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venerdì 31 gennaio 2014

Pensieri: Saluto...


Fausto Maraldii - (tradizione solare)

E anche se il vento ci soffia contro, abbiamo sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa.

Stefano Benni

Buona serata e buon fine settimana a tutti amici!

Pensieri: Saluto..


Maurizio Lazzari - foto di Gladys Beatriz Rodriguez

Le mie Nonne, la mia Mamma...quanti ricordi...che bontà!!!!

Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: L'Amore E' Un Pericolo Da Correre In Due....


Scrive il teologo ortodosso Christos Yannaras: “Se esci dal tuo io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro a lui”

Nonostante la mia giovane età, non riesco più a sopportare il peso di un fardello che mi porto dentro da molto e che è riuscito oramai ad influenzare anche le mie relazioni interpersonali. Dopo anni di autoanalisi sono finalmente giunta alla sorprendente conclusione che preferisco allontanare chiunque mi si presenti, sia perché ho il terrore che egli “scompaia”, derubandomi di una parte o della totalità della mia persona, sia perché in fondo ho paura che io stessa, per mia natura, potrei “distruggerlo”, annullandolo a mia volta. Forse, più semplicemente, non faccio al mio prossimo ciò che non vorrei venisse fatto a me.
Inoltre, nonostante mi sia resa conto di non essere l’unica ad attuare questo processo, non riesco a trarne alcuna consolazione.
Perché lo si fa? E’ paura di amare o incapacità di amare per troppo amore di sé? Vorrei una risposta, che valga per me e anche per altri che ho conosciuto e sembrano mostrare i miei stessi sintomi, in modo da poter finalmente “riposare”. Se fossi pavida potrei sperare col tempo di essere adatta ad amare. Se fossi narcisista potrei giungere, sempre col tempo, a una serena rassegnazione riguardo la mia incapacità di amare, anche se è doloroso constatare la mancanza dell’unica cosa che non posso avere, cioè la capacità di provare vero amore.
Lettera firmata

La sua giovane età giustifica il fatto che la sua lettera sia piena di “io”. Un io difensivo che ha paura di farsi male innamorandosi, e un io, che si suppone offensivo e distruttivo, che ha paura di far male all’altro se lo fa innamorare.
Potremmo pensare a un io che ha ancora bisogno di costruire sé stesso, come diceva Freud, e che per questo si difende dall’amore che è violazione della propria integrità. Se le cose stanno così lasci tempo al tempo, e quando il suo io, dopo essersi costruito adeguatamente, finirà per annoiarsi di se stesso, si aprirà all’altro. Non per amare l’altro come solitamente si crede, ma per tenersi accanto chi le ha consentito di scoprire l’altra parte di sé, che il suo io non conosce e teme, ma di cui propriamente ci si innamora. Non ci innamoriamo difatti di chiunque, ma solo di chi intercetta l’altra parte di noi stessi e quindi ci svela.
Questa è anche l’essenza del pudore, che non è una faccenda di vesti o sottovesti, ma il rifiutarsi di mettersi a nudo con chi, del sottosuolo della nostra anima, non ci ha svelato nulla. Questo è il limite della libertà sessuale del nostro tempo che, nel mettere a nudo i corpi, non coinvolge l’anima, non destruttura l’io, non dischiude l’abisso di noi stessi, e così ci impedisce di conoscere quel che “in fondo” siamo, e che cosa da questo fondo possiamo generare, al di là dell’orizzonte ristretto del nostro io, che Freud ha opportunamente definito un “precipitato di difese”.
Ne è prova il fatto che dopo ogni storia d’amore, finisca bene o male, non siamo più quello che eravamo. Una generazione è avvenuta. Un io nuovo più capace di affrontare la vita di quello antico, prima che amore lo destrutturasse e facesse crollare le mura che lo difendevano dall’altra parte di se stesso, da cui solamente può scaturire nuova forza di vita. Per questo desideriamo l’amore e al contempo
lo temiamo. Lo desideriamo perché non ci stiamo più nei panni divenuti troppo stretti dell’io con cui finora siamo cresciuti, e al tempo stesso lo temiamo perché l’io teme di abbandonare gli ormeggi con cui ci siamo difesi dalla follia che ci abita e verso cui ci conduce amore.
In amore, infatti, l’io diventa passivo, e per questo parliamo di “passioni”, perché l’io patisce l’altro, senza che la sua razionalità possa opporre una qualche resistenza, in un momento magico, esaltante e anche minaccioso, in cui si viene a contatto, graie a chi ce ne facilita l’accesso, a quell’ignoto che noi stessi siamo e che, dal punto di vista dell’io, si chiama “follia”.
La follia d’amore che, a differenza della follia patologica, ha il pregio di essere breve. Perché nell’altra parte di noi stessi non possiamo dimorare se non per brevi attimi, giusto il tempo di dire: “Mi fai impazzire”, “con te perdo la testa”, e di fatto in quei momenti l’abbiamo già perduta.
Questo è l’amore: violazione dell’io, perché possa emergere la parte ignota di noi stessi, da cui un nuovo io possa rinascere, come ogni adolescente sperimenta con fascino, sorpresa, straniamento e anche dolore, in quella stagione della vita in cui il nostro io subisce lelimberti@repubblica.it più profonde trasformazioni.

Umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 25 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: L'Antitaliano...


Qualche Idea Per Far Ripartire Il Sud

Bisogna valorizzare le sue bellezze.
Fare in modo che i cittadini se ne innamorino. Dare informazioni sullo stato dei terreni e delle coltivazioni senza speculazioni. Insomma, adottarlo come Tommaso Cestrone adottò la Reggia di Carditello

Di storie belle da raccontare e da ascoltare il Sud ne ha tantissime. Sono storie che affondano le loro radici in un passato lontano, in un passato che talvolta non crediamo sia importante  preservare. Eppure, se ciascuno di noi come individuo, per non perdersi, deve sempre ricordare da dove viene, credo che la stessa regola di buon senso valga per la collettività. Ricordare da dove veniamo, cos’è stato prima di noi, come apparivano le terre che ora abitiamo, è fondamentale per comprendere che uomini siamo. Del resto, non si parla di organizzazioni criminali per infliggere il colpo di grazia alle regioni in cui esse sono più forti, al contrario, se ne parla perché comprendere le dinamiche vuol dire essere in grado di opporre resistenza, di fare argine. Vuol dire essere consapevoli che, molto banalmente, anche l’inazione può diventare complicità.

