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giovedì 31 ottobre 2013

Pensieri : Saluto


(Amo - La - Natura)

La poesia serve per nutrire quel granello di pazzia che tutti portiamo dentro, e senza il quale è imprudente vivere.

Federico García Lorca

Buon fine Weekend a tutti!

Pensieri: Saluto...


Il Senso Della Vita  -

Buon Giovedì a Tutti!

Lo Sapevate Che: Al Super Scienza Batte Leggenda...


Ti aggiri per il supermercato, afferri un prodotto, lo scruti prima di decidere se infilarlo, o no nel carrello. Nella testa, ti ronzano migliaia d’informazioni, quelle che ti ha dato l’amica “che sa sempre tutto” o che hai letto in rete. Ma sei sicura che siano tutte provate?
Dario Bressasinini, ricercatore al dipartimento di Scienza e alta tecnologia dell’Università dell’Insubria, ne ha analizzate un po’ e le ha raccolte nel suo libro Le bugie nel carrello. Un testo che smonta, apportando dati scientificamente provati, parte di quello che sappiamo sul tema alimentazione.
Per esempio, spiega che la sindrome del ristorante cinese, quel mal di testa attribuito al glutammato di sodio aggiunto ai piatti orientali, non esiste. O che il Kamut, ipernutriente e costoso cereale, non ha origine dall’antico Egitto, ma è un marchio registrato americano. Ci dice, insomma, che nel campo della nutrizione girano moltissime bufale, da svelare per fare scelte più consapevoli. Vediamole.
Per sfatare 5 luoghi comuni
Studi scientifici alla mano, un chimico universitario ti apre gli occhi su alcune false credenze. Eccole

