Etichette

sabato 31 maggio 2014

Pensieri: Saluto...

 Buona fine settimana a tutti!



Domenichino, Adamo ed Eva; 1625


Carla Cassinelli bianco -Se i quadri parlassero napoletano - 

Pensieri: Saluto....

 Buona giornata a tutti!

 Che paesaggio rilassante e dolce....

Maria Liuzzo - J'aime l'art et la nature - Flora (Josiane Cuppens)

Lo Sapevate Che: Abbiamo una squadra nell'Onu ma non lo sappiamo....


Ai vertici delle grandi agenzie internazionali siedono  dei giovani italiani che ce l’hanno fatta, anche se non hanno un paese alle spalle. Al contrario degli altri….

New York. Sono l’avanguardia di un piccolo esercito che l’Italia ignora, mentre dovrebbe esserne fiera. “In fondo” dice Furio de Tommasi “qui si trova un laboratorio della globalizzazione 2.0. Dall’istruzione al governo delle risorse naturali del pianeta, dalla promozione dei diritti delle donne alle gravi siccità che affliggono vaste zone del mondo, spesso qui s’incrociano i problemi e il know how tecnico, si un mondo un po’ più vivibile”.
Quel “qui”, è prima di tutto New York, Palazzo di Vetro. Poi tante altre sedi delle Nazioni Unite, da Ginevra a Hanoi o Bogotà, avamposti di agenzie specializzate. Sui fronti caldi delle emergenze planetarie. Quasi nessuno in Italia lo sa, ma diverse agenzie Onu che si occupano di povertà, guerre, guerre civili, lotta alle epidemie, istruzione nei Paesi poveri, hanno delle funzionarie e dei funzionari italiani ai loro vertici. Ne incontro nove qui a New York, a pochi metri dal Palazzo di Vetro. Le loro storie hanno questo elemento in comune: si sono fatti strada quasi sempre da soli, in un sistema meritocratico dove alla fine le loro capacità contano.
Purtroppo l’Italia non sa valorizzare queste risorse. Tutto il contrario di quel che fanno Germania, Francia: loro hanno delle sezioni speciali dei ministeri degli Esteri che fungono da “uffici di collocamento e promozione” per piazzare i loro connazionali nelle caselle di potere dei grandi organismi internazionali. E’ una storia importante per noi anche perché non si limita alle Nazioni Unite, ha analogie e parallelismi alla Commissione europea e in altri centri di regia della governance globale.
Bruno Moro cominciò quasi trent’anni fa dirigendo gli aiuti di emergenza per la siccità in Kenya, ha coordinato la protezione civile per gli uragani nei Caraibi, poi programmi di lotta alla povertà in Columbia. Silvia Bonacito è consulente del segretario generale Ban Ki-Moon su sanità e sicurezza alimentare. Francesca Jannotti Pecci lavora per la protezione dei bambini nei conflitti dell’Africa sub sahariana. Ugo Solinas ha guidato gli aiuti per Haiti. De Tommasi ha aiutato il Burundi a fare il suo primo censimento demografico. Marco Bianchini è un esperto di operazioni peace-keeping. Alessandro Caselli, Carlotta Truncati, Joe Colombano: ognuno ha storie importanti dietro di sé, ciascuna meriterebbe di essere esplorata. Ma li riunisco per parlare di un problema comune. Che cosa significa essere italiani dentro l’Onu? Che cosa li distingue? Come si muovono gli altri sistemi-paese per farsi valere dentro i grandi organismi sovranazionali? “La nazionalità conta” dice Moro “soprattutto per arrivare in alto, nei posti di maggiore responsabilità. Ci sono sistemi di quote, talvolta legati allo sforzo di finanziamento di ciascun Paese, altre volte proporzionali alla dimensione, o allo status di membri permanenti del Consiglio di sicurezza. Più di tutto però conta il fatto che dietro alle proprie spalle ci sia una nazione che crede davvero ad alcune sfide, che ha dei progetti per il mantenimento della pace, lo sviluppo economico, l’ambente, l’alfabetizzazione, la prevenzione delle malattie, e questi progetti sa perseguirli con costanza e determinazione”.
Si scopre che noi italiani, forse convinti di avere inventato per primi la “raccomandazione”, le cordate e gli appoggi per le assunzioni e promozioni, in realtà siamo dei dilettanti in questo campo. “I tedeschi” dice de Tomassi “hanno un intero palazzo a Berlino, un ufficio enorme, che si occupa solo delle carriere dei loro funzionari internazionali. Li convocano annualmente a Berlino per pianificare strategicamente le loro prossime promozioni, spostamenti, nomine. Inglesi, francesi, nazioni di stazza simile alla nostra, hanno anche loro una grande attenzione. Soprattutto hanno continuità: non importa chi ci sia al governo, non importa il nome del ministro o il suo partito politico, l’alternanza non cambia l’attenzione verso i propri funzionari negli organismi internazionali”.