E Il Sud Di Storie Belle, di storie che vale la pena raccontare con onestà, senza citare a ogni passaggio cruciale le parole camorra e corruzione, bisogna esserne davvero innamorati, di questo Sud. Bisogna riconoscere, senza considerarle una diminutio, le differenze che esistono con altre parti del nostro Paese. Non bisogna essere accondiscendenti, ma solo consapevoli che stiamo raccontando storie di quella parte di Italia che oggi più che mai sembra essere la grande sconfitta. Un carrozzone da cui non sembra venire nulla di buono. Il luogo da cui partono gli scandali, da cui partono le spallate ai governi tanto fragili degli ultimi anni.
Ecco Perché Mi Piace pensare che il Sud possa ripartire solo se consapevole della propria identità. Che possa ripartire da ciò che di più prezioso ha, ovvero la sua infinita bellezza. Ecco perché mi piace pensare in maniera romantica a questo ministro – mi riferisco a Massimo Bray, ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo – forse il più importante per il Sud, che visita il parco della Reggia di Caserta in bicicletta per vedere, senza dare alcun preavviso, quale sia il suo stato. Mi piace pensare che la Reggia di Carditello sia parte di un piano di rilancio dei siti d’arte del Sud. Mi piace pensare che per ridare fiducia a chi l’ha persa, si riparta proprio dalla restituzione della bellezza. Ma la reggia di Carditello non è solo un luogo un tempo ameno da restituire al suo originario splendore. Carditello è molto di più: è un luogo carico di simboli.
Intanto non era solo un paradiso terreste per lo svago dei Borbone, che a vedere ora la sua ubicazione si è presi da un moto di rabbia quasi incontrollabile. Un paradiso terrestre lambito dal Volturno e dai Regi Lagni, corsi d’acqua ora compromessi. Un paradiso terrestre in una terra abbandonata. Carditello era tutt’altro. Tra il 1700 e il 1800 fu una fattoria modello, nota per le razze pregiate di equini e bovini che vi si allevavano. La provincia di Caserta, nota forse per un errore di trascrizione come Terra di lavoro, era ricca di siti analoghi: la sete di San Leucio, l’allevamento di fagiani a Caiazzo. Eccellenza che per secoli sono state il centro attorno a cui gravitava la vita sociale ed economica di moltissimi comuni.
Quello Che E’ Accaduto Dopo, è storia di distruzione, ma chi ama il Sud lo sconosce, sa che quando un luogo incustodito viene depredato non è sempre o soltanto per mano della camorra. Perché al Sud la camorra non è solo un’organizzazione criminale, ma è un modo di concepire la vita. Fottere per non essere fottuti. Fottere per primi. Solo la bellezza, la fierezza di appartenere a un territorio nobile per storia e dignitoso per il lavoro, possono costituire il vero riscatto per chi in questa logica si sente intrappolato e vorrebbe liberarsene.
Il Sud Può Ripartire Se verranno valorizzate le sue bellezze. Se verrà trattato senza semplificazioni. Se verrà raccontato per quello che è. Se i suoi cittadini se ne innamoreranno. Se le informazioni sullo stato dei suoi terreni e delle sue coltivazioni verranno date senza speculazioni. Il sud potrà ripartire solo se chi lo ama lo adotterà come Tommaso Cestrone aveva adottato e curato la Reggia di Carditello. Il Sud potrà ripartire solo se i suoi figli, me compreso, vorranno restituire il favore della vita con la gratitudine della cura.

Roberto Saviano – L’Espresso – 30 gennaio 2014

Delizia col Cioccolato!...


Torta Sacher

Per 6 persone

Per la pasta: gr 170 di burro, gr 300 di zucchero, una bustina di zucchero vanigliato, una presa di sale, 9 uova, gr 170 di cioccolato fondente, gr 150 di farina, un cucchiaio di lievito in polvere.

Per il ripieno e per la copertura: 200 gr di marmellata di mirtilli, una tazzina di acqua, 1 cucchiaio di zucchero, 2 cucchiai di Halchermes (o altro liquore a vostro piacere), gr 200 di cioccolato fondente, 3 cucchiai di marmellata di albicocche, 1 cucchiaio di acqua, 16 decori o di zucchero o di marzapane.

Grattugiate o tagliate a pezzetti il cioccolato fondente e fatelo sciogliere a bagnomaria con 2 cucchiai d’acqua poi, mescolatelo di tanto in tanto perché non si formino grumi, lasciatelo raffreddare a temperatura ambiente. Lavorate il burro a crema aggiungendo gradatamente lo zucchero, lo zucchero vanigliato, il sale e infine uno alla volta i tuorli. Amalgamatevi il cioccolato. Setacciate la farina con il lievito e unitela al composto.
Per ultimo incorporate gli albumi montati a neve fermissima.
Mettete l’impasto in uno stampo imburrato e foderato con carta oliata sul fondo e cuocete a forno preriscaldato a 180° per 45 minuti. Quando il dolce è freddo tagliatelo in tre strati. Riscaldate la tazzina d’acqua con lo zucchero, aggiungetevi l’Halchermes, quindi spruzzate questo composto sui due dischi superiori. Farcite il dolce con la marmellata di mirtilli.
Riscaldate la marmellata di albicocche con un cucchiaio d’acqua e spennellatela sulla superficie.
Sciogliete a bagnomaria il cioccolato fondente, spalmatelo su tutta la torta ricomposta e lasciatelo solidificare.
Guarnite a piacere con dolcetti di zucchero o marzapane.


Venerdì di Pesce!!...


Pesce Sampietro Brasato

Per 4 persone

1 pesce sampietro, pronto per la cottura, del peso di circa 1 kg, 1 costa di sedano, 1 carota, 1 spicchio d’aglio, ½ cipolla, un ciuffo di prezzemolo, ½ limone, un rametto di salvia, 200 gr di pomodori pelati, 2 cucchiai di brandy, 40 gr di burro, sale e pepe.

Pulite le verdure, lavatele e tritatele grossolanamente, tritate finemente anche il prezzemolo e lo spicchio d’aglio. In un tegame fate rosolare la salvia con il burro, adagiatevi il pesce e lasciatelo colorire da tutte le parti. Poi unite le verdure preparate in precedenza, spremete il ½ limone, insaporite con sale e pepe, irrorate col brandy e lasciate evaporare. Appena il liquido è evaporato, unite i pomodori pelati, schiacciati con una forchetta, mettete il coperchio e lasciate a cuocere per mezz’ora a fuoco dolce. Sistemate con delicatezza il pesce su un piatto di portata, copritelo con il fondo di cottura, spolverizzatelo con un poco di pepe appena macinato. Servitelo con patate alla maitre-d’hotel.



Cozze e Vongole alla Francese, ricetta Francese

Per 6 persone

1 kg di cozze, 1 kg di vongole, 1 carota, 1 porro, 4 spicchi d’aglio, ½ cipolla, un gambo di sedano, 2 pomodori maturi, un bicchiere di vino bianco, 100 gr di panna, 1 bustina di zafferano, olio, sale e pepe.

Affettate finemente metà aglio, il porro, la cipolla tagliata a dadini, tutte le verdure e mettetele a cuocere a fuoco medio per 10 minuti. Spazzolate e lasciate sotto l’acqua i molluschi, quindi fateli aprire in un tegame con pochissima acqua, ½ bicchiere di vino bianco,, il restante aglio e la metà del prezzemolo. Filtrate il sugo dei molluschi e unitelo alle verdure, con panna e vino, cuocete fino a quando saranno morbidissime. Versatevi lo zafferano sciolto prima in poco liquido. Versate le cozze e le vongole aperte,  eliminando quelle rimaste chiuse , lasciandole nel guscio, spruzzate con sale, pepe e prezzemolo. 


Polpetti alla Bianca

Per 4 persone

600 gr di polipetti già puliti, 1 spicchio d’aglio, 2 porri, 300 gr di polpa di pomodoro, peperoncino secco, prezzemolo tritato, olio, sale. Per la bianca: 300 gr di farina bianca di mais, sale.

Lavate 600 gr di polipetti già puliti, metteteli in una casseruola con 5 cucchiai d’olio, uno spicchio d’aglio tritato, 2 porri tagliati sottilmente e 300 gr di polpa di pomodoro tritata, spolverizzate con una presa di peperoncino, salate, mescolate, coprite e cuocete per 40 minuti, finchè il pesce sarà tenero. Unite quindi un cucchiaio di prezzemolo tritato e continuate a cuocere ancora per 5 minuti. In una casseruola con acqua salata in ebollizione, fate cuocere per 40 minuti, 300 gr di farina bianca, versandola a pioggia e sempre mescolando con un cucchiaio di legno. Servitela accompagnata dai moscardini caldi preparati.


