori nuovi, elevandolo a raffinatezze e complessità del tutto originali. Sarebbe un po’ come partire in un discorso dal testo di Papaveri e papere per approdare alla dialettica hegeliana. Tutta la musica di Piovani è un viaggio dal noto all’ignoto. Il contrario della colonna sonora quotidiana che ormai ci circonda. Come compositore, si è andato a cercare forme espressive ovunque, nella musica sinfonica come nella colonna sonora cinematografica, nel jazz e nella tradizione popolare, nella musica greca e nel rock, nella canzone e nel melodramma. Nella vita si è andato a cercare l’intelligenza ovunque si trovasse, nell’amicizia con alcune fra le menti artistiche più brillanti del nostro Paese, da Federico Fellini a Elsa Morante, da Vincenzo Cerami e Roberto Benigni a Carlo Cecchi, da Fabrizio De Andrè a Paolo Conte ed Angelo Arpa, padre gesuita. Il risultato finale di tanto contaminare, come si diceva un tempo, è qualcosa di inconfondibilmente italiano, ben radicato nella nostra storia. Quando suona Piovani, quando canta Paolo Conte, quando parla Benigni, ci si sente ancora parte di una patria culturale. E’ lo stesso sentimento che si prova nello scoprire lo splendore delle nostre piccole città, la  bellezza strappata a terreni e tempi infami, protetta col sacrificio di generazioni dalle offese della natura e degli uomini. Lo stupore commosso di fronte a una banda di dopolavoristi che, in un angolo di Salento, attacca il Trovatore.

Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 24 – ottobre – 2014 -

domenica 26 ottobre 2014

Carrellata di Antpasti golosi!...

Patè con Salvia e Noci
 Per 4 persone

200 gr di polpa di vitello, 50 gr di fegatini di pollo, 60 di burro, Brandy, foglie di salvia, 8 gherigli di noci, 1 confezione di gelatina istantanea, 1 pane francese baguette, burro, sale, pepe.

Tagliate a pezzi la carne e rosolatela in un tegame con 20 gr di burro e una foglia di salvia. Bagnatelo con un goccio di brandy, fate evaporare a fuoco allegro, salate, pepate e aggiungete un mestolino di acqua calda. Cuocete per 20 minuti, unite i fegatini, puliti dal fiele, ben lavati e tagliati a pezzetti. Proseguite la cottura per 10 minuti. Fate raffreddare, passate al mixer con 50 gr di burro e 4 gherigli di noci e aggiustate di sale. Preparate la gelatina seguendo le istruzioni riportate sulla confezione. Fatela raffreddare fino a che raggiungerà una buona consistenza. Sistemate il patè in un contenitore che si porterà in tavola, decoratelo in superficie con le foglie di salvia e i gherigli di noci, versatevi sopra un centimetro e mezzo di gelatina e mettetelo in frigorifero per 4 ore. Prima di servire tostate la baguette a fettine sotto il grill del forno, su cui ogni commensale stenderà il paté. Deliziosi.....

Insalata di Arance
 Per 4 persone

4 arance, 2 cipollotti, 16 olive nere al forno, un cespo di insalata riccia, 1 limone, olio, sale e pepe.

Pelate al vivo le arance con un coltello affilato, eliminando accuratamente anche la pellicina bianca. Affettatele. Pulite, lavate, asciugate e spezzettate l’insalata riccia con le mani. Lavate e affettate finemente i cipollotti. Preparate una salsina in una ciotola spremendo il limone, un pizzico di sale, pepe nero , girare bene e aggiungere 5 cucchiai d’olio. Mettere tutti gli ingredienti preparati in un piatto fondo da portata, aggiungervi le olive e condire con la salsina preparata. 

Broccolo romanesco con Panna cotta
 Per 4 persone

400 gr di broccolo romanesco (cavolo), 2 dl di panna fresca, 1,5 dl di latte intero, 200 gr di gorgonzola, 1 tuorlo d’uovo, un mazzetto di timo fresco, 30 gr di parmigiano grattugiato, 12 gr di gelatina in fogli, 50 gr di nocciole, tostate e tritate, sale, pepe.Stampini imburrati.

