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sabato 30 novembre 2013

Pensieri. Saluto


Lasciatemi vivere come voglio ...<3
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci chieda durante la giornata:
“Come stai e se hai bisogno di un abbraccio io ci sono.”
Sapere che esiste qualcuno che ha un pensiero per noi.

BUONA SERATA A TUTTI!

Pensieri: Saluto


Lasciatemi vivere come voglio ... <3


Buon sabato a tutti!

Lo Sapevate che: Satira Preventiva...


Berlusconi Vuole La Grazia Da Putin

Per superare le lungaggini procedurali e gli ostacoli politici che si incontrano in


Italia gli avvocati del Cavaliere hanno chiesto l’atto di clemenza in Russia. Ma Ghedini pensa anche a una stretta di mano informale con Napolitano…

Scritta su pergamena con inchiostro di china e preziose incisioni ai margini, raffiguranti scene di vita curtense nel corso delle quattro stagioni. Sarebbe questa l’ultima richiesta di Berlusconi per la sua grazia. Ma dalle febbrili trattative in corso potrebbero emergere anche altre soluzioni. Vediamo quali.
Grazia Internazionale Lo staff del Cavaliere è certo di poter by-passare le lungaggini burocratiche e le assurde resistenze politiche che ostacolano, in Italia, il rilascio di quello che, dopotutto, è solo un pezzo di carta. A questo scopo è stata richiesta all’amico Putin la grazia russa, valida negli stessi Paesi (ormai 126) che riconoscono la patente di guida internazionale. Putin ha subito provveduto facendo dono all’amico Silvio di una dozzina di grazie russe ed ex sovietiche, alcune di notevole interesse storico, come le famose grazie post-mortem che Stalin amava far recapitare alle sue vittime e la grazia che lo stesso Putin ha venduto un paio di anni fa, per 10 milioni di euro, a un magnate suo rivale.
Grazia Informale I gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, lavorandoci una settimana in seduta plenaria, hanno calcolato che tra carta, inchiostro, ore di lavoro dei funzionari, telefonate da e per il Quirinale, il provvedimento di grazia costerebbe tra i 90 e i 120 euro. Uno spreco vergognoso in tempi di crisi. Perché perdere tempo e denaro? Cogliendo la palla al balzo, lo staff di Berlusconi ha proposto di risparmiare quel denaro adottando “grazia informale”. Mutuata dalle antiche trattative sulle fiere di bestiame, consiste in una vigorosa stretta di mano tra Napolitano e Berlusconi, seguita da un bicchiere di vino. “Tra gentiluomini le parole non servono”, spiega l’avvocato Ghedini.
Grazia Diurna E’ la classica soluzione di compromesso, nel tipico spirito di collaborazione delle larghe intese. Il provvedimento di grazia varrebbe solo per il giorno, consentendo a Berlusconi di esercitare pienamente il proprio tuolo di leader, rientrando a Poggioreale dopo il tramonto. Un’ipotesi complicata dalla richiesta di Forza Italia di spostare Camera e Senato a Napoli, per evitare al Cavaliere di perdere tempo negli spostamenti e consentirgli la piena agibilità politica.
Grazia A  Dispense E’ la soluzione proposta dal Pd. La grazia può essere concessa, ma deve uscire a dispense, in comodi fascicoli settimanali, in modo da dare il tempo di svelenire il clima. Frutto della collaborazione tra Quirinale e Fratelli Fabbri editori, la grazia a dispense promette di diventare il classico caso editoriale. Corredata di belle immagini di Napolitano nei giardini del Quirinale e di fotografie aeree e di dettagliate piantine del palazzo presidenziale e della villa di Arcore, regala in allegato ben due collezioni di soldatini: i corazzieri con la caratteristica divisa e le olgettine senza. Con l’ultimo fascicolo, in omaggio anche un flaconcino di cloroformio.
Grazia Secretata Concederla, ma senza farlo sapere in giro, decretando subito il provvedimento, evitando così spiacevoli polemiche che finirebbero per ostacolare l’azione del governo. E’ la soluzione proposta da Angelino Alfano, che però, mal consigliato dal suo staff, l’ha resa pubblica in un’affollata conferenza stampa.
Grazia Retroversa E’ la soluzione proposta da Renato Brunetta. In questo caso sarebbe Berlusconi che concede la grazia a Napolitano, applicando un codicillo della legge Salica ritrovato dall’avvocato Ghedini nella celebre libreria Falsoni di Firenze, specializzata in volumi antichi contraffatti a regola d’arte. Nel raro documento mostrato da Ghedini si può leggere: “Gratiando ezcellentissimo puote gratiare suo gratiatore, per divina valutate, coram populo, sigillum virgatum, ex libris, de gustibus
Alea jacta est, ecco tuttum”. Il documento è all’esame degli esperti, ma desta qualche sospetto l’inchiostro ancora fresco.

Michele Serra – L’Espresso – 5 dicembre 2013

Lo Sapevate Che: Luce & Gas...


Il Decalogo Egea per Risparmiare

Sostituisci le vecchie lampadine con quelle a basso consumo: durano da 6 a 16 volte di più e consumano 5 volte di meno, a parità di luce emessa.

Sostituisci lo scaldabagno elettrico con uno a gas, una famiglia di 4 persone potrà risparmiare fino a 130 euro l’anno.

Puoi risparmiare sul riscaldamento della casa semplicemente chiudendo persiane e tapparelle, regolando i termosifoni e isolando bene le porte verso l’esterno e le finestre.

Regola il termostato del frigo in base alle stagioni puoi risparmiare dal 10 al 15% dell’energia utilizzata!

Rimpiazza i vecchi elettrodomestici con apparecchi di nuova generazione.
Le classi migliori sono la A, La A+E La A++, risparmierai fino a un terzo della spesa annua per l’energia elettrica.

Non lasciare gli apparecchi elettrici in stand-By. Risparmierai 24KWH a bimestre: 4,1 euro a bolletta!

Non coprire i radiatori e non nasconderli dietro alle tende, aiuterai la circolazione dell’aria e la diffusione del calorie.

I riduttori per rubinetti possono farti risparmiare acqua ed energia. Se li utilizzi con l’acqua calda, le caldaie lavoreranno meno e la tua bolletta sarà più leggera.

Fai installare le valvole termostatiche sui  termosifoni. Si regolano da sole alla giusta temperatura per un risparmio tra i 50 e i 70 euro l’anno a valvola.

Se non utilizzi il computer per un lungo periodo di tempo, ricordati di scollegarlo: il Pc assorbe energia elettrica anche da spento, da 3 a 6 W all’ora a seconda dei modelli.
Egea – Luce & Gas – Novembre 2013


Piatti invitanti di Verdure e...


Cavolo Rosso stufato

1 cavolo rosso di 1 kg, 100 gr di speck in una fetta sola, 1 cipolla, 1 mela, 50 gr di burro, un cucchiaio di zucchero, 2 cucchiai di aceto rosso, un bicchiere di vino rosso, cumino, sale pepe.

Togliete le foglie esterne più appassite del cavolo e la parte centrale più dura. Tagliate il cavolo a fette sottili in modo da farne tante strisce. Sciogliete il burro in un ampio tegame e fate rosolare la cipolla affettata sottilmente e lo speck tagliato a striscioline. Aggiungete il cavolo, lo zucchero, l’aceto, il vino, la mela sbucciata e tagliata a dadini, le spezie. Lasciate cuocere a fuoco basso e senza coperchio per 1 ora, fino a quando la verdura sarà cotta, aggiungendo se necessario dell’acqua calda. Servite come contorno a carni arrosto.

Involtini di Foglie di Vite con salsa Avgolemono e salsa Bianca agre 
(possono eseguirsi anche con foglie di cavolo verza, prima sbollentate 1 minuto)

Per 8 persone

½ kg di carne macinata, 250 gr di foglie fresche di vite giovani (0 quelle conservate sotto sale), ½ tazza di riso, 1 cipolla tritata, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 50 gr di burro, sale, pepe. Per servire salsa avgolemono o una salsa agre bianca.
Scottare per 5 minuti le foglie di vite se sono fresche. Se sono quelle nei barattoli lavarle con acqua tiepida ( se pensate che non siano tenere, scottate anche queste in acqua bollente per 3 minuti). Impastare la carne macinata col riso, la cipolla e il prezzemolo, salare e pepare. All’estremità di ogni foglia di vite mettere una cucchiaiata di impasto e arrotolarla. Disporre gli involtini in un largo tegame in file circolari, aggiungere il burro ammorbidito e l’acqua fino a coprire il piatto che avrete appoggiato sopra gli involtini in modo da premerli perché non si aprano durante la cottura. Lasciare bollire a fuoco lento per 40 minuti. Servirli con la salsa avgolemono o una salsa agre bianca.