Orate al Cartoccio

Per 4 persone

4 orate da 250 gr già pulite, 200 gr di gamberetti sgusciati, 200 gr d vongole veraci, 1 carota, 1 limone , un ciuffo di basilico, ½ bicchiere di vino bianco secco, olio, sale e pepe bianco.

Sciacquate a lungo le vongole sotto l’acqua corrente finchè non rilasceranno più nessuna traccia di sabbia. Meglio se avete tempo per tenerle a bagno nell’acqua leggermente salate, per 2 ore prima di cucinarle. Nel mentre sciacquate sotto l’acqua corrente i gamberetti e le orate. Raschiate la carota e tagliatela a filettini, lavate il limone, affettatelo e dividete ogni fetta a metà. Preparate 4 grandi pezzi di carta da forno e ungeteli internamente con olio. Distribuitevi sopra metà delle fettine di limone e di carota con qualche foglia di basilico. Adagiate le orate al centro dei cartocci, unitevi i gamberetti, le vongole, le fettine di limone e le carote rimaste, salate, pepate, profumate con foglie di basilico e spruzzate ogni cartoccio con il vino bianco. Sigillate i cartocci e appoggiateli sulla placca del forno. Cuoceteli in forno preriscaldato a 220° per 12 minuti circa. Servite, portando i cartocci in tavola e aprendoli davanti al commensale. 

giovedì 30 gennaio 2014

Pensieri: Saluto...


Fausto Maraldii - (tradizione solare)

Circondarsi di persone positive, che desiderano il tuo bene, è volersi bene

Salvatore Torchetti

Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto...


Cassinelli Bianco Carla - Foto di Mirella Canonica
Anche se giriamo il mondo in cerca di ciò che è bello, o lo portiamo già in noi, o non lo troveremo..... Guardiamoci dentro allora e, forse incontreremo la nostra bellezza!
Inizio modulo
M.

Buona giornata a tutti!


Lo Sapevate Che: Questa Settimana...


Strappando Strappando
Che Male Ti Fo?

Che cosa non convince della sfida Renzi? La fretta e certi toni. Che cosa sembra nascondersi dietro la fretta e i toni. E che cosa si sottovaluta? Certi pericoli che ora non si vedono, ma che Berlusconi non ci ha mai fatto mancare

La battuta più pungente?  “Sembra la bozza di Lorenzago”, copyright Giulio Tremonti, ricomparso in pubblico in gran forma. Insomma, Renzi come Calderoli, e la Grande riforma – ideata nel 2003 dai saggi berlusconiani in una baita del Cadore, cui seguì due anni dopo il famigerato Porcellum – come l’Italicum e le sue appendici istituzionali. Addirittura.
La formula più infelice? “Profonda sintonia”, parole con le quali Matteo ha suggellato l’incontro con Silvio scatenando antiche rivalse e incompatibilità.
E pensare che sarebbe successo se l’avesse tradotto in “pieno accordo”. Con il Caimano….La parola rottamata? “Inciucio”, e chi se ne ricorda più, specie dopo che pure l’indomito Stefano Fassina è andato al governo con Silvio Berlusconi. E la parola resuscitata? “Preferenze”. Ma non s’era detto – però era l’altro secolo – che evocavano mercato dei voti e clientele mafiose tanto da farci su un referendum?
E’ successo tutto in poche ore, in pochi giorni, è bastato che il leader Pd avanzasse le sue blindatissime proposte di riforma con questo spazzando via abitudini e linguaggi che sembravano impossibili a morire. Con  tale rapidità da lasciare sul capo, com’era inevitabile, proposte convincenti e fieri dubbi. Tecnici e politici.
Che Cosa, Per Esempio, proprio non convince? Un certo atteggiamento di Renzi, un tono di ganassa con il quale ignora obiezioni, dissensi, emendamenti, perché va bene cancellare riti antichi e riflessi condizionati pur di portare a casa il risultato, ma l’esercizio della democrazia è anche forma e stile e rispetto. Non convince nemmeno questo affanno del fare, come si dovesse votare domani, perché la fretta è cattiva consigliera quando si piccona una costruzione delicata come la Costituzione maturata in due anni di lavori e discussioni approfondite tra le meglio intelligenze politiche del dopoguerra. Poi più si corre, più alte si fanno le aspettative, e di conseguenza più cocenti le delusioni qualora non tutto dovesse andare nel verso giusto.
E che cosa invece persuade? Proprio ciò che è espresso male ( i toni da ganassa), nel senso della sostanza e non della forma, cioè i no a inutili e inconcludenti liturgie fatte di concessioni, limature, accordi a tutti i costi che finiscono per bloccare ogni cosa. E’ sempre stato così. Finora. Del resto, non sono almeno cinque anni che si parla di cambiare il porcellum, dieci che si impreca contro il bicameralismo perfetto, trenta che si invocano le riforme? E adesso che qualcosa finalmente si muove che facciamo, ricominciamo daccapo?
Ben Venga Dunque Il Primo strappo, e poi il secondo, e il terzo ma a certe condizioni: che sia chiaro il disegno finale e certo il risultato; che non si riveli un incomprensibile guazzabuglio all’italiana; che la nuova legge non rischi di essere nuovamente bocciata dalla Corte e che non provochi effetti indesiderati, come può succedere con certi antibiotici. E poi si strappi e si rompa pure ma non sottovalutando pericoli che ancora incombono.
Vantando per esempio un’antica frequentazione (giornalistica) con l’ex Cav., almeno dalla discesa in campo, non possiamo certo escludere che B. alla fine mandi tutto all’aria, come del resto ha fatto decine di volte, D’Alema docet, magari se dovesse accorgersi che la “profonda sintonia” premia più Renzi che  lui: che chieda qualcosa in cambio, magari ciò che Napolitano non ha potuto dargli (salvacondotti, divieto d’arresto per gli over 75 e simili): che alzi la posta facendo seguire a queste riforme anche quella dell’elezione diretta del premier grazie alla quale, com’è noto, ogni candidato premier pensa di vincere. Infine che si trasferisca in Parlamento ciò che Renzi ha evitato nel suo partito, e che proprio lì B. riservi le sue sorprese.
Per questo Renzi rischia, corre e non si ferma. Dunque auguri sinceri a lui, che fu capace di rottamare i vecchi del Pd, ma non ancora Silvio Berlusconi che quasi ottantenne presidia auspicate svolte generazionali – altrui – e passaggi dall’una all’altra Repubblica.
Twitter@bmanfellotto

Bruno Manfellotto – L’Espresso – 30 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: La Linea D'Ombra....