Pulire il cavolo, lavarlo e ridurlo a cimette. Farle cuocere a vapore per circa 8 minuti. Farle raffreddare e frullarle, tenendone da parte 4 per decorare. Fare ammorbidire la gelatina in acqua fredda, strizzarla e farla sciogliere in una casseruolina con metà panna. Poi unite la restante, fate intiepidire. Incorporate il purè ottenuto del cavolo. Il parmigiano grattugiato e metà del timo tritato. Regolare di sale, pepare.  Versare negli stampini e fare rassodare in frigorifero per almeno 4 ore.
Frullare il formaggio gorgonzola, senza la crosta, con il latte e il tuorlo. Pepare e fare addensare la preparazione in una casseruolina a fuoco dolce. Lasciare intiepidire, mescolandola di tanto in tanto affinché non si creino dei grumi. Sformare le panne cotte e guarnirle con la salsa preparata. Mettere come guarnizione anche le cimette di cavolo tenute da parte, la granella di nocciole e il timo tritato rimasto.

p.s. Per la cottura a vapore: versare in una pentola 2 dita d’acqua. Che a piacere potrete profumare con aromi, pepe. Sistemare le cimette di cavolo lavate nel cestello per la cottura a vapore (si trovano nei supermercati, negozi casalinghi, mercati).Farli bollire per 8 minuti, controllando con i rebbi di una forchetta che non siano troppo morbidi).

Lo Sapevate Che: Diploma, Laurea, e poi solo tre euro l'ora!....

Ho 27 anni e sono tornata alla ia terra da brava napoletana. Ero e sono da brava napoletana. Ero e sono per molti un cavallo vincente, laureata in tempo, a breve con una seconda laurea, sono indipendente dall’età di 18 anni, sono chef diplomata  a una titolata scuola, ho fatto esperienze professionali in tutti i campi. Faccio al momento un lavoro degradante, sei giorni su sette, 10 ore al giorno per solo tre euro l’ora, contratto falso, dimissioni anticipate firmate senza data, quattordicesima firmata ma non percepita, 15 minuti di pausa totali, turni di lavoro counicati a mezzanotte. Il tempo per la tua famiglia, per la cultura, per una cena con amici, per gestire i tuoi impegni non valgono nulla, importa solo che domani farai ancora gelati su gelati senza parlar troppo, altrimenti a lavorare non torni più. Con i colleghi nessuna ribellione al “padrone”, ostilità e competizione tra sottoproletari, pochezza d’animo perché nella tua vita dormi, lavori e mangi solamente, non conosci più sentimenti come la gentilezza e la collaborazione. In questo quadro molto cupo io sono l’”inetta a vivere” o ancora quel “cavallo vincente”? a schizofrenia tra quando hai un grembiule e servi alri per tutto il tempo, non sei nulla, mastichi letame e le tue letture sono elemento di scherno. Io mi sento dentro come un vuoto, che si mangia pari di me, lentamente. Non stanno rubando solo il nostro presente e la nostra giovinezza. Saremo “sommersi” o “salvati”?
Speranza A.
Ricevo molte di queste lettere. E in questo periodo, in cui tanto si discute dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, mi chiedo: chi si prende cura di quanti lavorano in queste condizioni? Ma la domanda che più mi assilla: le persone che lavorano in queste condizioni, a chi possono rivolgere? C’è in Italia un Ente preposto al controllo di contratti falsi o irregolari a cui i dipendenti possono rivolgersi nella forma dell’anonimato per non subire, oltre alla vessazione dei tempi di lavoro, anche la perdita dei tre euro all’ora che necessitano, naturalmente non per vivere, ma per poter dire a se stessi che stanno lavorando? In Italia meridionale ci sono immigrati che lavorano in condizioni disumane, 12 o 15 ore al giorno per una paga giornaliera di 20 euro, naturalmente senza contributi, né previdenza né quant’altro è previsto per un dipendente anche a tempo determinato. E dopo che servizi giornalistici e televisivi denunciano queste situazioni cosa succede?C’è qualche Ente preposto al controllo di queste condizioni di lavoro? C’è qualche Agenzia delle Entrate che si chiede perché da quel lavoro non arrivano le tasse? Non sono rari i casi di costruzioni abusive, spesso condonate da provvedimenti che periodicamente intervengono per fare un po’ di cassa. Ma quando no costruisce una casa o un capannone senza permessi, non se ne accorge nessuno? Eppure case e capannoni non sono strutture invisibili. Ci sono studenti fuori sede che pagano affitti in nero a proprietari che non intendono pagare le tasse. A chi si possono rivolgere per denunciare la situazione senza perdere il diritto all’abitazione?(…). I parlamentari che dopo 18 sedute, al momento in cui scrivo, non sono in grado di eleggere due giudici della Corte Costituzionale stanno davvero facendo il loro lavoro peraltro ben pagato? Perché, se tutto questo è normale, e sono solo pochi esempi, che futuro diamo a “Speranza A” che mi scrive,  - e di cui tralascio nome, cognome e indirizzo mail, per non farle perdere i tre euro all’ora di cui ha bisogno, di nuovo, non per vivere, ma per sentirsi una che lavora – per farmi sapere che laurearsi in Italia è inutile? Bel messaggio per tutti gli studenti che frequentano l’università , che a questo punto si sentono demotivati, Ma purtroppo è così. L’università  oggi è sempre più un parcheggio per potersi dare per qualche anno un’identità, salvo poi perderla l’indomani della laurea. Il potere legislativo e quello esecutivo sanno far qualcosa, oltre dare visibilità politica e personale a se stessi?

umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 25 ottobre 2014 - 

Lo Sapevate Che: Io e mio marito non andiamo più avanti. Ci toccherà intaccare il Trf del bambino...

E’ un momento così, ma passerà. Chi se ne intende dice sopra di noi. I nostri vicini quando ci ringraziano per lo zucchero dicono sempre: muchas Grecias. Il commercialista ha aperto un centro beauty dove la manicure rende le unghie più aguzze. Dice che sta aumentando la concorrenza, dove riuscirà a vederla in Italia per fortuna è solo un problema suo. Io padre è più tranquillo perché…già, perché? Il sabato e la domenica si lavora tutti per le sostituzioni, il resto della settimana si programma il futuro. Mio marito lavora anche nel campo del turismo, con la sua armatura da antico romano è bellissimo. Il piccolo piange sempre perché vuole andare al mare in Germania, dice che qui fa troppo caldo. Dice che io sembro Marlene Dietrich, e come pronuncia bene il nome! Secondo me farà carriera.

www.massimobucchi.com – Il Venerdì di Repubblica – 24 ottobre 2014 -

sabato 25 ottobre 2014

Speciale: Torte....salate!

 Torta Rustica di Pistacchi e Formaggio
 Per 8 persone

500 gr di farina, 400 gr di polpa di zucca, 2 uova, 100 gr di pistacchi sgusciati, una bustina di lievito di birra liofilizzato, 50 gr di zucchero di canna, latte, cannella in polvere, noce moscata, 8 foglie di alloro, olio, sale.

Tagliare la polpa di zucca a fettine e cuocerla a vapore per 15 minuti. Schiacciare la polpa con i rebbi di una forchetta sin ad ottenerne una purea. Versare a fontana 450 gr di farina in una grande terrina e unirvi nel centro 1 dl di latte tiepido in cui avrete stemperato il lievito con lo zucchero e un pizzico di sale. Lavorare un po’ con la farina e incorporare la purea di zucca, e lavorare ancora. Incorporare un cucchiaino di cannella, una grattugiata di noce moscata e 70 gr di pistacchi tritati, 1 uovo intero e una chiara, 3 cucchiai d’olio, ancora un pizzico di sale. Lavorare a lungo la pasta con forza, impastare almeno per 10 minuti. Formare una palla, inciderla in superficie con il segno di una croce e lasciare lievitare in luogo tiepido, coperta con un canovaccio per un’ora. Lavorare di nuovo la pasta e sistemarla in uno stampo rettangolare abbondantemente unto di olio, posando le foglie di alloro sulle pareti dello stampo. Coprire lo stampo e lasciar lievitare ancora per mezz’ora, in luogo tiepido. Mettere in forno preriscaldato a 200° per 30 minuti. Poi spennellare la superficie della torta con il tuorlo dell’uovo battuto con 2 cucchiai di latte e spolverizzare con i pistacchi rimasti. Continuare la cottura per 30 minuti.  Sfornare e lasciare intiepidire. Sformare sul piatto di portata. Servire con salumi e formaggi.