I Vini Più Costosi Non Sono Più Buoni
Più è caro, più è di classe: lo pensiamo tutti. Ma in un esperimento scientifico pubblicato sulla rivista americana Journal of Wine Economics, da più di 6 mila degustazioni è emerso che quando gli assaggiatori sono ignari del prezzo giudicano migliore il vino mediamente meno costoso. “Un gruppo di scienziati californiani ha fatto lo stesso esperimento, mostrando il prezzo”, racconta Dario Bressanini. Lo studio ha dimostrato che quando assaggiamo due vini, uno molto più caro dell’altro, i nostri organi di senso percepiscono i sapori nello stesso modo, ma l’area del piacere, situata nella corteccia cerebrale, si attiva meglio nel momento in cui beviamo il più caro. In sostanza, il prezzo migliora l’esperienza sensoriale. Altri esperimenti sulle annate e sulle riserve hanno svelato che solo gli esperti riescono ad identificare una bottiglia pregiata.
Il consiglio: prova vini diversi e affidati al tuo gusto. Ma non aspettarti di apprezzare di più un vino costoso, a meno che tu non sia un sommelier. Non scendere però sotto i 4euro perché non è possibile che un prodotto di qualità costi così poco.
Il Kamut Non E’ Il Grano Degli Antichi Egizi
L’Italia è il Paese che consuma più Kamut al mondo. Ma sappiamo davvero di cosa ci tratta? “Tra le leggende che circolano intorno a questo cereale, la più curiosa è quella sulle sue origini”, commenta Bressanini. “Il Kamut è un tipo di grano, con chicchi grandi il doppio rispetto al frumenti. Non è nato nell’antico Egitto, come molti credono, ma è una varietà orientale, il Triticum turgidum, che è stata registrata e battezzata Kamut da un’azienda negli Stati Uniti. Viene utilizzato come ingrediente della pasta e dei prodotti da forno (grissini, fette biscottate, gallette). “Dal punto di vi
Sta nutrizionale”, aggiunge Dario Bressanini, “ha un contenuto di proteine, cioè di glutine, più alto rispetto al frumento (14,7 g. all’etto; il grano tenero ne ha 10,7 g. il grano duro 11,3 g.), quindi non è adatto a chi soffre di celiachia né di altre sensibilità al glutine.
Il consiglio: se ti piace il sapore del Kamut, compralo. Ma sappi che quello del gusto è l’unico dato che ne giustifica il sovrapprezzo (costa 4 volte il grano).
Le Uova Allevate all’Aperto Non Sono Più Nutrienti
La carta d’identità dell’uovo, un lungo numero stampato sul guscio, racconta molto del prodotto. La prima cifra dice come sono state allevate le galline. 0: significa alimentate con mangime biologico in uno spazio aperto di 4 mq; 1: allevate all’aperto, in uno spazio minimo di 2,5 mq; 2: allevate a terra, in capannoni (non più di 9 galline per metro quadrato); 3: gli animali sono in gabbia in 0,75 mq (poco più di un foglio A4). Il tipo di allevamento influenza la qualità dell’uovo? L’Università di Bologna ha fatto un test e ha trovato lievi differenze. Le uova delle galline allevate in gabbia hanno più albume e meno tuorlo e il guscio è meno resistente. Dal punto di vista nutrizionale (proteine, colesterolo, grassi) non si sono grandi variazioni.
Il consiglio: scegli le uova bio o da galline allevate all’aperto (numero 1) se devi preparare la pasta fatta in casa e la vuoi di un bel giallo vivace.
Il  Biodinamico Non Vale Più Del Bio
L’agricoltura biologia è  metodo di coltivazione ispirato al filosofo svizzero Rudolf Steiner; segue le regole di produzione del biologico ed è certificato come tale, ma tiene conto degli influssi astrali e prevede l’uso di preparati che stimolano la terra. Per esempio il corno letame, letame posto in un corno di vacca lasciato sotto terra per tutto l’inverno e poi dinamizzato, ovvero agitato da 40 a 100 volte; oppure i preparati da cumulo, fiori e piante fermentati in una vescica di cerco. “Una ricerca pubblicata su una rivista americana di agricoltura non ha rilevato differenze tra il suolo fertilizzato con i preparati biodngton State Univinamici e quello trattato in modo biologico. Quanto ai prodotti, all’Istituto di agroecologia della Washington University per tre anni hanno confrontato uve biologiche e uve biodinamiche per concludere che non ci sono distinzioni chimiche di rilievo; lo stesso studio ha analizzato le caratteristiche sensoriali (gusto, profumo) di vini biologici e biodinamici, senza rivelare differenze.
Il consiglio: visto che nessun dato fa pensare che il biodinamico sia meglio, etichetta gli ingredienti e affidati al tuo naso e al tuo palato. E occhio al prezzo!
Il Glutammato Di Sodio Non Fa Male
E’ una delle sostanze che suscitano più sospetti, responsabile, si dice, della cosiddetta sindrome del ristorante cinese, il mal di testa legato al consumo di cibi orientali. Un effetto che la scienza, dopo aver passato in rassegna tutti gli articoli pubblicati sul tema, non ha confermato, ma la differenza nei confronti di questa sostanza resta. “Il glutammato è un sale dell’acido glutammico, aminoacido prodotto dalla degradazione delle proteine presente in tantissimi cibi, come pomodori, alghe, parmigiano”, spiega Dario Bassanini. Gli orientali lo usano da secoli come esaltatore di sapore; ha funzione simile al sale, e come quest’ultimo va evitato a grandi dosi, ma non ci sono studi che ne evidenzino l’effetto negativo delle normali quantità sulla salute.
Il consiglio: come il sale, il glutammato va usato a piccole dosi se hai la pressione alta. Per evitarlo, controlla l’etichetta: estratto di lievito e proteine idrolizzate, a volte presenti nei dadi o in preparati simili, sono in realtà glutammato.
Puoi parlare con Dario Bressanini su twitter: https://twitter.cpm/DarioBressanini

Enrica Belloni – Starbene – Ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Provocazioni...



Salvaguardia, Ma All’Amatriciana

Nella Legge di stabilità l’Italia copia gli Usa, ma al contrario: senza risultati concreti dalla spending review, scatterà una clausola di sicurezza. Solo che da noi, anziché obbligare a tagliare la spesa, lascerà che aumentino le tasse…