Per la salsa avgolemono (salsa uovo e limone): 

1 tazza di brodo della preparazione eseguita, 2 uova, 2 limoni: sbattere le uova con il succo del limone. Aggiungere lentamente il brodo.

Per la salsa bianca agre: 

3 cucchiaiate di burro, 3 cucchiaiate di farina, 3 tazze di brodo della preparazione eseguita, o brodo di carne, 2 uova, 2 limoni, sale. 
Mettere il burro in una casseruola, farlo sciogliere e aggiungere la farina. Mescolare con un cucchiaio di legno. Abbassare il fuoco, versare il brodo e regolare di sale. Mescolare continuamente la salsa sino a farla addensare leggermente. Togliere la casseruola dal fuoco e preparare la salsina avgolemono. Sbattere bene le uova e versare lentamente il succo dei limoni. Versare questa salsina nella casseruola mescolando continuamente. Servirla calda.



Sformato di Cavolfiore dello Chef!

Per 6 persone

2 cavolfiori di circa 600 gr d’uno, 150 gr di burro, 80 gr di formaggio grattugiato, 3 uova, 2 cucchiai di farina, latte, sale. Per accompagnare: besciamella, parmigiano grattugiato, erba cipollina tritata.

Pulite i cavolfiori, tagliateli a cimette e cuoceteli per 20 minuti a vapore. Soffriggeteli in 80 gr di burro, salate, unite un bicchiere di latte e quando sarà evaporato, passatelo al passaverdura. Fate la besciamella e quando sarà cotta, incorporatela al cavolfiore. Sbattete le uova con il parmigiano e poco sale e incorporate ancora al cavolfiore. Versate il tutto in uno stampo imburrato ( anche col foro centrale ), e cuocete in forno a 180° per un’ora a bagnomaria.
Accompagnate il piatto con una besciamella insaporita con formaggio parmigiano grattugiato e erba cipollina tritata. 

venerdì 29 novembre 2013

Pensieri: Saluto


(Amo - La - Natura)



Che bella "cosa" la Speranza!

La Speranza è quel raggio di sole che ti nasce nel cuore anche se una ragione vera non c'è...anche se tante nuvole grigie oscurano il tuo cielo...la Speranza è la forza della vita che ognuno custodisce pur senza saperlo nel profondo del suo cuore...
la Speranza rende ogni cosa più bella...
la Speranza è la voglia di farcela, di aspettare pazientemente un paio d'ali nuove e riprendere il volo dopo ogni caduta!

Felice fine settimana a tutti!

Pensieri: Saluto


Elena Caracozza

Buon Venerdì a tutti

Lo Sapevate Che: Contromano...


Alle prossime elezioni vincerà l’opposizione.
Che ancora non esiste

Ancora qualche mese di questo governo e sarà del tutto chiaro che
 alle  prossime elezioni vincerà l’opposizione. L’unico problema è
 che l’opposizione ancora non esiste.  Il movimento di Grillo, che in teoria
dovrebbe incarnarla, non è politica e non è neppure antipolitica. E’ spettacolo, se vogliamo un’opera, anzi il capolavoro di uno dei più straordinari artisti contemporanei, Beppe Grillo. Il movimento sta al Parlamento come la Mongolfiera di Christo sta al passaggio industriale di Oberhausen. E’ un’installazione . In questi mesi in cui l’opposizione aveva davanti praterie da percorrere, i grillini ci hanno deliziato con una serie di performance fra il surreale e il comico: lunghe discussioni sugli scontrini, piccoli scandali familistici, idiozie assortite su sirene e micro spie infilate nella pelle dalla Cia, per non parlare dell’elogio del Kamikaze di Nassiriya.
L’unico risultato concreto dell’esercito di parlamentari penta stellati, l’abolizione del reato d’immigrazione clandestina, è stato sconfessato dai capi supremi. L’altra grande battaglia per cui è nato il movimento, la riforma della legge elettorale che fu alla base del primo “Vaffa Day”, è ormai accantonata, forse per sempre. Grillo e Casaleggio hanno scoperto che nominare i parlamentari è bellissimo e ora i grillini, alleati con Berlusconi, sono l’ultimo baluardo a difesa dell’orrido Porcellum. Un po’ come l’inceneritore a Parma, sarebbe stato giusto non costruirlo. Pizzarotti si è candidato per questo, ma una volta eletto ha scoperto che purtroppo non era possibile. Con questa gag alle spalle, per quanto oggettivamente esilaranti, è difficile che Grillo alle prossime elezioni confermi il successo di febbraio.
Ma è possibile, anzi probabile, che mantenga un forte consenso. Milioni di italiani sono disperati, totalmente sfiduciati dalla politica e non sarà certo questo governo a restituire loro una speranza.
Piaccia o no, e a me non piace sempre, l’unica alternativa al governo delle larghe intese è rappresentata da Matteo Renzi. Lo voteranno tutti, di destra e di sinistra ed ex elettori grillini, non per il giubbotto da Fonzie o i suoi programmi economici un po’ traballanti. Ma perché appunto incarna l’ultima speranza di uscire dalla crisi con una soluzione diversa da quella di strangolare i cittadini con le tasse per pagare gli interessi sul debito alle banche centrali. Lo voteranno perché vogliono cambiare un governo che non sta cambiando niente.

Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 22-novembre 2013

Lo Sapevate Che: Avviso ai Naviganti...



Solo L’Asse Latino Potrà Salvarci

Senza un’iniziativa politica  di Francia, Italia e Spagna il futuro governo tedesco non cambierà la sua linea di rigore, criticata anche dalla Commissione Ue. Ed è essenziale agire ora.
Perché non sia troppo tardi.

La  Commissione europea si è finalmente decisa a mettere sotto accusa la Germania per il suo accumulo di surplus commerciali esorbitanti. Purtroppo, non è un bel vedere che l’iniziativa arrivi seconda nel tempo dopo un’analoga denuncia da parte del governo americano che ha apertamente imputato a quello di Berlino di perseguire una strategia economica destabilizzante per i mercati internazionali. Il fatto che a Bruxelles abbiano scelto di muoversi soltanto a rimorchio dell’attacco partito da Washington ridimensiona alquanto le speranze che la Commissione trovi anche il coraggio di emanciparsi dalla latente sudditanza politica di cui soffre nei confronti della Germania e porti fino in fondo la conseguente procedura d’infrazione contro Berlino.
Tanto più perché le prime repliche del governo tedesco a queste accuse mostrano una pervicace volontà di proseguire sulla strada intrapresa. Vero è che al momento sono in corso serrate trattative fra Cdu/Csu e Spd per la formazione di un nuovo gabinetto. Merkel che i socialdemocratici vorrebbero più orientato a una strategia economica di espansione della domanda interna ed europea, ma le posizioni del partito della Cancellieri uscente ed entrante non paiono granché discostarsi dalle rigidità del recente passato.
Ai Rilievi Sugli Effetti negativi generali provocati dai propri surali commerciali l’attuale ministro dell’Economia ha replicato, in sostanza, invitando gli altri paesi a 'cadere in una trappola dialettica clamorosa. Perché come gli ha fatto sarcasticamente notare uno dei più autorevoli critici della politica tedesca, il premio Nobel Paul Krugman, “l’idea di un mondo in cui tutti sono in forte attivo della bilancia commerciale presenta qualche falla logica”.
Il problema cruciale, a questo punto, non è più tanto quello di trovare argomenti per denunciare l’ottusità della linea economica che Berlino impone all’Europa: ce ne sono ormai a iosa e il citato Krugman, per esempio, ne offre di nuovi ogni settimana. Ciò che oggi occorre è un’azione politica forte e congiunta delle altre tre maggiori economie dell’eurozona (Francia, Italia e Spagna) mirata ad aprire un contenzioso politico formale con la Germania, così incoraggiando anche la Commissione di Bruxelles a uscire dal complesso di inferiorità che segna ogni sua iniziativa quando si tratti di contrastare gli interessi di Berlino. Certo, non è impresa facile far muovere all’unisono Parigi con Roma e Madrid: la tentazione soprattutto francese di ricavare qualche regalia in più in un rapporto bilaterale con i tedeschi è ancora radicata. Resta, però, il dato di fatto che soltanto una pressione a tre – via Bruxelles – può avere qualche probabilità di successo nel far cambiare rotta alla Germania.
In Proposito, almeno a prima vista, si può riconoscere che il nostro presidente del Consiglio qualcosa fa o, meglio, dice. Enrico Letta per proclamare che “di austerità si può anche morire”, sopraggiungendo che sulla strada attuale del rigore “uber alles” le prossime elezioni del parlamento europeo potrebbero portare a Strasburgo compatti manipoli di partiti ferocemente contrari all’Unione europea. Giusto, giustissimo, ma si tratta soltanto di belle parole. Quanto alle iniziative politiche concrete per una svolta economica in Europa il nostro premier rinvia al momento in cui l’Italia avrà la presidenza del consiglio europeo nel secondo semestre dell’anno prossimo. E questo è sbagliato sbagliatissimo: si tratta di agire “hic et nunc” come si diceva una volta.  Soprattutto  perché – posto pure che la guida italiana dell’Europa produca i cambiamenti attesi – gli effetti economici delle novità comincerebbero a manifestarsi non prima del 2015 e si dispiegherebbero in termini di vita sociale soltanto nel 2016. Troppo tardi sia per rispondere al malessere di decine di milioni di europei sia per arginare la montante marea populista contro l’euro e l’Unione.