 Torta di Formaggio Umbra
 Per 6 persone

100 gr di formaggio pecorino fresco, 100 gr. di formaggio grana grattugiato, 3 uova, due tuorli, 20 gr. di burro, sale.

Per la pasta: 400 gr. di farina, 10 gr. di lievito di birra, 4 cucchiai di olio, 1/5 di acqua, un pizzico di sale.

Setacciare 250 gr di farina e disporla a fontana. Mettere al centro il lievito sciolto con 4 cucchiai di acqua tiepida, incorporate un poco di farina, aggiungere l’olio, il sale e poco alla volta l’acqua. Impastare lavorando bene fino ad ottenere un impasto liscio.
In una terrina battere i tuorli e le uova con una forchetta, aggiungere il formaggio pecorino a dadini, il formaggio grana e un po’ di sale. Disporre la farina rimasta a fontana in una ciotola, mettere al centro l’impasto preparato, il composto di uova e i formaggi, lavorate bene fino ad ottenere un impasto morbido ed omogeneo. Coprirlo con un canovaccio e farlo lievitare in luogo tiepido, per circa un’ora.
Lavorare ancora un po’ l’impasto, metterlo in uno stampo alto imburrato ( dovrà occupare poco più della metà dello stampo) e farlo lievitare dinuovo, finchè non avrà raggiunto il bordo ( 40 minuti circa). Porre lo stampo in forno preriscaldato, a 180° e far cuocere per 50 minuti circa, finchè si staccherà dal bordo. Servirla calda o tiepida, accompagnata a piacere con uova sode, capocollo, salame, prosciutto crudo.

 Torta Brioche Rustica
 Per 6 persone

200 gr di farina, 20 gr di lievito, 2 uova, 100 gr di burro, parmigiano grattugiato, pecorino grattugiato, 1 piccola scamorza fresca, 50 gr di mortadella, 50 gr di prosciutto cotto, latte, zucchero, sale. Burro e farina per la teglia.

Fare ammorbidire il burro a temperatura ambiente. Ridurre a piccoli dadini i salumi e la scamorza. Mettere in una ciotola 50 gr di latte tiepido e fare sciogliere il lievito. In una terrina mettere la farina a fontana, mettere nell’incavo le uova leggermente battute, un pizzico di zucchero, un pizzico di sale e lavorare amalgamando bene gli ingredienti, unire il burro e il latte con il lievito. Impastare bene lavorando con forza il composto. Aggiungere 30 gr di parmigiano e 30 gr di pecorino grattugiati, i dadini dei salumi e della scamorza. Amalgamare bene il tutto all’impasto. Imburrare e infarinare una pirofila rettangolare tipo da plumcake e mettere la pasta livellandola. Coprire l’impasto con un panno e lasciarlo lievitare in luogo tiepido per 2 ore. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti. Sfornarlo, lasciare raffreddare, sformarlo e tagliarlo a fette accompagnandolo con salumi e formaggi. 

Lo Sapevate Che: Se soffre la madre in gravidanza il Dna sel figlio ne risente...