Persino in Italia, dove, salvo in caso di guerre, rivolte o elezioni tedesche, le notizie di politica estera tradizionalmente non interessano più di tanto, in molti hanno notato quello che è stato chiamato lo shurdown del governo americano. Con una mossa che si è rivelata fallimentare, sia dal punto di vista dei risultati ottenuti sia dal calo di popolarità, i Repubblicani americani si sono rifiutati di approvare il finanziamento della spesa corrente del governo federale provocando la chiusura di molte attività, dai parchi alle cucine della Casa Bianca. Il Great Old Party sperava, così facendo di smantellare la riforma sanitaria di Obama ma, quando si è prospettata la catastrofe  dell’insolvenza americana rispetto al pagamento dei propri debiti, i senatori e un buon numero di deputati Repubblicani, guidati dal presidente della Camera Bochner, fortunatamente non se la sono sentita di insistere e hanno raggiunto un compromesso che è parso a tutti come una loro sconfitta.
Il Gop  sperava di ripetere la cosiddetta esperienza del “sequester”. Anche in quel caso, siamo nel 2011, Obama e i Repubblicani non si accordavano sul bilancio federale. Il presidente, come sempre, voleva tassare i ricchi e apportare tagli cosmetici, Boehner e i suoi preferivano solo ridurre la spesa pubblica. L’accomodamento raggiunto fu che i Democratici poterono alzare l’aliquota marginale di chi guadagnava più di 400 mila dollari l’anno e che le uscite federali sarebbero diminuite di 917 miliardi di dollari in dieci anni. Tuttavia, se entro l’anno successivo non si fosse raggiunto un accordo per ulteriori riduzioni, sarebbe scattata una tagliola di sequestri di ulteriori 1.200 miliardi di dollari fino al 2021 con una procedura di tagli lineari. Per dare un’idea, è come se in Italia si fosse deciso di abbattere gli esborsi dello Stato di 21 miliardi di euro l’anno per dieci anni! L’accordo non si è trovato e da inizio 2013 è scattato il sequester. Nonostante le catastrofiche previsioni di Obama, di 48 profezie di sventura se ne sono sicuramente avverate solo 22 e tutte di minor impatto. La disoccupazione ha continuato a scendere e il Pil ad aumentare, e se non si raggiunge un punto di incontro, nel 2014 calerà nuovamente la mannaia, soprattutto sul Pentagono.
Il Principio alla base del sequestro è semplice: sarebbe certamente meglio procedere con tagli mirati ma, poiché  i politici sono incapaci di incidere sulle uscite, in quanto sono blanditi o ostacolati dalle lobby e più spendono, più aumentano il loro potere di intermediazione, bisogna legar loro le mani con un meccanismo automatico. Fondamento di questa procedura è anche la ragionevole convinzione che l’accrescimento della pressione fiscale abbia effetti più recessivi del calo delle spese.
E così anche il governo Letta ha inserito nella Legge di Stabilità la sua bella clausola di salvaguardia. Attenzione però: il sequester all’amatriciana funziona in modo diverso. L’attuale testo della legge prevede che le misure di revisione della spesa pubblica dovranno essere adottate entro il 5 ottobre 2014. Se entro quel momento il povero commissario alla spending review non sarà riuscito a identificare, e il governo ad approvare, gli abbattimenti necessari, allora si procederà a una tosatura delle detrazioni fiscali (tipo la deducibilità degli interessi sui mutui o delle spese sanitarie) e a un aumento delle accise per un importo pari a 3 miliardi per il 2015, 7 per il 2016 e 10 dal 2016. In altre parole, lo Stato incasserà più soldi e la pressione tributaria aumenterà.
Che Paese innovativo: il governo ai comporta come quei parenti scrocconi che a inizio anno fanno il buon proposito di essere meno invadenti e di non presentarsi troppo spesso a saccheggiare la dispensa di casa tua, magari mettendosi a dieta. Se proprio non dovessero riuscire a mantenere la promessa, la punizione consisterà nel fatto che dovremo portarli ogni settimana a pranzo fuori. Punizione nostra, non loro.
Twitter@alednicola

Alessandro De Nicola – L’Espresso – 31 Ottobre 2013 

Delizia di Castagne...


Torta di Castagne

Per 6 persone

4 cucchiai di farina bianca, 4 cucchiai di farina di castagne, 1 etto e mezzo di zucchero, 3 cucchiai di cioccolato amaro in polvere, 4 uova, 1 lt di latte, 1 etto di amaretti, un bicchierino di Marsala, zucchero per il caramello.