Massimo Riva – L’Espresso – 28 Novembre 2013

Delizia dell'Amore!...


Baci di Dama

Per 6 persone

100 gr di mandorle, 100 gr di zucchero, 100 gr di burro, 100 gr di farina, sale, burro e farina per la teglia. Per farcire: 150 gr di cioccolato fondente, poca panna.

Tritate molto finemente le mandorle e mettetele in una terrina. Unite il burro, lo zucchero e la farina. Impastate bene, aggiungendo un pizzico di sale. Da questa pasta ricavate delle palline leggermente piatte da un lato, quasi a forma di cupola e adagiatele su una teglia da forno, leggermente imburrata e infarinata. Cuocetele in forno preriscaldato a 180° per 15 minuti, poi lasciatele raffreddare. Fate sciogliere a bagnomaria, il cioccolato fondente, spezzettato, aggiungete un poco di panna. Lasciate leggermente intiepidire e farcite le palline col cioccolato, riunendole due a due.

Mangiar il Pesce con piacere!...


Pesce Baccalà Brandadè con Tapenade di olive, ricetta Spagnola

Per 4 persone

200 gr di baccalà già bagnato e dissalato, 1 dl di latte intero, 2 spicchi d’aglio, olio. Per la tapenade: 50 gr di olive nere snocciolate, 2 filetti di acciuga, 1 cucchiaio di capperi, il succo di 1 limone, pepe nero macinato, olio.
Fare cuocere a fuoco a fuoco dolcissimo in un pentolino 1 dl di olio con gli spicchi d’aglio. Quando l’aglio è dorato, spegnere e lasciare intiepidire. Frullare il tutto. Mettere il baccalà già bagnato, dissalato e spinato in una casseruola, coprire di acqua fredda e portare a ebollizione, schiumando se necessario. Togliere il baccalà dall’acqua e lasciarlo raffreddare. Trasferirlo in un robot, unire il dl di latte prima ridotto a metà a fuoco medio e frullare, unendo a filo l’olio all’aglio, come se si trattasse di una maionese, sino ad ottenere una massa compatta. Preparare la tapenade: tritare le olive nere con i filetti di acciuga e 1 cucchiaio di capperi, poi poco a poco emulsionare con 1 dl di olio, finendo con il succo del limone, e pepe nero macinato. Disporre il baccalà in un piatto di portata e servire con la tapenade messa in una ciotola.


Trota con Patate ripiene

 Per 4 persone

8 patate medie, 500 gr di filetto di trota, 1 arancia, un cucchiaino di pepe, 50 gr di valeriana, un pizzico di bacche rosa, olio, sale.

Lavate bene le patate e fatele bollire in una pentola con acqua fredda per 25 minuti, aggiungendo un pizzico di sale. Lasciatele raffreddare e pelatele, cercando di non romperle. Controllate che i filetti di trota siano ben pulite dalle lische, tagliate la polpa a dadini e cuocetela al vapore per 8 minuti. Trasferite i filetti in un piatto e conditeli con la scorza di ½ arancia grattugiata, il succo d’arancia, 2 cucchiai d’olio, un pizzico di sale che avrete emulsionato in una ciotola. Unite le bacche di pepe rosa sbriciolate e mescolate adagio. Tagliate le patate, ormai tiepide, nel senso della lunghezza, scavatele delicatamente e riempitele con qualche foglia di valeriana lavata e asciugata, su cui poserete l’insalata di trota.



 Pescatrice ai Broccoli

Per 4 persone

600 gr di pescatrice, privata dell’osso centrale, tagliata a pezzetti, 300 gr di broccoletti bolliti a vapore, 1 spicchio d’aglio, vino bianco, olio, sale, peperoncino.

In una larga padella con 4 cucchiai d’olio, unite i broccoletti tagliati a cimette, una presa di peperoncino piccante, la pescatrice a pezzetti, salate, mescolate e fate cuocere per 5 minuti, unite lo spicchio d’aglio tritato finemente, bagnate col un bicchiere di vino bianco, lasciate evaporare, e cuocete ancora per 15 minuti, mescolando ogni tanto. Servite.

giovedì 28 novembre 2013

Pensieri: Saluto


Liana Danese - Pietre

Pietre
Guardo i cigni nuotare
mi sento rabbrividire
il lago e' quasi ghiacciato
dal freddo vento polare
che e' arrivato
lo sento soffia dentro
un sibilo un lamento
spazza via lo smog
dalla citta'
o forse lo congelera'
per un po'
e non si vedra'
che il bianco candore
cigni che adorano nuotare
con la famigliola al seguito
nessun tremito
nessun vibrare
sono io che continuo a tremare.
Fa freddo
ora l' inverno si sta facendo sentire
comincera' a colpire
con la sua punta di ghiaccio
ma che mi punga al cuore non permetto
il mio calore terro' stretto
finche' verra' di nuovo estate...liana

Serena serata a tutti!

Pensieri: Saluto


Liana Danese -

Pietre

Stesso posto...stesso bosco...
e il panorama e' sempre lo stesso
non cambia mai
mi somiglia
per questo mi piace
perche' mi piaccio io
egoista?
narcisista?
non c' e' nulla di strano nel volersi bene
mi meraviglia chi non se ne vuole
chi si vorrebbe cambiare.
Chi vive in equilibrio non lo vuole fare.
E' come il vivere nella natura
tutto e' preciso
tutto e' calcolato
perfetto con qualche difetto
ma il respiro e' unitario
acqua erba cielo alberi terra pietre...
non ci sono cose segrete
sono visibili alla luce del sole
tutto cio' che mi piace per me e' amore.
E se ti piaci vedrai tutto migliore.
Continuo a respirar nel bosco
c'e' un buon odore.
Gli occhi vedono bello in ogni cosa
che si chiami abete o che si chiami rosa.
In ogni caso il bosco ha una sorta di magia
anche io ho la mia.
Anche tu avrai un luogo caro
impara a volerti bene
fallo per te stesso
vai in quel posto piu' spesso
e prova a riderti adosso...liana

Buon Giovedì a tutti!

Lo Sapevate Che: Pantheon....


Dialetto e falchetto forzista perfetto

L’ha detto Angelino Alfano nella conferenza dell’addio al Pdl: quel che conta è il futuro (ci poteva essere frase più perfida per un canuto leader?). Ma al futuro ci ha pensato prima Daniela Santanchè, il 14 novembre, con la cena dei falchetti nella sede di Forza Italia a Roma, cena anche salutare per preparare il Paese a un altro elettroshock, l’avanzata della nuovi cavalierini.
I Ragazzi Del’94 Il linguaggio telemitologico dei falchetti non può che allietare i fans del genere, certo anche del generone. “Mi consenti?”, chiede Luca Zappacosta, cravattone alla Emilio Fede (individuato su Facebook con il fratello Andrea da Lorenzo Mazzato, figlio della Santanchè) preposto a buttafuori con lista degli invitati come per una festa ai Parioli. L’amata espressione-simbolo del 1994 allarga il cuore, ecco le stimmate da Silvio, peccato però che vengano offuscate da un’affermazione non proprio da Crusca: “Non ho nulla di protestare”. Colpisce il sofisticato interloquire. “Serve un ricambio?”, chiede un giornalista a un falchetto. La risposta è da classe dirigente globale, modello Maurizio Gasparri: “Ahò! E noi che ce stamo a fa’?”.
Nidiate Alla Guerra Sotto il cielo dell’ex Pdl la confusione omitologica, tra falchi e colombe, è grande, non parliamo poi della bagarre tra i rampolli delle varie nidiate. Oltre ai falchetti figli della pitonessa (altro che irocervo!), ci sono le colombe della “Giovane Italia” di Annagrazia Calabria, amica di Santanchè e di Alfano, ma fedele a Berlusconi. Rumoreggiano indispettiti dalla popolarità mediatica delle nuove covate “L’esercito di Silvio” e gli “Studenti per la Libertà”. Motto politico della vibrata protesta: “E noi che finora ci siamo fatti un mazzo così?”. Il futuro appare rassicurante.
Il Verbo è stato tramandato.
Cavaliere Di Pancia Di sicuro a garantire il passaggio di una solida tradizione culturale saranno state madri come questo fulgido esempio di genitrice di falchetto invitata alla cena: “Abbiamo sempre votato per Berlusconi. Quando è sceso in campo”, dichiara circondata da microfoni (si noti la scelta perfetta delle espressioni berlusconiane), ero al settimo mese di gravidanza. All’annuncio della vittoria, mio figlio ha scalciato di gioia nella mia pancia”. Finalmente la dimostrazione scientifica: il Cavaliere sa parlare davvero alla pancia degli italiani.
Da Alberto A Silvio Poi si materializza un ritardatario, la cravattona non lascia dubbi: è un falchetto. “Ho fatto palestra fino a mo’”, spiega forbito. E nell’attesa che i suoi genitori arrivati in orario alla cena intervengano per farlo entrare, lancia perle degne di Alberto Sordi ai reporter: “Oh! Boni, state boni! Mbè? Per me Berlusconi è un mito, ha fatto un sacco di cose perbene per l’Italia e per Roma, sotto ogni volta, ha incentivato i commerci”. Sui commerci, nessun dubbio, in tutti i sensi. Ma quali provvedimenti ha apprezzato di più?, incalza disperato un giornalista: “Mo’, dire le cose in particolare, ? non lo so, zia!” Zia? Improvvisamente il portone si apre. Il falchetto prova a infilarlo ma senza fortuna. Commento politico: “Porco….due, cane!”. Se lo sente Dudù.