Questo può forse sembrare un cruccio da privilegiati. Con i problemi della disoccupazione giovanile italiana, con la crisi economica, le risorse che mancano, le arretratezze del Paese, perché dovremmo preoccuparci di favorire le carriere di questi tecnocrati all’estero. Beati loro, che ce l’hanno fatta, in confronto a tanti giovani di talento che in Italia non hanno un posto. Ma ragionare così è un errore. Non si tratta di scambiare l’Onu o il Fondo monetario o la Banca mondiale per degli uffici di collocamento riservati a Vip. Sono centri importanti per decidere anche il nostro futuro. Sono le cabine di regia dove si affrontano le sfide della globalizzazione. Sono anche delle “stanze di compensazione” dove si negozia tra interessi nazionali, e ciascun Paese lotta per far valore le proprie esigenze. Sono anche, certo, delle occasioni di lavoro e di esperienza importanti, di cui non dobbiamo privare quei giovani italiani che hanno capacità e competenze da spendere qui.
“Il nostro background culturale è apprezzato” dice Carlotta Trincati “ e l’italianità è davvero un valore. Spesso in queste sedi internazionali noi siamo apprezzati perché più flessibili, abbiamo capacità di ascolto, non siamo arroganti”. La Trincati riconosce che il suo posto lo deve all’Italia, è una di quei giovani che sono al Palazzo di Vetro grazie a programmi finanziati da Roma. Anche lei però è impressionata dalla forza di altri collettivi nazionali: “La Germania usa i suoi funzionari come una squadra, li consulta e li riunisce, è sempre pronta con un candidato per il posto che si libera. Lo stesso fa il Dipartimento di Stato Usa, che nel suo sito Internet, aggiorna costantemente la mappa degli incarichi vacanti”. La Pecci conferma che gli ambasciatori tedeschi possono essere dei grandi maestri nell’arte della raccomandazione.
Alessandro Caselli aggiunge che gli americani “hanno una forza di networking formidabile, quella degli ex-allievi delle loro grandi università come Harvard  Columbia”. Noi parleremmo di cordate, ma networking suona più nobile e moderno. Spesso l’inferiorità degli italiani ci dà una marcia in più, paradossalmente, è una molla psicologica che scatena l’agonismo, l’ansia di rivalsa: “Se non ho dietro un sistema-paese” dice Colombani “mi sento ancora più motivato a farmi valore io, a dimostrare quel che so fare”. A lungo andare, però, trascurare queste risorse umane è un danno per l’Italia. “Avere un ruolo incisivo qui all’Onu” dice Moro “significa trasferire dentro un concerto mondiale di nazioni i propri valori, i propri modelli, proiettare una visione verso i Paesi in via di sviluppo che spesso attendono risposte da noi”. Lo stesso vale al Fondo monetario o alla Banca mondiale di Washington.
Questo incontro me lo ha organizzato proprio l’ambasciatore italiano all’Onu, Sebastiano Cardi, coinvolto che il nostro Paese abbia un ritardo da superare. Cardi è un diplomatico che sa darsi da fare, è arrivato qui da poco e già l’Italia si è distinta per iniziative importanti contro il femminilismo e le violenze sessuali nei conflitti, per la riduzione degli arsenali di distruzione di massa, per la salvaguardia degli oceani. E la scarsa visibilità dei nostri all’Onu non è solo colpa dei governi, dei ministri che si alternano troppo spesso e ricominciano da zero. “Qual è” si chiede de Tommasi “la visione di lungo termine che l’Italia ha del suo contributo alle decisioni internazionali? Per pungolare i governi ci vuole un interesse dell’Italia intera, serve un dibattito nazionale attento. Troppo spesso l’Italia s’imbozzola nel suo provincialismo, a ogni elezione si guarda l’ombelico, e lascia ad altre nazioni la qualità preziosa della continuità.
Federico Rampini – Venerdì di Repubblica – 23 maggio 2014


Lo Sapevate Che: La "Neutralità" della rete finirà per legge?...