Il nostro Dna è influenzato dagli eventi esterni e, a quanto pare, ancora prima della nostra nascita, i geni possono infatti essere disattivati, o resi più attivi, da molecole chiamate grppi metile. E la metilazione del Dna dipende anche dalle esperienze vissute dalla madre durante la gravidanza. Lo conferma una ricerca, pubblicata il mese scorso sulla rivista online PlosOne dal farmacologo Moshe Szyf, della canadese McGill University. Lo studio è partito nel 1998, quando il Quebec fu colpito da una tempesta artica che distrusse la rete elettrica, lasciando milioni di persone al buio e al freddo per settimane. Passata l’emergenza, Szyf e colleghi contattarono 140 donne incinte valutando il disagio che avevano sofferto. Otto anni dopo presero campioni di Dna dei “figli della tempesta”, e, infine, ripeterono l’esame quando i ragazzi erano tredicenni. E’ risultato che in 35 ragazzi, quelli le cui madri avevano sofferto di più. Il Dna nei linfociti T presentava un profilo simile di metilazione, con l’alterazione del funzionamento di 957 geni connessi a metabolismo e sistema immunitario. E questo secondo i ricercatori potrebbero esporre i ragazzi a disturbi come asma, diabete e obesità.

(al.sa.)- Il Venerdì di Repubblica – 24 Ottobre 2014 -

Lo Sapevate Che: Se il Jobs Act diventa un pasticcio.....

La delega al governo per la riscrittura della normativa sul lavoro, il famoso Jobs Act, è stata approvata al Senato ed è in discussione alla Camera. Una caratteristica da tutti  riconosciuta è la sua vaghezza: le linee guida che il Parlamento ha dato una notevole ampiezza di manovra. Il premier sembra deciso e continua ad affermare che sì, l’articolo 18 riguarda poche migliaia di persone, ma gli investitori stranieri sono cocciuti e sembrano dargli una grande importanza perché genera incertezza. Si potrebbe però aggiungere che la stessa incertezza la patiscono gli imprenditori italiani e forse i casi non sono moltissimi proprio perché c’è riluttanza ad andare in tribunale. Tuttavia, la discussione sul solo articolo 18 rischia di essere fuorviante. La sua riforma è importante ma non è l’unica barriera ad un mercato del lavoro efficiente. Quindi, poiché le scelte del governo incideranno negli anni a venire sia sulla famosa “percezione” che si ha dell’Italia, sia sulla realtà dei fatti, cerchiamo di capire quali sono i punti essenziali della riforma. Il Contratto A Tutele crescenti. Pare che siano tutti d’accordo sul principio, salvo che alcuni spingono per arrivare a una forma di contratto unico che, in cambio di un po’ di flessibilità, spazzi via le 12 (e non 50, come ha fatto notare il giurista Pietro Ichino) forme di accordo oggi in vigore. La legge delega contiene in effetti il pericoloso principio di rendere più svantaggioso il contratto di lavoro fosse inteso come nel codice civile, un accordo tra due parti con pochi tra due parti con pochi principi inderogabili e che poi viene declinato negli accordi collettivi , aziendali e individuali, potrebbe anche andar bene. Se invece si vuole riproporre uno Statuto del Lavoratori light per di più caricando di oneri contributivi i datori di lavoro, allora vuol dire che non si è capito niente. Il problema non è togliere libertà di scelta alle parti contrattuali su come regolare i loro rapporti, ma diminuire i costi di transazione dovuti alla molteplicità di regole attraverso un codice semplificativo: al legislatore non dovrebbe interessare “favorire” il tempo indeterminato su quello determinato. Il Demansionamento. La legge delega lo prevede nel caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale. E’ bene che tali parametri di riferimento siano i più allargati possibile. Infatti, la possibilità di cambiare mansione ad un lavoratore, anche in peggio, è essenziale. Prima di tutto è un’alternativa al licenziamento: se qualcuno non è più all’altezza della qualifica che ha, ma può ancora essere utile all’impresa, meglio dargli la possibilità di essere ricollocato al suo interno piuttosto che essere mandato via. Inoltre, la mancanza di flessibilità verticale fa si che si formi un tappo di persone demotivate, non aggiornate, poco attive se non proprio pigre che impediscono la promozione di altre, magari giovani e donne, più qualificate attive ed entusiaste. Una situazione a perdere per tutti. Infine il famoso articolo 18. La riforma Fornero pare abbia già contribuito a diminuire il contenzioso, anche se l’indennità media riconosciuta ai lavoratori sembra essere alta. Perciò un eventuale intervento deve essere chiaro e semplificatore. Togliere l’art.18 per i neo-assunti per i primi 3 anni, ad esempio, non ha molto senso: si verrebbe a creare un ulteriore elemento di discriminazione. Allo stesso modo, nonostante gli Sms tra Sergio Chiamparino e il premier, lasciare margini di incertezza sulla licenziabilità  per motivi disciplinari porterebbe a nuovo contenzioso e darebbe quella “percezione” di irresolutezza che invece si vorrebbe evitare. Poi il Jobs Act contiene molte altre cose, alcune pericolose per le casse statali, nonostante gli intendimenti di evitare maggiori oneri per la finanza pubblica, altre di buon senso. Tuttavia è su questi tre snodi fondamentali che si parrà la nobilitate del governo: soluzioni pasticciate o di rinvio sarebbero l’esatto contratto del #cambiareverso che è stato promesso al paese.