Denise Pardo – L’Espresso 28 Novembre 2013

Lo Sapevate Che: Renzi piace a tutti, ma non ai politici...


Ce la farà davvero a vincere? Si vedrà, ma intanto ha già il merito di avere oscurato le vecchie star

Piace perché è giovane, ma per questo tanti ne diffidano; a qualcuno fa venire il nervoso perché gira in bicicletta per far vedere ch è ragazzo e non spreca i soldi delle auto blu; altri apprezzano la sua pettinatura composta, per bene, confrontandola con gli antipatici riccioloni grigi di Grillo o il malinconico scalpo di Berlusconi, del resto in là tutti e due con gli anni, 65 il primo, 76 il secondo: mentre lui ne compirà 39 il prossimo gene a naio. Non si riesce ad immaginarlo che corre dietro alle ragazze, ma forse chissà, magari un colpo di fulmine. Né forse le ragazze osano, perché pur con quel sorriso vero e certe volte quello sguardo languido, si sa che i suoi pensieri sono altri, tutti politici, di carriera e di viva l’Italia. Del resto ha famiglia, moglie e tre figli, che non sfoggia per niente e che devono aver molta pazienza con lui, che sta sempre da un'altra parte a fare il sindaco di Firenze o a prepararsi a correre l’8 dicembre per la segreteria del suo partito, il Pd, e con la fissa di vincere poi le primarie per le elezioni politiche, e quindi le elezioni politiche stesse, quando ci saranno, diventando il prossimo presidente del Consiglio.
Matteo Renzi in tanti lo danno vincente ed è per questo che soprattutto buona parte del suo partito gli fa la guerra: come si permette, lui che dice cose di sinistra e di destra insieme, però comprensibili, talvolta facete, sempre appassionate e mai usando il politichese tanto caro al suo partito; che risponde allegro a ogni domanda anche villana ed elenca una gragnuola impressionante di cifre; che sa sbeffeggiare i nemici, amici e avversari con simpatica ironia, senza traculenza di Grillo, le menzogne di B e il veleno di certi mostri sacri della sua parte politica. Che lo  temono per quel che ha detto di voler fare, mandare tutto all’aria, mandarli tutti a casa.
Si capisce che queste colonne del nostro passato di sinistra rifiutino l’idea di non essere più amati, se non dagli aficionados di corrente. Meno si capisce perché non si siano accorti, o non vogliano accorgersi, che il tempo passa e pure le idee, i principi, il linguaggio e anche la cravatta cambiano, e che con quell’andazzo immobile e di linciaggio interno han finito sempre per perdere.
E’ cambiata pure la sinistra, passata dal Pci al Pds al Ds e attualmente attestata sul Pd, e ha ripudiato il comunismo, ha cancellato la falce e martello, poi persino il rosso delle bandiere, si è riempita di democristiani (lo stesso presidente del consiglio Letta, lo stesso Renzi, anche se apparentemente laici) e purtroppo si è fatta talvolta sorprendere con le mani nel sacco, azione considerata erroneamente patrimonio esclusivo di una certa destra briccona troppo spesso al governo e non abbastanza in galera.
Ecco quindi che al piacione Renzi, che ha contro tutta la destra, tutto il grillismo e buona parte della sinistra, si oppongono duramente, per la segreteria, il coetaneo Pippo Civati, 38enne di Monza, Gianni Pittelle, 55 anni di Potenza, e il rivale più forte, Gianni Cuperlo, 58 anni, triestino. Bravissime persone costrette dai tempi di intontimento televisivo a inventarsi anche loro una versione piaciona, vistosamente contraria alla loro natura di apparato. E’ la crudeltà di questi tempi che ancora risentono di ministre coi tacchi a spillo, di informazione massimamente tarocca, di parlare sempre d’altro insultandosi e del continuo rimandare parlamentare e governativo di tutto, per stare a galla, senza che nulla cambi e pazienza per il precipizio.
La politica rifiuta Renzi, anche quella che sa vedere lontano, che sfronda il personaggio dal suo magnetismo oratoriale e ne teme l’inconsistenza e l’impreparazione. Ma da troppo tempo ogni giorno gli italiani si beccano una delusione politica, sono disgustati e allontanati dal voto. Però ancora sperano che qualcuno sappia fargli sognare un cambiamento, dia loro un’idea di futuro più sicuro e dignitoso.
Saprà farlo quel simpatico giovanotto chiacchierone in pantaloni a tubo e camicia senza cravatta , quasi rock, che rincuora le folle come un presentatore televisivo tra i suoi fan? Non lo sappiamo, ma intanto è senz’altro un passo avanti che Matteo Renzi sia riuscito ad oscurare vecchie star in via di rottamazione come Silvio Berlusconi e pure Beppe Grillo.

Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 23 Novembre 2013

Specialità"rosse" con proteina...


Lingua di Vitello Stufata

Per 6 persone

Una lingua di vitello di circa 1 kg, 1 cipolla, un cucchiaio di farina, un cucchiaio di uvetta sultanina, ½ bicchiere di vino bianco, brodo, burro, zucchero, sale.


Ammollate l’uvetta in poca acqua tiepida. Lavate la lingua e fatela lessare in acqua bollente salata per 15 minuti. Scolatela, spellatela mentre è ancora calda, togliete eventuali ossicini e cartilagini rimaste, e affettatela per sbieco. In un tegame con 80 gr di burro, fatela insaporire a calore moderato per circa 10 minuti, toglietela e tenetela al caldo. Nello stesso fondo del tegame, affettate sottilmente la cipolla e fatela appassire. Aggiungete la farina, mescolate, aggiungete l’uvetta, sciacquata e strizzata, una presa di zucchero e il vino bianco. Rimettete nel tegame le fette di lingua, unite un mestolo di brodo caldo e fate cuocere. Quando la salsa sarà addensata e la lingua morbida, mettete la lingua in un piatto da portata e accompagnatela con la sua salsa di fondo cottura.

Pancetta Farcita

Per 6 persone

Una pancetta di vitello di circa 1 kg ( tagliata a tasca dal macellaio ), 2 cipolle, 2 carote, un gambo di sedano, 300 gr di carne tritata di vitello o manzo ), 100 gr di pancetta di maiale, ½ bicchiere di vino bianco, una scatola di piselli, un cucchiaio di pinoli, uno spicchio d’aglio, un cucchiaio di maggiorana,, 2 uova, 3 cucchiai di parmigiano grattugiato, 60 gr di burro, 2 cucchiai di olio, 1 foglia di alloro, sale, pepe.
Per decorare un rametto di salvia 3 pistacchi, 3 foglie di alloro, la buccia di un pomodoro.