L’accesso a internet è uguale per tutti. Ma norme ora in discussione potrebbero autorizzare privilegi

La rete è in allarme. Europa, Stati Uniti e Brasile stanno facendo leggi che potrebbero intaccare la sua “neutralità”. Finora la caratteristica del web è stata appunto quella di essere “neutrale”: gli operatori telefonici, che ci danno l’accesso a internet, trattano tutti i servizi allo stesso modo. Non capita, per esempio, che accelerino a proprio piacimento la posta fornita a un’azienda loro partner e rallentino invece il servizio di film online offerto da un concorrente. Se lo facessero probabilmente andrebbero incontro a rivolte degli utenti e a sanzioni delle istituzioni antitrust. Ma non esistono norme certe e la gestione della rete si è basata, finora, sull’autoregolamentazione. Adesso, però, in molti pensano questo non sia più sufficiente e vogliono mettere le regole nero su bianco.
E’ una grande battaglia perché in gioco ci sono forti interessi. Da una parte, gli operatori telefonici americani ed europei che vorrebbero avere mano più libera sulle proprie reti e poter fare accordi con fornitori di servizi per farli viaggiare su una corsia preferenziale. Dall’altra, ci sono associazioni per i diritti dei consumatori e attivisti per la neutralità della rete che, al contrario, vogliono regole precise a sua tutela. Il risultato di questo scontro è il caos. E si sta andando verso una situazione in cui le diverse aree del mondo avranno diversi modi di gestire il funzionamento di internet. Il Brasile, per esempio, meno di un mese fa ha redatto la prima “Costituzione” di internet (il Marco Civil), una carta di diritti per gli utenti che, tra le altre cose, vieta agli operatori di fare discriminazioni sul traffico.
In Europa, una legge appena passata in Parlamento (e che a giugno andrà in Consiglio) consente accordi tra operatori e fornitori di servizi, ma mette così tanti paletti che probabilmente di accordi non se ne faranno. Francia e Regno Unito premono però perché in sede di Consiglio quei paletti vengano alleggeriti.
Infine gli Stati Uniti: stanno per varare regole sulla neutralità della rete che, secondo gli attivisti per la neutralità della rete, daranno invece carta bianca (o quasi) ad accordi tra operatori e fornitori di servizi. “Senza neutralità della rete, i futuri servizi di internet dovranno passare da accordi con operatori per potersi imporre sul mercato. Sarebbe la fine dell’innovazione libera e dal basso” dice Juan Carlos de Martin, docente del Politecnico di Torino. Secondo altri, però, questi accorgimenti permetteranno la nascita di servizi innovativi (che hanno bisogno di corsie preferenziali) e daranno nuove fonti di ricavo agli operatori, che potranno investirli per potenziare le reti a banda larga. La pensano così Andrea Rangone (Politecnico di Milano) e Francesco Vatalaro (Roma Tor Vergata). “ La questione è tanto importante” dice Antonio Preto, commissario dell’Autorità garante delle comunicazioni, “che non può essere trattata a livello di singoli Stati. Andrebbe affrontata in sede globale”.
Alessandro Longo – Venerdì di Repubblica – 24 maggio 2014 -

Speciali Primi Piatti Unici!...


Crepes Messicane, Tortillas di mais, ricetta messicana
 
 persone

200 gr di farina di mais, 200 gr di farina di frumento, 2 cucchiai di burro, 1 cucchiaio di olio, ½ cucchiaino di sale, 2 dl di acqua calda.

Lavorare la pasta, aggiungendo alla farina, burro, olio e sale, l’acqua poco a poco. 
La palla di pasta ottenuta avvolgetela nella pellicola. Lasciate riposare in luogo fresco per mezz’ora. 
Dividete la pasta in palline di circa 5 centimetri di diametro e metterle una alla volta tra due fogli di carta oleata e con un mattarello, premendo dal centro verso l’esterno, formare dei dischi di circa 15-18 cm. 
 Disporre le tortillas, divise nelle carte una sopra l’altra, avvolte in un canovaccio, in frigorifero, sino al momento del loro utilizzo.
Si possono utilizzare al posto del pane e in questo caso vengono cotte due minuti per parte o su una piastra o in una padella.
Oppure vengono utilizzate per racchiudere svariate preparazioni che si cuociono in forno o si friggono in padella. (per esempio farcirle con insalate, verdure a tocchetti stufate o a vapore, carne del tipo che preferite a fettine sottili, formaggi vari e salse a piacere. Facili da eseguire e deliziose da mangiare!