In una grande terrina mettere la farina bianca, la farina di castagne, lo zucchero e il cacao. Formando un incavo nel centro, metterci i rossi d’uovo . Con una frusta amalgamare lentamente iniziando dai rossi e man mano, cercando di assorbire tutti gli ingredienti, aggiungendo poco alla volta, sempre mescolando il lt di latte. Aggiungere il Marsala, gli amaretti sbriciolati e le chiare montate a neve. Incorporare bene tutti gli ingredienti. In uno pirofila rotonda di 24 cm di diametro fare un caramello con 5 cucchiai di zucchero e una spruzzata di acqua. Mettere sul fuoco avendo l’accortezza di mettere sotto la pirofila un salvafiamma. Appena pronto il caramello farlo scorrere in tutta la superficie della pirofila e versarli la preparazione. Infornare a forno preriscaldato a180° per 1 ora. Togliere dal forno, e aspettare a servire che la torta sia fredda. Si può accompagnare con panna montata. 

Specialità con Verdure...


Ratatouille Provenzale

Per 6 persone

3 patate, 4 zucchine, 2 cipolle rosse, 400 gr di pomodori pelati, 2 melanzane, 1 peperone, 400 gr di prugne secche con l’osso, 3 spicchi d’aglio, 1 peperoncino piccante, un pizzico di timo, 2 foglie di alloro, 2 cucchiai di concentrato di pomodoro, un mazzetto di prezzemolo, un mazzetto di coriandolo, ½ cucchiaio di cannella, olio, sale. harissa facoltativa.

Tagliare le patate e le melanzane a dadi, le zucchine a rondelle, i peperoni e le cipolle a lamelle, mettere il tutto in una capiente casseruola aggiungendo anche le prugne, salare, unire le spezie e gli aromi, bagnare con una tazza grande di acqua e aggiungere 4 cucchiai d’olio, le erbe tritate, facoltativa la harissa.  Coprire la casseruola e far cuocere a fuoco dolce per 45 minuti, mescolando spesso e aggiungendo se necessario un po’ d’acqua tiepida. Unire il concentrato di pomodoro diluito in poca acqua, mescolare e lasciare cuocere ancora per 15 minuti.


Giardiniera di Ortaggi con Capperi e Olive

Per 4 persone

200 gr di asparagi, 100 gr di piselli sgranati, 100 gr di carote, 100 gr di sedano, 1 cucchiaio di capperi dissalati, 60 gr di olive taggiasche, un mazzetto di basilico, 1 cipollotto, un rametto di timo, olio, sale, pepe.

Spuntare le carote, privare il sedano dai filamenti, lavarli e tagliarli a dadini. Metterli in una ciotola e cospargerli con un pizzico di sale, lasciandoli riposare per qualche ora in frigorifero. Nel mentre pulire gli asparagi, privarli della parte dura, lavarli, tagliarli a pezzetti, lasciando le punte intere e cuocerli al dente a vapore. Lavare i piselli e cuocerli a vapore. Pulire il cipollotto delle radici e delle foglie e della parte verde più dura, lavarlo e tritarlo finemente, lavare basilico e timo. Asciugarli, spezzettare il basilico e tritare il timo e le olive snocciolate. Tritare i capperi. Togliere le carote e il sedano dal frigorifero, aggiungere il cipollotto, i piselli, gli asparagi, le olive, i capperi e il timo, qualche foglia di basilico, un pizzico di sale e pepe. Mescolare delicatamente gli ingredienti. Mettere nel bicchiere del frullatore 4 cucchiai d’olio, il basilico residuo spezzettato, frullare sino ad ottenere una salsa, insaporirla con sale e pepe. Disporre gli ortaggi in un piatto di portata e condire con il pesto preparato.


 p.s. Gli ortaggi si possono essere sostituiti a piacere.

mercoledì 30 ottobre 2013

Pensieri: Saluto


Giuseppe Messina - foto di (Amo - La - Natura)

Gli uomini che aspirano ad essere liberi, difficilmente possono pensare di rendere schiavi gli altri. Gandhi


Buona Serata a tutti!

Pensieri: Saluto


Fausto Maraldii (tradizione solare)

Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: L'Antitaliano...