“Di fronte alla sfida dell’adultità, molti giovani fanno fatica a superare la paura di crescere, sperimentano con sofferenza tutta l’incertezza e la precarietà della loro condizione e dilazionano il superamento di quella “linea d’ombra” che separa la spensieratezza dell’adolescenza dalla condizione inedita dell’essere adulti.
Questa rubrica, scritta da una giovane per altri giovani, vuol offrire loro un piccolo strumento per la navigazione, una bussola che li aiuti ad orientarsi in un mare spesso burrascoso, ma meraviglioso da esplorare”

La linea d’ombra, la nebbia che io vedo a me davanti
per la prima volta nella vita mia mi trovo a saper quello che lascio
e a non saper immaginar quello che trovo.
Mi offrono un incarico di responsabilità
portare questa nave verso una rotta che nessuno sa
è la mia età a mezz’aria in questa condizione di stabilità precaria.
…Il pensiero della responsabilità si è fatto grosso
è come dover saltare al di là di un fosso
che mi divide dai tempi spensierati di un passato che è passato
saltare verso il tempo indefinito dell’essere adulto
di fronte a me la nebbia mi nasconde la risposta alla mia paura
cosa sarò? Dove mi condurrà la mia natura?
“Dove sarò domani? Chi sarò? Avrò il coraggio di prendere decisioni significative per la mia vita e di assumere la guida di quella nave che solo io posso condurre per mare?”. Domande ricorrenti, martellanti, comuni a tanti giovani che, nel passaggio cruciale verso l’adultità, sperimentano la paura di prendere il largo, l’ambivalenza di una condizione carica di incertezza e, al tempo stesso, di aspettative, il timore e insieme il desiderio di mettersi alla prova, di testare le proprie competenze esistenziali, di sentirsi unici artefici del proprio destino. Farsi carico di scelte impegnative e accettare la responsabilità di portarle avanti fino in fondo, a volte, può spaventare. Significa fare un salto nel vuoto, prendere coscienza della necessità di cambiamenti importanti, decidersi finalmente a varcare quella “linea d’ombra” che separa la spensieratezza dell’adolescenza dalla condizione inedita dell’essere adulti.
In una società in cui sembra ormai prevalere l’etica della superficialità e del disimpegno, quello della responsabilità appare come un valore esigente, controcorrente. E’ forte la tentazione di adeguarsi al clima generale, rifuggendo da scelte definitive o troppo impegnative, optando per un’esistenza a responsabilità limitata, fatta di compromessi, di decisioni revocabili, di continue dilazioni. Certo, per molti giovani, la precarietà di un’esistenza vissuta alla giornata, senza possibilità di fare progetti a lungo termine, è frutto di una scelta obbligata, amara conseguenza dell’assenza di certezze sul piano economico e professionale come su quello affettivo ed esistenziale. Si è così abituati a vivere in bilico sul filo di un presente incerto e provvisorio che la capacità di guardare al futuro, oltre l’orizzonte limitato del contingente, finisce con l’atrofizzarsi sempre più, soffocata dal disincanto, dalle frustrazioni, dalla logica del “così fan tutti”.
Ma spesso la difficoltà oggettiva di assumere impegni duraturi può diventare un alibi per rifuggire dalle proprie responsabilità, per dilazionare una scelta di vita che si avverte come irreversibile o troppo gravosa, per ritardare il passaggio verso l’adultità, rimanendo indefinitamente nel limbo di un’eterna adolescenza.
Farsi carico della responsabilità del proprio futuro, accettare di correre il rischio di mettersi in gioco può fare paura. Eppure è anche la manifestazione più alta della propria libertà, di un protagonismo e di una capacità di autodeterminazione che soli danno dignità all’esistenza umana, della tensione verso un essere di più che costituisce lo stimolo più forte e lasciarsi alle spalle ogni incertezza e a levare finalmente l’ancora per partire alla scoperta di “questa realtà difficile da interpretare, ma bella da esplorare”.

Arriva il giorno in cui bisogna prendere una decisione
e adesso è questo giorno di monsone
col vento che non ha una direzione
guardando il cielo un senso di oppressione
ma è la mia età dove si sa come si era e non si sa dove si va.
…Mi offrono un incarico di responsabilità
non so cos’è il coraggio se prendere e mollare tutto
se scegliere la fuga o affrontare questa realtà
difficile da interpretare ma bella da esplorare
provare a immaginare cosa sarò quando avrò attraversato il mare.
Mi offrono un incarico di responsabilità
domani andrò giù al porto e gli dirò che sono pronto a partire
getterò i bagagli in mare, studierò le carte e aspetterò di sapere
per dove si parte, quando si parte
e quando passerà il monsone dirò: “Levate l’ancora, dritta avanti tutta
questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione!”
(Jovanotti, La linea d’ombra, 1997)

Alessandra Mastrodonato – Bollettino Salesiano – Gennaio 2014

Delizie di Mirtillo...


Frittelle di Mirtilli

Per 4 persone

50 gr di farina, 1 bicchiere di latte non freddo, 2 uova, 2 cucchiai di zucchero, 1 confezione di confettura di mirtillo.

Preparate una pastella densa con 50 gr di farina e un bicchiere di latte non freddo. Sbattete le uova con 2 cucchiai di zucchero in una scodella e quando saranno spumose aggiungetele alla pastella. Amalgamate il tutto e lasciate riposare per ½ ora. Portate a bollore l’olio in una padella e friggetevi a cucchiaiate il composto in modo da ottenere delle frittelle larghe e dorate da entrambi le parti. Fate scolare le frittelle su carta da cucina, sistematele su un piatto da portata. Guarnitele con una cucchiaiata di confettura di mirtilli, su ognuna e servitele calde.
( potete usare anche altri tipi di confettura )


Speciale: Formaggio, Verdure e Proteine nelle Torte...


Tortilla con Piselli e Menta, ricetta Spagnola

Per 20 porzioni

250 gr di patate pelate e tagliate a cubetti di 1 cm, 2 cucchiai di olio, 1 piccola cipolla e 1 spicchio d’aglio finemente tritati, 400 gr di piselli (freschi o surgelati), 6 uova, 3 cucchiai di foglie di menta tritate, sale, pepe.

Bollire le patate in acqua leggermente salata per circa 15 minuti, scolarle e tenerle da parte. In una pirofila di media grandezza, mettendoci sotto uno spargifiamma, fare scaldare l’olio, unire la cipolla e cuocere per 5 minuti sempre mescolando, aggiungere l’aglio, le patate e continuare la cottura per 2 minuti, unire quindi i piselli e le uova sbattute. Aggiustare di sale e pepe, aggiungere la menta tritata. Abbassare la fiamma e cuocere per 10 minuti, fino a che il fondo della tortilla sia dorato. Mettere la tortilla in forno sotto il grill del forno a temperatura di 200° e fare gratinare qualche minuto. Togliere la tortilla dal forno e lasciarla raffreddare prima di servire.


Prassopitta, Torta ai Porri, ricetta Greca

Per 6 persone

150 gr di farina, 2 dl di latte, 4 uova, 1 cucchiaio di aneto tritato, 1 kg di porri, 200 gr di formaggio feta ( o simile ), olio, sale, pepe. Burro e farina per la pirofila.

Pulire i porri dalle foglie esterne più dure ed eliminare una parte del verde. Lavarli, asciugarli e ridurli a rondelle. Farli appassire dolcemente in un tegame con 4 cucchiai di olio caldo a calore moderato. Mescolare ogni tanto e cuocere per 15 minuti. Nel mentre in una terrina, sbattere le uova, unire la farina, il formaggio feta sbriciolata, il latte, l’aneto. Mescolare bene, salare e pepare q.b. Unire il tutto nel tegame dei porri, mescolare accuratamente per fare amalgamare con cura gli ingredienti. Ungere e infarinare una pirofila di circa 23 cm di diametro. Versarvi il composto e fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 30 minuti. Servirla calda o fredda.