adenicola@adamsmith.it – twitter@aledenicola 

venerdì 24 ottobre 2014

Pensieri: Saluto...

 Buongiorno a tutti!

 E' Importante leggere e far leggere questo messaggio dell'UNICEF!

Carla Cassinelli Bianco - foto di UNICEF Italia

Speciale: Pesce accomodato!...


Zuppa di Vongole
Per 4 persone

1,5Kg di vongole, 2 cipolle bionde, 2 pomodori, 1 spicchio d’aglio, prezzemolo, alloro, 50 gr di prosciutto cotto, 50 gr di salsiccia secca piccante, paprica dolce, farina, vino bianco, aceto bianco, olio, sale e pepe.

Mettete le vongole in una ciotola, copritele con acqua fredda, unite 2 cucchiai di sale grosso e fate spurgare per 2 ore. Sbucciate le cipolle e fatele a fettine, pelate lo spicchio d’aglio e tritatelo. Scaldate in una padella 4 cucchiai d’olio, unite cipolle, aglio, un pizzico di prezzemolo e una foglia di alloro, fate soffriggere per 4 minuti, eliminate il prezzemolo e l’alloro, fate raffreddare. In un profondo e largo tegame, versatevi metà del soffritto, disponetevi sopra metà delle vongole nel guscio sciacquate sotto l'acqua corrente e scolate. Aggiungete metà del prosciutto cotto a strisce e metà della salsiccia secca a fettine. Pelate i pomodori, riduceteli a dadini e aggiungetene metà sopra il composto. Insaporite il tutto con un cucchiaio di paprika dolce e una macinata di pepe, ripetete gli strati, dal soffritto sino ai pomodori, finendo gli ingredienti. Sbattete in una ciotola ½ cucchiaio di farina con 3 cucchiai di vino bianco secco e ½ cucchiaio di aceto bianco, versate la pastella nella pentola, chiudete col coperchio e cuocete a fuoco basso per 15 minuti. Portando il tegame in tavola, apritelo e profumate con un cucchiaio di prezzemolo tritato. Servite.

Moscardini e Topinambur, trifolati

Per 4 persone

1 kg di moscardini, 800 gr di topinambur, 150 gr di verdure miste per soffritto tritate,
1 spicchio d’aglio, 80 gr di olive taggiasche, 1 dl di vino bianco secco, un ciuffo di prezzemolo, olio, sale, pepe.

Privare i moscardini delle cartilagini interne e degli occhi. Lavarli e lessarli per 10 minuti , scolarli bene e tenere da parte l’acqua di cottura. Pelare i topinambur, lavarli e tagliarli a tocchetti. In un tegame con 3 cucchiai d’olio far rosolare l’aglio, schiacciarlo con i rebbi di una forchetta ed eliminarlo. Unire le verdure tritate  miste e aggiungere i moscardini tagliati a pezzetti e i topinambur. Insaporire il tutto con sale e pepe. Bagnare con il vino e 1 dl di acqua di cottura dei moscardini tenuta da parte. Continuare la cottura a fuoco moderato per 25 minuti. Aggiungere le olive nere e il prezzemolo pulito e tritato. Mescolare con delicatezza e togliere dl fuoco. Una delizia!