Tritate una cipolla, mezzo gambo di sedano e una carota. Lasciateli rosolare per qualche minuto a fiamma viva con 60 gr di burro e 2 cucchiai d’olio, unire la pancetta di maiale tritata e la carne di vitello tritata, aggiustare di sale e pepe, bagnare con ½ bicchiere di vino bianco e lasciare cuocere per una decina di minuti.
Togliere dal fuoco e unire le due uova sbattute, il parmigiano, un pizzico di sale e pepe, i piselli , ben scolati,cotti a parte in un fondo di olio e cipolla, i pinoli, l’aglio tritato e la maggiorana. Posate su di un tagliere la pancetta di vitello e riempirla col composto. Con spago da cucina, chiudere accuratamente l’apertura, per evitare che durante la cottura esca il ripieno.
Mettere sul fuoco un recipiente capace, con acqua leggermente salata, aggiungere una cipolla, una carota, mezzo gambo di sedano e una foglia di alloro. Quando l’acqua bolle, immergervi la pancetta e farla cuocere per 2 ore a calore moderato. Sgocciolatela e lasciatela raffreddare, servirla tagliata a fette e decorata con il rametto di salvia e alloro e la buccia del pomodoro a modo di corolla, con dentro gli stami di pistacchio.
Anziché lessarla, si può cuocere in forno ma prima, fatta rosolare a fuoco vivo con un trito di salvia , rosmarino e olio. Aggiungere in forno, ogni tanto, un po’ di acqua o brodo vegetale, caldi.


Vitello Tonnato alla moda di Nonna Genia

 Per 6 persone

800 gr di rotonda di vitello, 1 cipolla bianca, chiodi di garofano, cannella, alloro, aceto bianco, 10 acciughe sotto sale, 1 tuorlo d’uovo duro, capperi, burro, sale e pepe.

Mettere la rotonda di vitello in un recipiente di ceramica o terracotta. Irrorarlo con aceto diluito a metà con dell’acqua. Salare, unire la cipolla pulita a pezzi, 3 chiodi di garofano, 3 grani di pepe, un pezzo di cannella, 2 foglie di alloro. Lasciarlo in infusione sino alla mattina successiva. In un tegame  con 30 gr di burro unire la carne scolata dalla marinata e farla rosolare da tutte le parti. Unire le acciughe lavate, diliscate e asciugate, ridotte a pezzetti. Farle sciogliere e unire un cucchiaio di farina, spolverandola sulla preparazione, unire il tuorlo disfatto e la marinata della carne. Quando il fondo sarà ristretto, aggiungere una manciata di capperi lavati in acqua calda. Dopo qualche minuto chiudere il gas. Prelevare la carne e appoggiarla su un piatto di portata, affettandola finemente. Passare l’intingolo di fondo al setaccio o al passaverdura e ricoprire la carne con il sugo ottenuto.  

mercoledì 27 novembre 2013

Pensieri : Saluto


Roberto Tona - foto L'Angelo blu


Questa sera il link lo dedico a mio marito e a voi amici auguro una splendida serata!


Pensieri: Saluto


I SOGNI SON DESIDERI

Felice Mercoledì a tutti!

Lo Sapevate Che: Il Sogno di Zoro...


La Retromarcia Della Destra Tra La Nostalgia Del Passato
E Le Divisioni Del Presente

“No, le primarie no!”, urla con voce roca l’uomo in camicia nera a metà sala.
“No, le primarie no!”, urla di nuovo a mo’ di mantra il militante della defunta ma ora resuscitante Alleanza Nazionale. Francesco Storace si
ferma sorride, lo guarda, ci ripensa. Forse ha esagerato, per il contesto ha osato troppo. Perché se è vero quel che prima di lui ha detto Domenico Nania, vale a dire che la differenza tra destra e sinistra è che la prima guarda indietro per trovare il futuro mentre la seconda guarda in avanti verso un futuro che non arriverà mai, allora ha ragione il militante.
Indietro, le primarie a destra non ci sono mai state. Anzi. Per essere rigorosi nella nostalgia dell’avvenire arrivando a scomodare Pierangelo Bertoli (noi siamo con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro, dice Nania), certi errori non andrebbero fatti, e il militante lo sa. Quella che in un sabato di novembre si sta tentando, al netto di fondazioni titolari di loghi e carte bollate, è l’ennesima marcia indietro dichiarata di un pezzo di militanza politica che ha visto i propri dirigenti sbagliare, sbagliando nell’assecondarli. Ora si torna insieme, tutti quanti a fare la destra, quella senza il prefisso “centro” a moderarne l’ardore. La destra esiste e deve riprendersi lo spazio occupato da Grillo, sostiene Storace. E per quanto possa sembrare arduo e poco trascinante tentare il ricompattamento delle truppe al seguito del carisma di Assunta Almirante, il tentativo va in scena. A frequentare con più assiduità certi contesti ci si accorge, con parziale sollievo, che solo a destra si riesce ad essere più divisi che a sinistra, e mentre la matura platea di signore, signori e auto sedicenti camerati scandisce commossa la parola che dovrebbe dare la direzione, realizzo che quel popolo, a prescindere dalla fedeltà agli ideali o all’etica, ha accettato di subire di tutto e farsi smorzare la fiamma dell’identità più forte pur di farsi rappresentare, in ultima istanza da Silvio Berlusconi. Ma ora è tutto dimenticato, tutto passato. Il ventennio berlusconiano, forse, si dice qui dentro, parrebbe finito anche per loro. Loro che quando dicono “Alleanza Nazionale” di fatto urlano Movimento Sociale Italiano, che fanno il saluto del legionario mostrando luccicanti celtiche, che si aiutano con karaoke mandando in loop l’inno nazionale e si fanno le foto con iPhone protetti dal tricolore. Loro che comunque, oggi come un tempo, ci credono ancora, e che per riorganizzarsi aprendo a un cambiamento, arrivano ad ipotizzare leadership contendibile, evocando primarie. Pensare che si stesse meglio quando si stava peggio, non stupisce più.

Diego Bianchi – Venerdì di Repubblica – 22 Novembre 2013

Lo Sapevate Che: Il Vetro Soffiato...


C’è un po’ di Bergoglio in quel Tolstoj

Per il grande scrittore russo il senso della vita è Dio. Per il papa pure. Ma occorre anche sporcarsi le mani nell’aldiquà

La casa editrice L’Epos di Palermo e la fondazione Amici di Tolstoj hanno pubblicato poco tempo fa un libro di notevole interesse e l’hanno intitolato “Perché vivo”. Il sottotitolo è “Riflessioni sullo scopo e il significato dell’esistenza”.
Si tratta di saggi e diari scritti da Tolstoj in una fase della sua vita quando l’ispirazione narrativa gli sembrava del tutto inaridita mentre urgeva dentro di lui una vocazione fin lì sconosciuta a predicare il bene e a educare quella che chiamava “la plebe”, i lavoratori, i poveri, gli esclusi, i servi della gleba, quelli che Gogol avrebbe poi chiamato le anime morte.
Aveva cinquant’anni l’autore di “Guerra e Pace” e della “Karenina” e durò trent’anni questa sua predicazione scritta in brevi note diffuse in tutta Europa e anche in Asia. Fino ai suoi 82 anni, quando fuggì dalla sua casa e andò a morire nella casa di un ferroviere dove era arrivato vagando senza meta nelle campagne russe.
“Perché vivo” contiene alcuni di questi saggi, credo i più significativi. Ne parlo oggi perché la loro attualità è sconvolgente. Non so se Papa Francesco li ha letti, ma quelle di Tolstoj sembrano parole sue quando si confronta con la cultura moderna e dialoga con i suoi credenti.
Tolstoj scrisse questi saggi tra il 1880 e il 1910; l’argentino Jorge Bergoglio divenne Capo della Chiesa cattolica nel 2013  e si esprime con pensieri e parole modernissime ma scritte un secolo prima da un russo.
Non è sorprendente?
Il tema di fondo lo troviamo nei titoli di alcuni dei saggi tolstojani, il primo dei quali è intitolato “Di che cosa soprattutto ha bisogno la gente?” E poi: “Come e perché vivere”. E ancora: “Perché io vivo?”. E segue: “Credete in voi stessi. Appello ai giovani”. E infine: “Il senso della vita”.
Tolstoj coglie una contraddizione di fondo insita negli individui della nostra specie: siamo animali animati da istinti animali, ma siamo al tempo stesso esseri pensanti e consapevoli di invecchiare e di morire. Questa è la contraddizione, riguarda l’istinto di sopravvivenza e la coscienza della nostra mortalità.
Questo Problema mi è molto familiare e a esso ho dedicato sei libri, l’ultimo dei quali uscito pochi giorni fa si pone il medesimo problema. La conclusione cui arriva Tolstoj è la fede in Dio che a me sembra invece un’ipotesi puramente consolatoria. Ma per far meglio conoscere ai lettori la contraddizione tra chi ipotizza un aldilà e chi cerca il senso soltanto nell’aldiquà, alcune citazioni del libro tolstojano saranno assai utili.
“L’uomo che ripone la sua vita nei godimenti non sarà mai tranquillo perché tornerà sempre nella sua mente la morte e morirà disperato. Proprio per questo si può vivere soltanto per compiere la volontà di Dio”.
“Dio è quella forza  che mi ha fatto così come sono. Se fossi un animale vivrei come vivono gli animali, senza sapere di vivere e senza chiedermi che cosa mi succederà dopo. Ma poiché so che morirò, io non posso non sapere che nella mia natura animalesca è stato posto qualcosa di non animalesco. Perciò io sono un miscuglio di animalità e spiritualità e mi ha inviato in questo mondo proprio quell’Essere che io chiamo Dio”.
“Ogni uomo, appena si desta in lui la ragione, ha la consapevolezza  di racchiudere in sé un essere separato: l’uomo considera se stesso separato da tutti gli altri e vuole il bene solo per sé; ma quando si rende conto dell’ineluttabilità della morte considererà la sua separazione priva di senso. La vita d’un essere separato non è vita ma soltanto apparenza di vita. La vita si manifesta solo quando ci si rende conto di quell’essere nuovo che è nato dall’animale ed è dotato di ragione. Se manca questa conclusione si commette lo stesso errore di una farfalla che, uscita dalla crisalide, continuasse a ritenere di essere quella crisalide dalla quale è ormai venuta fuori”.
E Infine: “Per salvarsi, non essere infelici, non soffrire, bisogna dimenticarsi di se stessi e l’unico modo di dimenticarsi di sé è amare. L’attività più importante della vita, anzi la sola importante, rimasta segreta agli uomini, consiste nel far accrescere l’amore in se stessi e negli altri. Possiamo guardare nella vita futura da due diverse finestre. L’una è in basso a livello animale e attraverso di essa non vediamo che uno spazio buio e questo ci fa paura; l’altra finestra è posta più in alto, a livello della vita spirituale e attraverso di essa scorgiamo la luce e la gioia. Che Dio esista o no, che esista o no la vita futura, in tutti i casi la cosa migliore che si possa fare è far aumentare in me l’amore perché l’accrescimento dell’amore accresce senza indugi la felicità. Per trovare la felicità devi amare la felicità degli altri. Il solo modo di servire se stessi è quello di servire gli altri e tu riceverai in cambio la più grande felicità del mondo: il loro amore”.
Queste cose pensava e scriveva Tolstoj. Il mio commento è:ha snidato Narciso che, amando gli altri, ottiene che gli altri amino lui, cioè te. Del resto, che cos’altro predica Bergoglio se non ricordarci il motto evangelico “ama il prossimo tuo come te stesso”? Purtroppo accade sempre più di rado. Questo miracolo Dio non l’ha fatto forse perché i miracoli non esistono al di fuori di noi. Solo ciascuno di noi può farlo nell’aldiquà illuminando quel buio della finestra bassa di cui parla Nev Nikolaevic quando cerca il senso della vita.
Eugenio Scalfari – L’Espresso – 28 Novembre 2013