Torta Salata-Dolce

Per 4 persone

Per la pasta: 200 gr di farina, 100 gr di zucchero, 100 gr di burro, 1 tuorlo.

Per il ripieno: 3 uova, 20 gr di zucchero, 120 gr di ricotta, 7° gr di Caciotta fresca, 7° gr di prosciutto crudo in una sola fetta, 1 piccola Mozzarella, 20 gr di Pecorino grattugiato, olio evo.

Disponete a fontana sulla spianatoia la farina mescolata con 100 grammi di zucchero, nel mezzo mettete un tuorlo d’uovo, un pizzico di sale e il burro a pezzetti. Lavorate fino a ottenere una pasta morbida e omogenea. Formate una palla da far riposare coperta, al fresco, per un’ora.
In una terrina mettete la ricotta passata al setaccio, unite Caciotta, Mozzarella e prosciutto tagliati a dadini. Mescolate, poi unite 20 grammi di zucchero, un uovo intero e un tuorlo e il Pecorino, amalgamando il tutto.
Dividete la pasta in due parti, una più grande e una più piccola e ricavatene due dischi sottili. Con quello più grande foderate uno stampo, unto d’olio, in modo che il disco sbordi dalle pareti dello stampo, poi riempitelo con il ripieno e livellatelo. Coprite con l’altro disco, ripiegandovi intorno i bordi di quello sottostante. Spennellate con un uovo battuto con un goccio d’acqua. Mettete in forno moderato a 180° per un’ora circa.
(Accademia Barilla)

mercoledì 29 gennaio 2014

Pensieri: Saluto...


Marino Marquard - foto di I Link di Mik

Caro, cagnolino, chi non ti può voler bene....fai venir voglia di stringerti al cuore....

Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto...


Marilena Boscarino - Foto di La cultura negli aforismi

"La sensibilità non è donna, la sensibilità è umana. Quando la trovi in un uomo diventa poesia" (Alda Merini)

Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: Contromano...


L’Europa dei banchieri o quella dei populisti?
Scelta tra male e catastrofe

Alle elezioni europee di maggio non saprò per chi votare,
come peraltro la metà dei miei concittadini italiani ed europei.
La scelta è fra il male e la catastrofe.
Da una parte si può votare per una establishment tradizionale, composto da destre e sinistre storiche, che in sostanza non ha intenzione di cambiare nulla.
L’Europa governata in questi anni dalle banche centrali, con la benedizione di Angela Merkel, in fondo va bene a tutti. Su questo punto le differenze fra destra e sinistra sono soltanto sfumature. I socialisti e i riformisti europei non hanno un progetto alternativo e anche per questo si trovano bene nel governare con la destra in Germania e in Italia. In Francia la presidenza di Francòis Hollande, , davvero deludente e non per le sue storie private, non ha cambiato di una virgola l’impostazione rispetto a Nicolas Sarkozy, per cui l’asse privilegiato dei rapporti rimane tra Parigi e Berlino.
Dall’altra parte, montano ovunque i populismi che non vogliono cambiare l’Europa, ma semplicemente distruggerla, abolire l’euro e tornare alla sovranità nazionale. Alcuni sono dichiaratamente di estrema destra, come in Francia e Olanda, altri no, come in Italia, ma in fondo non cambia molto. Il risultato finale di questo progetto, cosciente o meno è un ritorno al fascismo.
Il trionfo dei nazionalismi in Europa ha sempre portato tragedie, dagli anni Trenta alla fine della Jugoslavia.
La distruzione dell’Unione Europea e dell’euro si trasformerebbe in uno tsunami sull’economia di molti Paesi, compreso il nostro, e quindi finirebbe per abbattersi sulle istituzioni democratiche, già ora assai fragili.
A maggio in definitiva i cittadini saranno chiamati a scegliere se dare il proprio consenso a un’Europa di banchieri che lavora per creare una società sempre più ingiusta, oppure dare una mano all’avanzata di un nuovo fascismo.
Mi domando perché non esista da nessuna parte, con l’eccezione parziale del partito greco Syriza, una terza via che rappresenti i tanti elettori, come me fortemente europeisti, ma contrari a questo modello di Unione Europea.
Soprattutto mi chiedo perché ciò non avvenga nel mio Paese, visto che l’Italia è a un tempo il più danneggiato da questo modello di Europa e il più esposto ai populismi di ogni risma.
Chissà se Matteo Renzi e le cento anime del Partito democratico, fra un ligio e un altro, avranno il tempo di rifletterci.

Curzio Maltese – Il Venerdì di Repubblica – 24 gennaio 2014

Lo Sapevate Che: Carta Canta....


Svuotacarceri  Salvamafiosi

Non bastava il “pacchetto Carotti” del 1999. Che ha fatto e farà uscire di galera diversi Killer.
Adesso la legge innalza da tre a cinque mesi lo sconto annuale della liberazione anticipata. Un regalo per i detenuti più pericolosi

A volte viene davvero da augurarsi che la trattativa Stato-mafia non solo sia esistita (lo dicono varie sentenze definitive) ma che continui tuttoggi. Così almeno certe leggi pro mafia troverebbero una spiegazione plausibile. Come rivela “La Stampa”, la Cassazione ha appena dovuto scarcerare sei fra boss e Killer mafiosi condannati all’ergastolo. Che potrebbero essere presto seguiti da un altro centinaio di ergastolani. Il solito vizio forma? No, una legge varata dal centrosinistra alla fine del 1999: il pacchetto Carotti che accompagnava la riforma del giudice unico.
Più che Un Pacchetto, un pacco che di fatto aboliva l’ergastolo , consentendo agli imputati per tutti i reati, comprese le stragi, di accedere al rito abbreviato, con i relativi sconti di pena. Così i candidati al carcere a vita, inclusi gli stragisti del 1992-93 a Capaci,  via d’Amelio, Firenze, Milano e Roma, rischiano al massimo 30 anni (che poi di fatto, con la liberazione anticipata di tre mesi all’anno, scendevano a poco più di 20 effettivi). Le proteste dei magistrati e dei parenti delle vittime costrinsero il Parlamento alla retromarcia alla fine del 2000, con un decreto retroattivo che ripristinava di fatto l’ergastolo. Il decreto, in odore di incostituzionalità fu impugnato da alcuni detenuti alla Corte europea di Strasburgo, che condannò l’Italia per violazione dei diritti umani, innescando una serie di sentenze della Consulta e della Cassazione. Così ora i condannati all’ergastolo in processi interrotti dalla sua provvisoria abolizione tra il 1999 e il 2000 devono scendere a una pena di 30 anni, cioè di fatto di 20 o poco più. E, se li hanno già scontati, tornare liberi. Proprio come chiedeva il papello che, secondo vari collaboratori di giustizia e i giudici di Palermo, Totò Riina consegna a uomini dello Stato nella trattativa dell’estate del 1992. Ma non è finita.
Il 23 dicembre 2013 la ministra della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha varato il decreto svuota carceri. Che si spera vivamente il Parlamento non converta in legge, ameno che non voglia fare un altro regalo alle mafie. Il decreto infatti – con la solita scusa dell’urgenza per evitare le condanne europee che incombono sull’Italia a partire da maggio per il sovraffollamento delle celle – porta da 3 a 4 anni le pene (intere o residue) che i detenuti possono scontare ai servizi sociali, cioè in libertà. E soprattutto innalza da 3 a 5 mesi lo sconto annuale della liberazione anticipata qualunque detenuto (mafiosi inclusi) partecipi all’opera di rieducazione. Che poi, tradotta in italiano, non è null’altro che un insieme di colloqui con i familiari, attività ricreative, teatrali e sportive. Ciò vale per tutti i condannati, salvo quelli che delinquono anche in cella. E non è questo il caso dei più pericolosi, cioè dei mafiosi, che risultano anzi detenuti modello.
Come Ha Spiegato il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, che ha lavorato per anni al Dap, la liberazione anticipata extralarge non serve a nulla per sfoltire  i detenuti che più affollano le celle, cioè gli extracomunitari e i piccoli spacciatori-tossici, insomma i pesci piccoli: dovendo essi scontare pene più basse, detrarne da 3 o 5 mesi all’anno, cambia poco. Serve invece ad accorciare la detenzione dei grandi criminali condannati a pene più alte: lo svuota carceri abbuona 2 anni e mezzo a chi ne deve scontare 6 e 5 a chi ne deve scontare 12. Così i bonus ai microcriminali sono talmente irrisori da farne uscire pochissimi in tempo utile per scongiurare le condanne europee; in compenso i boss si vedono quasi dimezzare le pene, che finiranno di scontare perlopiù fra diversi anni. E in ogni caso non possono fare causa allo Stato, perché non soffrono alcun sovraffollamento (stanno in celle singole).
Risultato: l’Europa ci condannerà lo stesso, le carceri resteranno strapiene e i mafiosi saranno felici e contenti. A questo punto, delle due l’una: o il governo Letta è una gabbia di matti, o la trattativa Stato-mafia continua. E non si sa se sia peggio la prima o la seconda.