Ignoranti e Perdenti

In Italia si legge poco e quel poco non si capisce. Né si sanno interpretare i numeri.
Bisogna riportare la cultura là dove la gente può scoprirla: in tv e sulla Rete

L’8 ottobre l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) ha reso noti i risultati di un’indagine curata dall’Ocse, il Programme for the International assessment of adult competencies (Piaac). Un’indagine, condotta nei 24 paesi che hanno aderito su un campione accuratamente selezionato di adulti in età da lavoro, tra i 16 e 1 65 anni, che riguarda le capacità di lettura e comprensione di testi scritti (literacy) e le capacità di problem solving.
L’Italia Risulta all’ultimo posto per literacy, al penultimo per numeracy e non ha consegnato i dati per problem solving. I ministri dell’Istruzione e del Lavoro commentano questo risultato, che definire deludente è un eufemismo, promettendo “un’inversione di marcia” e puntano i fari – come categoria più esposta – su quelli che chiamano Neet (Not in Education, Employement or Training), ovvero persone che hanno smesso la loro formazione e che non hanno ancora avuto accesso al mondo del lavoro.
A questo proposito ho letto un articolo di Tullio De Mauro che metteva in guardia dal puntare il dito solo sulla scuola, per analizzare invece – cosa infinitamente più proficua – le storie dei singoli Stati aderenti al programma. Una cattiva scuola non è necessariamente colpevole di un alto tasso di analfabetismo, ma la mancata attitudine a leggere libri e a tenersi informati sì. E le politiche che i singoli Stati hanno messo in atto nel corso degli ultimi secoli riguardo all’alfabetizzazione sono alla base della situazione attuale e degli scarsissimi risultati che il nostro Paese consegue quando partecipa a questo genere di studi. Sullo stesso argomento, Tito Boeri affronta la questione da economista e dà le cifre sul tasso di scolarità, bassissimo nei paesi in coda alla classifica. E il governo, pur promettendo un inversione di tendenza, abbassa la spesa per l’istruzione dal 10 all’8 per cento della spesa totale.
Questi i fatti, cui bisognerebbe prestare la massima attenzione; le conseguenze le abbiamo sotto gli occhi. Una società che non comprende ciò che legge e che non sa utilizzare le proprie conoscenze matematiche per interpretare i numeri riportati sui giornali o che sente in televisione, è una società schiava di chi la governa. Non è in grado di valutarne il lavoro, non è in grado di valutare le competenze dei singoli membri, nemmeno di quelli territorialmente più vicini, penso agli amministratori locali. Una società i cui membri sono vittime di quello che viene comunemente chiamato “analfabetismo di ritorno”, ovvero l’incapacità di stare al passo con le rivoluzioni tecnologiche che investono la vita di ogni giorno e il mondo del lavoro, è una società che in larga parte non s trovare percorsi alternativi a quelli già segnati.
Cito De Mauro che una volta ha detto, riguardo agli italiani alle urne: “Molti sono spinti a votare più con la pancia che con la testa”. A questo si aggiunge una legge elettorale iniqua che ha raggiunto l’unico risultato possibile: quello di far credere agli elettori che dal momento che tutta la politica viene ritenuta marcia, tanto vale votare il politico che potrà fare, all’occorrenza, il favore che serve. Una licenza, un posto auto, un letto d’ospedale.
Come Se Ne Esce? La strada è una sola: puntare sull’istruzione, arginare la dispersione scolastica soprattutto nelle aree del Sud più colpite dal fenomeno. Non ci sono altre soluzioni. Inutile pensare che giornalisti e scrittori facciano male il proprio mestiere. Inutile prendersela con gli editori. Se non c’è abitudine a leggere e l’Italia è un paese di lettori deboli (tra gli italiani considerati lettori una percentuale altissima legge un solo libro all’anno), non ha alcuna importanza che la stampa assolva male il compito di informare i cittadini o che le librerie siano intasate da libri di cucina (posto che ce ne sono di interessantissimi). Non ha importanza che la critica letteraria nel nostro Paese sia sempre più marginalizzata lasciando spazio a figure di critici improvvisati (molta parte dei nuovi critici ormai sono spesso pessimi scrittori che cercano di farsi largo mostrandosi crudeli e cinici, e colmando con la spietatezza e il gossip la mancanza di analisi).
Tutto questo non ha importanza se non si comprende che la letteratura deve entrare proprio dove per molti entrare è sinonimo di sconfitta, o di pubblicità. E cioè in televisione e sul Web. A febbraio del 2012 lessi delle poesie di Wislawa Szymborska in televisione – poesie! – e nei giorni seguenti “La gioia di vivere” (Adelphi) scala le classifiche dei libri più venduti  e arriva ai primi posti. La poesia veniva considerata senza mercato. Qualche giorno fa sulla mia pagine Facebook ho consigliato un libro che mi è capitato tra le mani, “L’utilità dell’inutile” (Bompiani) di Nuccio Ordine. In due giorni è diventato il secondo libro più venduto su Amazon. Se l’abitudine alla lettura in Italia sembra non risiedere più nei suoi luoghi d’elezione, dobbiamo iniziare ad aprirle altri spazi. Potremmo scoprire che ne vale la pena.