Piatti per riscaldarci!: Legumi...


Imbrecciata di Legumi

Per 6 persone

120 gr di farro, 120 gr di orzo, 120 gr di grano, 120 gr di ceci, 120 gr di fagioli, 120 gr di fave, 120 gr di lenticchie, 2 cipolle, 3 foglie di alloro, 1 spicchio d’aglio, un pezzo di peperoncino, 300 gr di polpa di pomodoro, un pizzico di maggiorana.

Mettere a bagno separatamente i cereali e i legumi, sciacquati, in abbondante acqua fredda leggermente salata per 12 ore. Sciacquare e scolare cereali e legumi. Mettere in un tegame i ceci, coprirli con abbondante acqua, aggiungere la foglia di alloro e lo spicchio d’aglio sbucciato. Farli cuocere a fuoco moderato per circa 3 ore. Salarli al termine della cottura. Far cuocere separatamente i cereali e i legumi rimasti, coperti con abbondante acqua, aggiungendo qualche fetta di cipolla sbucciata e la foglia di alloro. Farli cuocere per un’ora circa, salarli quasi al termine della cottura. Tritare la polpa di pomodoro. Sbucciare la cipolla rimasta, lavarla e affettarla finemente. Farla appassire in un tegame con 3 cucchiai d’olio, il peperoncino e la maggiorana. Aggiungere i pomodori, insaporire con un pizzico di sale e far cuocere la salsa 15 minuti, mescolando di tanto in tanto. Scolare i cereali, i ceci e gli altri legumi, unirli alla salsa di pomodoro e farli insaporire per 8 minuti. Servire l’imbrecciata calda o tiepida, accompagnata con pane tostato sotto il grill.



Zuppa di Piselli Secchi con Pancetta

Per 4 persone

400 gr di piselli secchi, 2 carote, 1 costa di sedano, 1 porro, 1 cipolla, 50 gr di pancetta, 1 lt di brodo, 100 gr di prosciutto crudo in una sola fetta, 150 gr di pane a fette, olio, sale, pepe.

Mettere i piselli secchi a bagno in acqua per almeno due ore. Nel frattempo, sbucciare le carote e la cipolla. Pulire il sedano e il porro (tenendo la parte verde da parte). Affettare queste verdure e farle soffriggere in una casseruola con 3 cucchiai d’olio a fuoco basso. Quando saranno appassite aggiungere la pancetta e lasciare cuocere ancora per 5 minuti. Unire i piselli scolati, il brodo e regolare di sale e pepe. Lasciare cuocere per un’ora e comunque sino a quando i piselli siano ormai disfatti. La preparazione si può consumare così, oppure passare il tutto al frullatore e ridurre in crema. Abbrustolire il pane tagliato a dadini in una padella rovente con poco olio. Salarlo leggermente. Distribuire i crostini sulla minestra, messa nelle singole ciotole, aggiungere il prosciutto crudo tagliato a cubettini.

Velocissima Zuppa d'Orzo, Farro e Piselli secchi


Per 4 persone

300 gr tra farro, orzo e piselli secchi – 3 scalogni – 6 pomodori maturi – 1 carota – 1 costola di sedano – 100 gr. di pancetta coppata -  peperoncino in polvere – olio – pecorino stagionato.

Lavate i legumi e cuoceteli a fuoco lento per un’ora, in 1 lt e ½ di acqua, con la carota, gli scalogni tagliati a metà, il sedano e una presa di sale. Fate dorare la pancetta a dadini in una padella, unite i pomodori pelati e tritati, salate e cuocete a fuoco vivo per 10 minuti. Distribuite sulla zuppa il sugo e il pecorino e servite.

martedì 26 novembre 2013

Pensieri: Saluto

Papa Francesco

Una felice serata a tutti!

Pensieri . Saluto


I  SOGNI SON DESIDERI

Felice Giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: Italia Inquinata - La Denuncia di Un Esperto


Vietato Indagare Sui Veleni

Lo studio su Napoli è un modello.
Mentre con i metodi imposti dal governo i pericoli restano nascosti.
Il tecnico cha ha svelato i mali dell’Ilva accusa : le leggi non bastano
Colloquio con Giorgio Assennato di Giuliano Foschini