Marco Travaglio – L’Espresso – 30 gennaio 2014

Delizia di Arance...


Ciambella di Arance

Per 6 persone

500 gr di farina, 200 gr di burro, 200 gr di zucchero, 1 bustina di zucchero vanigliato, 3 tuorli, ½ bustina di lievito, 5 cucchiai di latte, ½ bicchierino di Rum, 2 albumi, 2 grosse arance, burro, sale, pane grattugiato.


Fate ammorbidire 200 gr di burro e lavoratelo con lo zucchero; quando sarà cremoso incorporate lo zucchero vanigliato, un pizzico di sale e i tuorli. A parte mescolate la farina con il lievito e uniteli al composto a cucchiaiate, mescolando e bagnando l’impasto con latte e Rum. Montate a neve fermissima gli albumi e incorporateli, mescolando bene. Sbucciate le arance, affettatele e unitele al composto. Ungete di burro uno stampo ad anello, spolverizzatelo con pangrattato, versatevi il composto e infornate a forno preriscaldato a 180° per un’ora . 

Primi Piatti: Verdure con ...Cannelloni!


Cannelloni ripieni di Spinaci

Per 4 persone

12 sfoglie di pasta secca per lasagne, 350 gr di spinaci lessati, 350 gr di ricotta romana, 100 gr di parmigiano grattugiato, ¾ di lt di besciamella, salvia, noce moscata, burro, olio, sale,

Portate ad ebollizione 1 lt di acqua salata con 2 cucchiai d’olio, e tuffateci 3 o 4 lasagne per volta, cuocendole secondo le istruzioni della confezione. Scolatele con l’aiuto di una schiumarola e appoggiatele su un canovaccio da cucina, facendo attenzione a non accavallarle. Cuocete così tutta la pasta. Unite nella salsa besciamella tiepida, 80 gr di parmigiano, mescolandola bene con l’aiuto di una frusta. Tritate con la mezzaluna gli spinaci lessati e la foglia di salvia. Fateli insaporire in una padella con 3 cucchiai d’olio, a fiamma bassa per 3 minuti. Salate, e fate intiepidire. Mettete in una ciotola la ricotta romana, il parmigiano rimasto, un pizzico di noce moscata grattugiata, unite gli spinaci, ¼ di besciamella. Mescolate con un cucchiaio di legno sino ad ottenere un composto omogeneo. Mettete 2 cucchiai abbondanti di ripieno sul lato corto di ogni lasagna, cercando con un cucchiaio, di dare al composto una forma cilindrica. Arrotolate la sfoglia sul ripieno, formando un cannellone uniforme. Procedete sino ad esaurimento degli ingredienti. Imburrate una pirofila rettangolare e versateli sul fondo metà della salsa besciamella, stendendola con l’aiuto di un cucchiaio, sin ad ottenerne uno strato uniforme. Allineate i cannelloni nella pirofila, ricopriteli con il resto della besciamella. Mettete sulla superficie della besciamella dei piccoli fiocchetti di burro. Infornate a forno preriscaldato a 220° per 25 minuti, finchè saranno ben dorati.



Cannelloni con Cavolfiore

Per 4 persone

16 sfoglie di pasta all’uovo per lasagne, 1 cavolfiore, 50 gr di gherigli di noci, farina, 8 dl di latte, parmigiano grattugiato, burro, noce moscata, un cucchiaio di prezzemolo tritato, sale.


Dividere il cavolfiore a cimette, lavarlo. Farlo cuocere a vapore per 20 minuti. Metterlo nel mixer e frullarlo. Salare un poco l’impasto di cavolo. Preparare la besciamella con latte e farina. Salare, aggiungervi una grattata di noce moscata , 60 gr di parmigiano, un cucchiaio di prezzemolo tritato. Mescolare bene. Unire metà della salsa al cavolo e mescolare. Lasciare raffreddare la composizione. In una casseruola con abbondante acqua , un cucchiaio di olio e sale, portare ad ebollizione e farvi cuocere le lasagne per 3 minuti. Scolarle bene e stenderle, una accanto all’altra, su un canovaccio da cucina. Mettere su ogni sfoglia suddivisa equamente la salsa preparata. Arrotolare i cannelloni. In una pirofila unta con burro e metà dello strato di besciamella, appoggiarvi i cannelloni, uno accanto all’altro. Ricoprirli con la salsa rimasta, spolverizzare con parmigiano e una grattata di noce moscata. Mettere in forno preriscaldato a 200° per 20 minuti. Servire subito. 


Cannelloni con Uova Strapazzate

Per 4 persone

350 gr di pasta fresca già pronta, 500 gr di asparagi, 300 gr di erbette, 4 uova, burro, formaggio parmigiano grattugiato, basilico, 1 scalogni, sale e pepe.

Stendere la pasta in sfoglia sottile e ricavarne 8 rettangoli delle dimensioni di cm 8 x 10. Farli cuocere, pochi alla volta, in abbondante acqua salata in ebollizione, per tre minuti. Scolarli, raffreddarli sotto l’acqua fredda, scolarli nuovamente e stenderli sopra un canovaccio, uno accanto all’altro. Pulire gli asparagi privandoli della parte più dura del gambo, lavarli accuratamente, tagliare i gambi a rondelle e lasciare le punte alte 2 cm, tagliate a metà per il lungo. Pulire le erbette, lavarle in abbondante acqua fredda e tagliarle a listerelle. In una padella con 30 gr di burro, fare appassire lo scalogno sbucciato e tritato, aggiungere i gambi e le punte degli asparagi, far rosolare per 3 minuti. Unire le erbette, far rosolare ancora per 3 minuti, insaporire con un pizzico di sale e pepe. Continuare la cottura per 6 minuti a fuoco moderato, aggiungendo, se necessario, un po’ d’acqua. In una terrina battere leggermente le uova con un pizzico di sale e pepe e 40 gr di parmigiano grattugiato, versarle nella padella con gli asparagi e le erbette e mescolare rapidamente con un cucchiaio di legno a fuoco dolce, fino ad ottenere un composto appena rappreso e molto morbido. Mettere un poco del composto al centro di ogni rettangolo di pasta preparato, avvolgere ognuno formando dei cannelloni e disporli in una pirofila imburrata. Preparare il condimento: in una terrina mescolare 50 gr di burro, ammorbidito a temperatura ambiente con il basilico lavato e tritato e spennellare il composto sopra i cannelloni. Farli cuocere in forno preriscaldato a 180° per 10-15 minuti, facendoli anche gratinare leggermente.


martedì 28 gennaio 2014

Pensieri: Saluto...