Roberto Saviano – L’Espresso – 31 Ottobre 2013 

Lo Sapevate Che: Stop al Riciclaggio...


Ma i Conti Correnti Sono a Rischio Caos

Le nuove regole prevedono l’autocertificazione e per chi non la fa in banca scatta il Blocco

Bologna. Il tour de force che le aspetta non è nulla rispetto alla paura di perdere clienti. Dall’inizio del nuovo anno le banche dovranno contattare tutti i correntisti che non si sono messi in regola con la normativa antiriciclaggio compilando e firmando, al momento dell’apertura del proprio conto, il questionario con il quale dichiarano di essere gli effettivi titolari.
Detta così, sembra quasi  una formalità. Peccato che l’obbligo, disposto dalla Banca d’Italia, riguardi tutti ma proprio tutti i correntisti, e non solo persone o società sospette. E se il cliente non si presenta allo sportello entro sessanta giorni dall’invito a dichiarare per iscritto di non essere un narcotrafficante, il conto dovrà essere immediatamente bloccato e poi chiuso, con la restituzione dei soldi. Senza tante distinzioni tra pensionati e casalinghe, uomini d’affari e grandi imprese. Una prospettiva che spaventa i grandi gruppi bancari, al pari dei piccoli istituti di credito, molto di più del lavoro necessario a inviare tutte le lettere. Anche perché, si sa, c’è chi le cestina senza nemmeno aprirle. Senza contare che molti istituti di credito hanno preso tempo, nonostante la normativa sulle verifiche antiriciclaggio risalga al 2007. Mentre altri non hanno provveduto a pianificare una campagna di informazione a tappeto, con avvisi agli sportelli o tramite il Bancomat. Cosa di cui, paradossalmente, rischiano di fare le spese proprio i piccoli risparmiatori senza ombre o, semplicemente, quelli che si recano raramente in banca. L’Abi, l’associazione di settore, minimizza: sicuramente tutti i correntisti saranno contattati per tempo. Come, si vedrà. Intanto la Banca di San Geminiano, per essere certa che i clienti si facciano vivi, ha pensato bene di bloccare i conti in blocco.


Natascia Ronchetti – Venerdì di Repubblica - 18 Ottobre 2013

Speciale: Piccolo menù in Gelatina...


Terrina di Formaggio e Pere al Pepe Verde

Per 4 persone

gr 400 di formaggio di capra fresco, un dl di panna fresca, 10 gr di gelatina in fogli, pepe verde, due pere William, 3 cucchiai di marsala, sale.


Mettete in bagno in acqua fredda 10 gr di gelatina in fogli. In una ciotola mettete 400 gr di formaggio di capra fresco, unite un cucchiai di pepe verde macinato e una presa di sale. Lavorate bene il tutto con un cucchiaio di legno. In un pentolino versate un dl di panna, fatela scaldare e unite i fogli di gelatina ammorbiditi e strizzati, lasciandoli sciogliere. Filtrate la panna in un colino e mettetela nella ciotola del formaggio, mescolate bene. Sbucciate una pera William soda, tagliatela a metà, eliminate torsolo e semini e riducetela a spicchi. Tuffateli in un pentolino con ½ lt di acqua e 3 cucchiai di marsala. Mettete sul fuoco e portando a ebollizione, cuocete per 15 minuti. Scolate gli spicchi e lasciateli raffreddare e asciugare su carta da cucina. Rivestite uno stampo da plumcake della capacità di 7 dl, con pellicola per alimenti, versatevi metà del composto di formaggio e fatelo rapprendere in frigorifero. Toglietelo, aggiungetevi uno strato di pere e terminate con il resto del formaggio. Rimettete lo stampo in frigorifero per almeno 4 ore. Sformate lo stampo su un piatto da portata, eliminate la pellicola, decorandola con una pera William tagliata a fettine sottili e un cucchiaino di pepe verde tritato grossolanamente. Servite con crostini di pane nero. 