Gigli fiorentini, Sedano Verde e Pollo


Per 4 persone

400 gr di pasta gigli fiorentini, ½ petto di pollo, 250 gr di polpa di pomodoro a dadini, una costa di sedano verde, 2 carote novelle, 1 scalogno, 1 foglia d’alloro, 2 foglie di salvia, 50 gr di parmigiano, olio, sale e pepe.

Pulire le verdure e lavarle. 
Tritare una carota e tagliarle l’altra a julienne. 
Tritare anche il sedano e lo scalogno. 
Lavare e asciugare il petto di pollo. Ridurlo a listerelle. 
In un tegame con 2 cucchiai d’olio, far rosolare le listerelle di pollo, salare e pepare. Prelevarle con un mestolo forato e tenerle da parte. Nello stesso tegame aggiungere i gusti e tutte le verdure, i cubetti di pomodoro, salare, pepare e fare cuocere per 10 minuti. Unire anche le listerelle di pollo e fare insaporire ancora per 5 minuti. 
Nel mentre in una casseruola con abbondante acqua in ebollizione, salare e fare cuocere la pasta al dente. Scolarla e versarla nel tegame con il condimento preparato. Mescolare velocemente, servire subito accompagnando con il parmigiano grattugiato.



Pantacce ai peperoncini Verdi (stagionali!)

Per 4 persone

450 gr di pantacce, 500 gr di peperoncini verdi dolci, 250 gr di gamberetti surgelati, 2 scalogni, erba cipollina, olio, sale e pepe.

Lavate i peperoncini ed eliminate il gambo. Asciugateli bene, se desiderate togliere i semini, dovete tagliarli a metà, se no lasciateli interi. Friggeteli in una padella con abbondante olio, per 10 minuti. 
Scolateli e metteteli su carta da cucina ad assorbire l’olio in eccesso, salateli. 
In un ampio tegame, con 5 cucchiai d’olio rosolate gli scalogni puliti e affettati sottilmente. Unite i gamberetti surgelati e cuocete a fuoco vivo per 3 minuti. 
Nel frattempo in una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, fate cuocere la pasta al dente. Scolatela e versatela nel tegame. 
Aggiungete i peperoncini e spargete l’erba cipollina. 
Regolate di sale e pepate a piacere. Mescolate e fate saltare a fuoco vivo per qualche istante. Una delizia!

 


Passatelli fatti a mano, all'Orata


Per 6 persone

Per i passatelli: 6 uova, 150 gr di pane grattugiato, 150 gr di parmigiano reggiano, 150 gr di farina di grano tenero. 
Per la salsa: 1 spicchio d’aglio, 1 rametto di timo, 1 peperoncino, 200 gr di filetti di orata fresca, spinati e tagliati a pezzi, 300 gr di pomodori a dadini, 60 gr di guanciale a striscioline.

Con del pane avanzato, farlo tostare in forno a 180° finchè non risulta dorato, poi frantumarlo con un robot. Per averlo particolarmente fine passarlo da un setaccio. (i passatelli possono essere preparati anche con pangrattato già pronto, ma quello fatto in casa è più saporito). 
Per prepararli amalgamare tutti gli ingredienti sino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. 
Con l’apposito attrezzo oppure in mancanza, con una schiumarola a fori grandi, schiacciare i passatelli e sistemarli con cura su un vassoio spolverizzato con pane grattugiato e tenerli in frigorifero fino al momento di cuocerli. 
Scaldare l’olio in un tegame con i bordi non troppo alti e farvi rosolare aglio, peperoncino e timo in 3 cucchiai d’olio. Unire i filetti di orata  e i dadini di pomodoro. Salare, pepare e fare cuocere per qualche minuto. 
Fare lessare i passatelli in abbondante acqua salata in una casseruola e scolarli al dente, facendoli insaporire velocemente nel tegame con la salsa. 
Servire guarnendo i singoli piatti con le striscioline di guanciale fatte diventare croccanti in padella. 
Decorare con rametti di timo fresco. Una vera squisitezza della festa!