La domanda è: “perché non lo abbiamo fatto noi? E soprattutto, sapete che con le attuali norme italiane quei risultati scandalosi ai quali sono arrivati gli americani, noi non li avremmo mai saputi? Con le nostre metodologie, quelle volute qualche mese fa dal governo Letta, tutto sarebbe stato in ordine. Quando invece nulla lo è”. Giorgio Assennato, ordinario di medicina del lavoro, è direttore generale dell’Arpa Puglia e Presidente delle Assoarpa, l’Associazione di tutte le Agenzie regionali per l’ambiente italiane. E’ quel “rompicoglioni”, testuale, che la famiglia Riva voleva far fuori perché con le sue analisi per primo ha denunciato come l’Ilva stava distruggendo Taranto. Accetta di parlare con “l’Espresso” di quanto emerso nelle indagini degli americani sulla Campania: “Quando ho letto la vostra inchiesta sono saltato sulla sedia. Quello studio effettuato da una società di servizi americana per conto della US Navy è un paradigma nella valutazione e gestione del rischio per la popolazione residente in siti inquinati. Quella stima del rischio, l’integrazione di tre studi epidemiologici sulle famiglie dei militari (su cancro, malformazioni congenite ed asma), l’indagine sulla sicurezza alimentare, rappresentano un modello eccellente perché combina il rigore di un’osservazione scientifica pianificata e controllata. Ora mi chiedo: bravi gli americani? Ma l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, dov’è Peccato non abbia visto e partecipato”.
Che significa, dottor Assennato?
“L’intero sistema nazionale di protezione ambientale che è in attesa di una nuova normativa dalle Camere (da tre legislature si discute stancamente il progetto di legge Realacci-Bratti) avrebbe trovato un elemento operativo di grande crescita professionale in un’attività che finalmente riuscisse a definire la sinergia ambiente-salute attraverso l’interazione delle istituzioni ambientali con quelle sanitarie (Istituto Superiore di Sanità e Dipartimenti di Prevenzione delle Asl). Noi come dg delle Arpa italiane siamo stati convocati per discutere del caso Terra dei Fuochi e Campania, dopo le rivelazioni de “l’Espresso”. Però dobbiamo avere il coraggio di dire che la nostra legge non ci avrebbe permesso di scoprire quello che hanno fatto gli americani. Questo è inaccettabile.  E non è un discorso astratto: guardate che sta succedendo a Taranto”.
Il governo dice che a Taranto ha avviato un percorso virtuoso.
“E invece rischiamo un altro caso Napoli. Le procedure per la valutazione di impatto sanitario sono alla base del paradosso del caso Taranto. Nell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, in pratica il certificato che consente l’apertura dell’impianto) dell’Ilva vengono trascurati quasi del tutto gli aspetti sanitari: nessuno dice cioè quanto fa male alla gente quello che buttano nell’aria. Ed è lo stesso dirigente firmatario dell’Aia, con una contraddizione formidabile, a scrivere che “ la riduzione della capacitò produttiva dell’impianto, o la sua delocalizzazione anche scaglionata nel tempo, appaiono al momento come le più efficaci misure di mitigazione del rischio sanitario nell’area di Tamburi”. Cioè, dicono, vi autorizziamo a fare una cosa però, per stare tranquilli, la gente del quartiere Tamburi dovrebbe fare altro. Di fatto così hanno cancellato una norma regionale che utilizzava le stesse metodologie usate nello studio dell’US Navy. E che prevedeva in caso di sforamenti, immediate riduzioni delle emissioni inquinanti. E invece il governo lo scorso agosto ha varato il decreto voluto dagli ex ministri Balduzzi e Clini che rende inapplicabile la nostra legge per sapere se le nuove prescrizioni sono efficaci per tutelare la salute. Ci viene proibito di stimare il rischio cancerogeno come ha fatto UsNavy. A noi e a qualsiasi altra regione. Per questo abbiamo impugnato il decreto al Tar”.
Come può cambiare la situazione?
“E’ evidente che il problema è politico: penso che sia maturo il tempo per il Parlamento di approvare il progetto di legge Realacci-Bratti che, istituendo il sistema nazionale di protezione ambientale fondato sui principi di terzietà, sussidiarietà, rispetto dei livelli essenziali di tutela ambientale e finanziamenti adeguati, garantirà definitivamente i cittadini che l’Arpa non è lo strumento che suona la musica gradita ai governatori delle regioni (dei quali attualmente è mero ente strumentale) ma parte di un sistema tecnico-scientifico capace di offrire prestazioni omogenee e qualitativamente in tutta Italia. Non ci saranno sempre americani”.
Giuliano Foschini – L’Espresso – 28 Novembre 2013

Lo Sapevate Che: Per Posta---


Quell’odore della povertà che una volta era il nostro e che adesso infastidisce

Egregio Serra, sono diventato razzista. Spero in un suo consiglio per riuscire a riconvertirmi. Mi sono trasferito dal Piemonte all’Emilia in un edificio multirirazziale. Abbiamo la bellezza di sette etnie diverse. La prima cosa
Che ho notato è il puzzo in ascensore, sono soprattutto le signore pachistane ad avere poca dimestichezza con l’acqua. Poi il dopo terremoto:molta gente che era nelle tende è tornata a casa, i soli che resistevano erano gli extracomunitari perché la Protezione Civile forniva pasti gratis. Li hanno dovuti cacciare quasi a forza. Poi le spese di condominio non pagate che hanno messo in crisi l’amministrazione. A nulla  sono servite le intimazioni varie o la sospensione dell’erogazione dell’acqua. Si bevevano quella dei termosifoni con gli effetti che le lascio immaginare. Per evitare lo sfratto coatto sono andati in Pakistan e sono tornati con uno stuolo di bambini. Il Comune, che è di sinistra, gli ha fornito alloggio e servizi gratuiti. Il guaio è che mia moglie si è fatta amica di costoro che ogni tanto vengono in casa per fare il gioco dei mimi (le donne non sanno una parola di italiano dopo anni di permanenza). Io mi ritiro nelle mie stanze a soffrire in silenzio. Perfino la mia donna di servizio, che è moldava e parla perfettamente l’italiano, trova che noi italiani siamo troppo buoni con gli extracomunitari, che troppo spesso sono solo prepotenti e furbastri. Vorrei tanto fare una serena vecchiaia da ex comunista non pentito, na come vede non è mica tanto facile. E’ facile fare i liberal vivendo in quartieri esclusivi senza extracomunitari.
Maurizio Cugola

Caro Cugola, l’ultima riga della sua lettera è sacrosanta: per i benestanti è molto più facile coltivare sentimenti virtuosi. Con il culo al caldo, per dirla volgarmente, tutto diventa più facile. L’impatto, spesso poco gradevole, con il disagio sociale è riservato in buona dose a chi vive nelle periferie, ai meno abbienti, ai meno istruiti, ai più indifesi. Detto questo, e cercando di non fare del moralismo a buon mercato: se lei è un ex comunista non pentito, provi a sostituire alla parola “stranieri”, o perlomeno ad affiancarla, la parola “poveri”. Vedrà che la sua situazione psicologica farà qualche passo in avanti. La povertà, molto spesso, è uno spettacolo sgradevole. Quando eravamo poveri noi italiani, negli autobus l’odore sgradevole era del tutto autoctono: era una puzza tutta italiana, non per questo più amabile. L’igiene di massa ha coinciso con il benessere di massa.
Le politiche di integrazione, per quanto goffe e imperfette, a questo servono: a sperare che, diminuendo il tasso di emarginazione e di povertà, aumenti il tasso di educazione, di igiene, di istruzione, e la convivenza migliori.
Milioni di stranieri si sono già trasformati, nella quotidianità, in cittadini italiani. Lei ha ragione quando pretende che le istituzioni siano più vigili: la furbizia non deve mai essere premiata. E-aggiungo- si dovrebbe opporre una maggiore severità di fronte a quelle forme di violenza “patriarcale”, tipo la sostanziale reclusione di mogli e figlie, i matrimoni combinati e imposti con la violenza eccetera, che offendono i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Ma ha torto quando butta nel calderone generico del “razzismo” le sue difficoltà a rapportarsi con gli stranieri, il suo disagio, la sua insofferenza. Provi a parlarne con sua moglie, che mi sembra meno in difficoltà. Le donne, sa com’è, hanno più senso pratico di noi.

Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 22- 11- 2013

Delizie di Cioccolato...


Gherigli di Noci e Tartufi

Per 6-8 persone

         per i Gherigli di Noci

120 gr di gherigli di noci, 170 gr di cioccolato bianco.
Far fondere il cioccolato bianco grattugiato grossolanamente a fuoco basso, immergervi i mezzi gherigli di noci, scolarli con l’aiuto di una forchettina, adagiarli su un foglio di carta da forno e lasciarli solidificare. Richiudere un tartufino (ricetta seguente) fra due mezzi gherigli al cioccolato bianco.

          per i Tartufi

160 gr di cioccolato al latte, 160 gr di cioccolato fondente, 130 gr di panna, 60 gr di burro, 30 gr di zucchero semolato, ½ bustina di vanillina, ½ bicchierino di Rum, 2 cucchiai di cacao amaro.
Portare a ebollizione la panna con il burro, lo zucchero, la vanillina stemperata con poca panna. Togliere dal fuoco, aggiungere il cioccolato al latte e quello fondente grattugiati grossolanamente, far riposare per qualche minuto fin quando il cioccolato sarà completamente sciolto. Mescolare con un cucchiaio di legno. Mettere in frigo a raffreddare, quindi aggiungere il Rum; quando il composto inizia a rapprendere, lavorarlo un po’. Farlo rassodare. Fare quindi tanti mucchietti sopra un foglio di carta da forno e metterli in frigo per un’ora. Arrotolandoli, bagnarli nella polvere di cacao
amaro.


Speciali Primi Piatti!...


Canederli con Crauti

Per 4 persone

20 fette di pancarrè, 100 gr di burro, 3 uova, 2 dl di latte, farina, un ciuffo di prezzemolo, un lt di brodo di carne, 800 gr di cavolo cappuccio, un bicchiere di vino bianco, un bicchiere di aceto, 3 bacche di ginepro, 2 cucchiai di semi di coriandolo, una grattata di noce moscata, olio, sale e pepe.