Angela Palumbo

«E allora impara a vivere. Tagliati una bella porzione di torta con le posate d’argento. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. Sul raccordo del Green Cities Service e sulle colline di mattoni illuminate di Watertown, la sottile falce di luna nuova sta distesa di schiena, unghia luminosa di Dio, palpebra abbassata di un angelo. Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada».

Sylvia Plath, “Diari”

Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto...


Elena Caracozza -

Mi sento tanto, tanto migrante!...

Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: Parole nel Vuoto...


Repubblica Inetta Nazione Corrotta

Nonostante gli angeli vendicatori di Tangentopoli la corruzione dilaga ancora in Italia. E la spiegazione si trova in Machiavelli: è l’incapacità di governare a produrre malaffare e conflitti d’interesse

Corruzione, corrotti, corruttori. Non si parla d’altro. Ma come? Non avevamo stretto un patto col destino dopo Tangentopoli? Che mai più saremmo incorsi in simili peccati? Non erano discesi dal Sinai eserciti di Di Pietro, con il loro seguito di angeli vendicatori? E ancora non vi è chi tema le loro pene? Neppure i nipotini di Berlinguer e i giovani scout? Nulla dunque può spezzare l’aurea catena che dalle origini della patria va ai Mastellas e da lì ai Boccias, e abbraccia in sé destri e sinistri, senes, viri et iuvenes?
Ah, se invece di moraleggiare pedantemente, leggessimo i padri!  “uno tristo cittadino non può male operare in una repubblica che non sia corrotta”. (Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Libro III. Cap.8). Niccolò vedeva dall’Albergaccio meglio che noi ora da Montecitorio. Tristi cittadini sempre ci saranno. Ma in una repubblica che non sia, essa, corrotta, poco potranno nuocere e facilmente essere “esiliati”. Gli “ordini” contano, le leggi, che non sono fatte dai giudici. Le leggi non cambiano la natura umana, ma la possono governare. E’ la repubblica corrotta che continuamente produce i corrotti.
E quando una Repubblica è corrotta Quando è inetta. Quando risulta impotente a dare un ordine alla molteplicità di interessi che la compongono, quando non sa governare i conflitti- , che sono la vera ragione della sua stessa vita, ma li patisce e li insegue. Se è inetta a mutare in relazione all’”occasione”, se è inetta a comprendere quali dei suoi ordini siano da superare e quali nuovi da introdurre, allora è corrotta, cioè si corrompe e alla fine si dissolverà. Corruzione è anzitutto impotenza. E impotenza è incapacità di “deliberare”.
Una repubblica strutturata in modo tale da rendere impervio il processo delle decisioni, da rendere impossibile comprendere con esattezza le responsabilità dei suoi diversi organi, una repubblica dove si costretti ogni volta alla “dannosissima via di mezzo”(sempre Niccolò docet), alla continua “mescolanza” di ordini antichi e nuovi, per sopravvivere – è una repubblica corrotta e cioè inetta, inetta e cioè corrotta.
Ma Quando Questa Infelice repubblica darà il peggio di sé? Con megagalattiche ruberie da Tangentopoli? Purtroppo no. Piuttosto (“banale” è il male), allorchè diviene quasi naturale confondere il priva col pubblico, concepire il proprio ruolo pubblico anche in funzione del proprio interesse privato. Magari senza violare norma alcuna – appunto perché una repubblica corrotta in questo massimamente si manifesta: nel non disporre di norme efficaci contro i “conflitti di interesse”, di qualsiasi tipo essi siano.
Una repubblica è corrotta quando chi la governa può credere gli sia lecito perseguire impunemente il “bene particolare” nello svolgimento del proprio ufficio. Che questo “bene” significhi mazzette, o essere “umani” con amici e clienti, “essere regalati” di qualche appartamento, manipolare posti nella Asl o farsi le vacanze coi soldi del finanziamento pubblico ai partiti, cambia dal punto di vista penale, ma nulla nella sostanza: tutte prove della corruzione della repubblica.
Poiché soltanto “il bene  comune è quello che fa grandi le città” (Discorsi, Libro II, cap 2). Il politico di vocazione può riuscire nel difficile compito di tenerlo distinto sempre dal suo privato. Il politico di mestiere, mai. Quello che si è messo alla prova nei conflitti della repubblica senza corrompersi, può farcela. Il nominato, il cooptato, che abbia cento anni o venti, mai.
Ma Abbiamo forse toccato il fondo. E questo deve darci speranza. Per vedere tutta la virtù di Mosè, diceva Niccolò, era necessaria tutta la miseria di Israele.

Massimo Cacciari – L’Espresso – 30 gennaio 2024

Lo Sapevate Che: Avviso ai Naviganti...


E Ora Hollande
Corteggia la Merkel

Altro che asse mediterraneo con Italia e Spagna: il presidente francese adesso punta tutto  su un patto con la Germania per dettare la linea all’Unione europea.
E il nostro governo rischia l’isolamento politico.

La curiosità frustrata per i segreti d’alcova dell’Eliseo ha finito per oscurare, nella stampa e nell’opinione pubblica, l’importanza della strategia indicata da François Hollande per il futuro prossimo dell’Europa. Un brutto abbaglio soprattutto per chi, come l’Italia in primo luogo, avrebbe interesse alla formazione di un blocco triangolare (con Francia  e Spagna) da contrapporre alle persistenti rigidità del governo tedesco sulle politiche di contrasto alla crisi economica. Invece, altro che Parigi critica verso Berlino, come molti in cuor loro confidavano: è accaduto l’opposto. Con reiterata insistenza, infatti, il presidente francese ha ribadito la scelta da Parigi per un ancor più solido asse franco-tedesco a guida dell’Unione.
E Lo Ha Fatto in concreto specificando anche tre settori strategici di collaborazione rafforzata fra i due paesi. In primo luogo, quello della difesa con una maggiore integrazione sul campo fra le rispettive forze armate sulla scorta di quanto già in programma con interventi congiunti in Africa centrale. In seconda istanza, Hollande, ha messo il surplus francese nella produzione di energia elettrica a disposizione di un’intesa privilegiata in materia con la Germania. Infine, Parigi intende aprire un cantiere fiscale bilaterale per l’armonizzazione dei trattamenti fiscali delle imprese di qua e di là del Reno.
Tutti progetti che suonano come campane a morto per le speranze di poter costruire un fronte politico “mediterraneo” teso a contrastare quella linea dell’austerità contabile “uber alles” che Berlino continua a voler stringere come un cappio delle economie più fragili di Eurolandia. Tanto più alla luce di un altro annuncio di Hollande secondo cui il governo di Parigi intende mettere al più presto in campo un piano di sgravi da 30 miliardi per ridare ossigeno al proprio sistema produttivo in difficoltà. Ce n’è più che abbastanza per tirare una prima conclusione assai poco rassicurante per il nostro paese: in Europa oggi l’Italia è sola con i suoi problemi (debito crescente, domanda interna calante, occupazione latitante) e rischia l’isolamento politico se non trova al proprio interno la forza di bloccare la deriva deflazionistica verso la quale sta pericolosamente inclinando.
In questo Scenario, sconcertano non poco le diatribe domestiche sui decimali  di punto di aumento che il Pil potrebbe avere fra quest’anno e il prossimo. Sarà più 0,7 ovvero più di un punto intero? E allora? Una collaudata esperienza economica dice: 1) che tra i riavvio della crescita e ripresa dell’occupazione c’è un divario temporale di uno o due anni; 2) che l’offerta di nuovi posti si consolida solo quando i tassi di crescita son ben superiori al punto percentuale. Prospettive che lasciano anora più sgomenti dinanzi alla pochezza delle iniziative messe finora sul tappeto da governo e forze politiche. Già la manovra sul cuneo fiscale risplende solo per insignificanza quantitativa, ma anche le più recenti proposte di riforma del mercato del lavoro, che pure contengono idee valide e propositi apprezzabili, non riescono a emanciparsi da una visione minimalista dei problemi. Ben venga, per carità, un po’ di buon “bricolage” legislativo e contrattuale. Ma non si creda che questa sia la via maestra per mandare a regime il motore della crescita.
Il Nodo Cruciale oggi è la caduta della massa salariale (in quantità globale e in numero di persone) che sta inaridendo progressivamente la domanda interna togliendo così al sistema produttivo la sua fonte primaria di sopravvivenza. Non esistono strategie univoche per aggredire un simile macigno: riforme delle regole di mercato (del lavoro come del credito), redistribuzione dei redditi e dei pesi fiscali ma anche spesa pubblica riveduta e riorientata agli investimenti sono interventi di evidente utilità. Ma ad una condizione che siano realizzati simultaneamente. Non sembra di poter cogliere nella classe dirigente, politica e imprenditoriale, la consapevolezza di questa urgenza.

Massimo Riva – L’Espresso – 30 gennaio 2014

Le Creme Salate che accompagnano piatti di Carne, Pesce, Verdure, o su Crostini...


Crema di Acciughe

Per 4 persone

gr 200 di formaggio cremoso, 2 acciughe sotto sale, paprika, 2 cucchiai di prezzemolo tritati e uno di origano secco.


Pulite accuratamente le acciughe sfregandole con carta da cucina, diliscatele e tritatele finemente. Lavorate il formaggio in una terrina con le acciughe tritate, il prezzemolo, l’origano e mezzo cucchiaino di paprika. Mescolate bene, spargete un po’ di paprika sulla superficie del preparato e servite accompagnando con dei crostini.


Crema di Yogurt e Cetrioli: Tzatziki, ricetta Greca

Per 4 persone

250 gr di yogurt greco, 1 cetriolo, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaio di aceto, olio, sale e pepe.
Sbucciare l’aglio e tritarlo finemente, pelare il cetriolo, grattugiarlo con una grattugia a fori larghi e metterlo in un colino, salarlo e farlo riposare per 20 minuti, finchè perda l’acqua di vegetazione. Mettere lo yogurt in una ciotola, aggiungervi il cetriolo grattugiato, ben strizzato, l’aglio tritato e mescolare gli ingredienti. Unire poco alla volta 3 cucchiai d’olio, un cucchiaio di aceto, un pizzico di pepe. Regolare di sale, mescolare sino ad ottenere una salsa omogenea. Farla riposare in frigorifero per almeno un’ora.
Nota – In mancanza di yogurt greco, si può usare yogurt naturale intero, facendolo colare attraverso a un telo per un’ora. 


Crema di Barbabietole

Per 6 persone

250 gr di yogurt greco, 4 barbabietole medie lessate, 2 spicchi d’aglio, 1 cucchiaio di succo di limone, origano, olio, sale, pepe.

Far marinare per 10 minuti gli spicchi di aglio tritati finemente con un cucchiaio di succo di limone e un pizzico di sale. Mettere in una ciotola lo yogurt e unirvi il composto preparato amalgamando bene, aggiungere 1 cucchiaio di olio e una macinata di pepe, mescolare nuovamente. Grattugiare le barbabietole e unirle al composto con 1 cucchiaio di origano, mescolare con delicatezza tutti gli ingredienti, regolare di sale e servire. Si accompagna bene con pane pitta.


Crema di Salmone

q.b. 

Per riempire verdure cotte e crude.

Usare salmone in scatola al naturale. Mettere il salmone nel frullatore, aggiungere maionese, 1 yogurt al naturale, succo di limone, un po’ di prezzemolo; condire con poco sale e pepe bianco. Frullare per ottenere un composto omogeneo.


Crema Hummus di Zucca, ricetta Greca

Per 6 persone

1 fetta di zucca di 1 kg, 100 gr di pasta di sesamo (tapine) o in mancanza sostituire con 100 gr di semi di sesamo tostati in forno e poi pestati, 3 spicchi d’aglio, 2 cucchiai di cumino in polvere, 2 cucchiaini di succo di limone, olio, sale.

Pulire dai semi la fetta di zucca, lavarla e asciugarla. Racchiuderla in carta di alluminio e farla cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti e comunque sino a che risulti ben morbida. Eliminarne la buccia e passare la polpa ridotta a tocchetti nel mixer con la pasta di sesamo, gli spicchi d’aglio pelati e tritati, 2 cucchiai di cumino in polvere e 2 cucchiaini di succo di limone. Unire a filo 100 cl. di olio e un pizzico di sale. Frullare sino ad ottenere una crema spalmabile. Servire la crema con crackers o pane pitta.

lunedì 27 gennaio 2014

Pensieri: Saluto


Enrico Berlinguer - foto di Wikimafua.Libera Enciclopedia sulle Mafie


Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo. (Primo Levi) #‎GiornataDellaMemoria

Non dimentichiamolo il nostro passato.
www.enricoberlingue

Pensieri: Saluto...


Liana Dainese - Pietre

Ci sono cose che pesano come pietre, non possono essere dimenticate...

Triste il giorno che deve ricordare vite rubate!

Buona giornata a tutti.

Lo sapevate Che: Fermo Così..Per Un Anno...

Fermo Così
Per Un Anno

A vederci vengono dall’estero. Abbiamo l’Uomo  Proiettile, che tutte le sere si fa
Lanciare da Firenze su Palazzo Chigi, il Cavallerizzo di Arcore e l’Equilibrista di Pisa, con contorno di trapezisti e clown vari. Il numero dell’urna vicina è diventato famoso in Europa, come quello del Governatore che fa girare sedici spread su ogni dito. Il Grande Circo è onnipresente, ed è l’unica attività che dimostri il suo profondo radicamento sul territorio. Al botteghino c’è sempre la fila: la trovata è che portando un biglietto qualsiasi sono loro che ti danno i soldi, e il successo è generale. Gli artisti alloggiano in camere e camerini separati, ma si raggruppano quando comincia lo spettacolo, già vestiti e truccati. La tournèe è di durata varia.
Seguirla è tassativo. A vederci vengono dall’estero.

www.massimobucchi.com – Il Venerdì di Repubblica – 24 gennaio 2014