Affettate sottilmente il cavolo, eliminando le parti più dure. In un tegame con 5 cucchiai d’olio, fatelo rosolare a fuoco vivace. Bagnate con il vino e l’aceto, unite le bacche di ginepro e il coriandolo, sale e pepe. Fateli cuocere coperti per un’ora a fuoco dolce. Lasciate per ora nel tegame al caldo.

Togliete la crosta al pancarrè e mettetelo a bagno nel latte. Riducete a pezzettini il burro, mettetelo in una grande ciotola e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente. Aggiungete nella ciotola 100 gr di farina, il pane strizzate e spezzettato con le mani, il latte, lavorate bene il composto con un cucchiaio di legno e aggiungete le uova, il prezzemolo tritato, una grattugiata di noce moscata, salate e pepate, amalgamate bene sin che il composto si presenti compatto. In caso fosse troppo morbido aggiungete un po’ di farina. Formate con le mani delle polpette di media grandezza, portate il brodo ad ebollizione e lessatevi i canederli per 15 minuti Scolateli e teneteli al caldo. Mettete su un piatto lungo da portata i crauti caldi e adagiatevi i canederli nel centro, serviteli subito caldi. 


Perciatelli in Nero alle Verdure

Per 4 persone

450 gr di perciatelli, 2 carote, 2 zucchine, 2 peperoni gialli, rosmarino e salvia, 1 dl di panna liquida, 1 bicchiere di vino bianco 3 sacchette di nero di seppia, olio, sale e pepe.

Pulite e lavate carote e zucchine. Tagliatele in 4 parti nel senso della lunghezza. Pulite e lavate i peperoni, eliminate semi e coste bianche interne. Tagliateli a listerelle e poi a dadini. In una padella con 4 cucchiai d’olio, fate rosolare tutte le verdure, aggiungendo qualche foglia di salvia e gli aghi di un rametto di rosmarino tritati finemente. Aggiungete il bicchiere di vino bianco, fate evaporare e cuocete ancora, dolcemente, per 15 minuti. Salate e pepate. Aprite le sacchette di nero di seppia e versatene il contenuto in una casseruolina, unite la panna, fate scaldare e amalgamate bene. Cuocete per 10 minuti, affinchè la salsa sia omogenea, salate leggermente. In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, fate cuocere la pasta al dente. Scolatela e mettetela in una zuppiera. Conditela con la salsa al nero di seppia. Unitevi verdure e mescolate delicatamente. Servite.

lunedì 25 novembre 2013

Pensieri: Saluto

Foto
Andrea Scanzi - foto di Aforismi per la Vita

Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto


Mario Pajetta - foto di Aforismi per La Vita

Buon Lunedì a tutti!

Lo Sapevate Che: Questa Settimana...


Perché Su Napoli Non Si Può Tacere

L’inchiesta dell’”Espresso” ha sollevato un mare di polemiche.
Che però non smentiscono i dati pubblicati. Forse ora invece di attaccare chi dà le notizie bisognerebbe parlare dei fatti.
E questi dicono che in Italia è vietato cercare i veleni….

Come era prevedibile, l’inchiesta sulla Campania avvelenata ha sollevato un mare di polemiche e fatto piovere in redazione decine di mail di protesta o di sostegno. A chi mi ha scritto – molti ancora prima di leggere il servizio – ho risposto personalmente , a tutti dal sito. Ma su due accuse è utile tornare: l’ennesimo attacco riservato solo al sud, alla Campania, a Napoli; una copertina “strillata”, allarmistica”.
La prima rimanda a una storia antica. Secoli di dominazione e sfruttamento, di offese e malversazioni, di luoghi comuni e di orgoglio umiliato rendono sempre assai difficile avvicinarsi ai problemi più profondi del Mezzogiorno e di Napoli in particolare, specie quelli che ne mostrano il volto meno solare e positivo. Nel 1877 in soccorso di Renato Fucini e del suo “Napoli” a occhio nudo”, feroce reportage su quella parte della città affamata, ammalata e stracciona, dovette accorrere don Benedetto Croce in persona; sette anni dopo Matilde Serao pagò “Il ventre di Napoli” con un ostracismo della città sottile ma implacabile; nel 1949 contro Curzio Malaparte, reo di aver raccontato con “La pelle” il drammatico esito della guerra, furono organizzati comitati di boicottaggio e stampati acidi pamphler; nel 1953 “Il mare non bagna Napoli”, con le pesanti accuse al silenzio degli intellettuali, costrinse Anna Maria Ortese a non mettere mai più piede a Napoli, città che amava profondamente.
Perfino Il “Fujtevenne” , fuggire, lanciato ai giovani napoletani da Eduardo De Filippo, perché cercassero altrove ciò che la città non offriva, fu interpretato da molti come un’offesa e non per quello che era, un appassionato grido di dolore, una sferzata a darsi da fare, cambiare. E infine non devo certo ricordare ai lettori dell’Espresso” Roberto Saviano e “Gomorra”, denunce che hanno inciso sulla sua vita personale e che lo hanno costretto a restare per anni lontano dalla sua città, Perché rispetto ad altri c’era l’aggravante delle origini, della napoletanità. Un tradimento.
La stessa accusa, si parva licet, è riservata ora a me per quella copertina. Non è facile spiegare ciò che si prova quando si è costretti a parlare della propria terra in questi termini. E dunque posso comprendere le tante perplessità (un po’ meno gli insulti e le bugie), ma quella copertina è volutamente provocatoria e durissima: perché se penso che la Campania è stata trasformata in discarica a cielo aperto; che le confessioni di pentiti hanno svelato una realtà che è ancora lì; che la Terra dei Fuochi continua a bruciare, allora mi convinco sempre più che per riportare tutti alla tragica realtà siano ormai necessari choc violenti.
Un Pugno Nello Stomaco, appunto. Tanto più necessari perché la tragedia campana, creata da anni di interramento illegale, alimentato dalla camorra, di rifiuti tossici provenienti soprattutto dal Nord, e testimoniato puntualmente da inchieste dell’Espresso” almeno dal 2005 a oggi, è ormai questione nazionale che chiama direttamente in causa il governo.
Insomma, sbagliato tacere. Perché dietro le accuse di allarmismo si nasconde spesso la pericolosa tendenza a una nuova assuefazione, utile a sopravvivere nelle difficoltà e fondata sulla negazione della realtà. Ecco perché continuo a pensare che rischiare di sbagliare per eccesso sia meglio che peccare per difetto di informazione: l’omertà fa presto a diventare generale assoluzione. E dunque sorprende che anche in ambienti intellettuali e avvertiti la rabbia sia indirizzata verso chi racconta la realtà e non verso chi dovrebbe finalmente pulire, bonificare, risanare la rete idrica, e non lo fa.
Così come sorprende che tra urla e insulti nessuno abbia finora fornito una sola cifra ufficiale per confutare la US Navy, forse perché oggi le competenze sono confusamente divise tra Asl, Arpa, Arin e Ministero della Salute: non sarà ora che anche in Campania e a Napoli si proceda a un monitoraggio serio, quotidiano, affidato a un unico soggetto pubblico responsabile, come del reso avviene in tutti i paesi che abbiano a cuore l’ambiente e la salute dei cittadini? E’ quello che chiede Giorgio Assennato che non solo apprezza la nostra denuncia, ma fa un passo avanti: i metodi americani sono quelli giusti da usare anche in Italia dove invece si fa di tutto per impedire, addirittura vietare di cercare le sostanze velenose.
Perciò sorprende che non sia proprio il sindaco – che all’”Espresso” chiede un miliardo di danni! – a farsi interprete di queste esigenze, visto che i suoi poteri in materia di salute sono pochi, mentre alta è la sua rappresentanza politica. Del resto, proprio tre giorni prima che andassimo in edicola, così lo apostrofa Aurelio De Laurentis, patron del Napoli calcio: “Caro Luigi, quale azione state mettendo in atto tu e il presidente della Regione Caldoro sull’inquinamento dei suoli in Campania? Qui ci vuole una class action. I napoletani e i politici permettevano che fossero sversate quantità incredibili di materiale cancerogeno”.
E lo stesso De Magistris in piena campagna elettorale, aprile  2011, diceva:”Su Napoli grava un’emergenza ambientale, legata chiaramente anche alla cattiva gestione del ciclo dei rifiuti, che è diventata ormai insostenibile. L’avvelenamento dell’ambiente, infatti, è stato funzionale a interessi trasversali di politici collusi, incapaci e “prenditori” di soldi pubblici, non certo di veri imprenditori. E’ assurdo negare che non ci sia nesso di causalità tra la Terra dei Fuochi, le discariche illegali, gli inceneritori e alcune patologie, anche molto gravi, riscontrate nella popolazione”. Sembra di leggere “l’Espresso”.
Bruno Manfellotto – L’Espresso – 28 Novembre 2013