Piccoli Soufflé al Parmigiano con Gelatina d'Uva

Per 6 persone

250 gr di parmigiano, 5 dl di panna fresca, 7,5 gr di fogli di gelatina, pepe nero in grani, una cucchiaiata di pinoli, una cucchiaiata di miele di castagno. Per la gelatina d’uva: 250 gr di uva moscato ben matura, 125 gr di mele renette, ½ lt di vino bianco secco, zucchero, pepe garofanato.

Ammorbidire la gelatina in 1,5 dl di panna. Grattugiare finemente il parmigiano e trasferirlo in una ciotola. Incorporare a filo la panna rimasta mescolando bene per rendere omogeneo il composto. Cuocere a bagnomaria sempre mescolando, per 8 minuti. Strizzare la gelatina e mescolarla al composto caldo facendola sciogliere. Lasciare raffreddare la crema mescolandola di tanto in tanto. Quando inizierà ad addensarsi, versarla in 6 piccoli stampini da soufflè e coprirli con pellicola, trasferendoli in frigorifero per 4 ore.

Preparare la gelatina: Lavare l’uva e sgranarla in una casseruola schiacciando leggermente gli acini. Mettere sul fuoco, unire il vino e portare a ebollizione. Abbassare la fiamma e continuare la cottura per 20 minuti, finchè gli acini risultino teneri. Sbucciare le mele, eliminare il torsolo, affettarle finemente e unirle all’uva. Mescolare e continuare la cottura finchè le mele risultino disfatte. Passare il composto attraverso un setaccio foderato da una garza e posato su una terrina. Lasciare sgocciolare il succo per 24 ore. Versare il succo ottenuto in una casseruola, aggiungere 500 gr di zucchero per ogni 6 dl di succo ottenuto e fare cuocere a fiamma dolce mescolando, finchè lo zucchero non si sia sciolto. Alzare la fiamma e far bollire rapidamente per far addensare la gelatina. Aggiungere una manciata di pepe, mescolare e togliere dal fuoco. La gelatina che non si userà per accompagnare i soufflè al parmigiano, si metterà in piccoli vasetti e si farà sterilizzare per 20 minuti. Servirà per altre preparazioni. Togliere i soufflè dal frigorifero, spolverizzarli con il pepe e i pinoli tostati. Lasciarli a temperatura ambiente sino al momento di servirli, accompagnandoli con la gelatina d’uva e un filo di miele di castagno.


e per finire


Gelatina di Caffè


Per 4 persone

4 dl di caffè decaffeinato, 10 gr di gelatina in fogli, un dl di acqua minerale naturale, 1,5 dl di panna fresca, semi di una stecca di vaniglia, pezzo di cannella, zucchero.

Versate in una ciotola 4 dl di caffè decaffeinato bollente, unite 10 gr di gelatina in fogli, prima fatta ammorbidire in acqua, mescolate finchè sia sciolta completamente. Poi unite un dl di acqua minerale naturale, zuccherate a piacere e versate il tutto in 4 bicchieri di vetro. Mettete i bicchieri in frigo per almeno 4 ore, in modo da fare rapprendere la gelatina. Fate scaldare in un pentolino 0,5 dl di panna fresca, quindi unite i semi di una stecca di vaniglia e 2 cm di cannella. Lasciate riposare la panna per un’ora, filtratela e mescolatela con un dl di panna freddissima, montatela leggermente con le fruste e versatela nei bicchieri. Servite subito.

martedì 29 ottobre 2013

Pensieri: Saluto




Fausto Maraldii (tradizione solare)

"Soltanto ad Halloween si può tentare di accendere una luce dentro le zucche vuote"

- ©Riflessi d'acqua -

Anche se non è festa italiana, per stare in allegria ben venga! 
Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto


Ottimista sempre -

Buon Martedì a tutti!

Lo Sapevate Che: Carta Canta....


Eppure Dragomira Era Tanto Brava

Le opere della bulgara Bonev sono state incensate dai giornali di Berlusconi e premiate dai suoi ministri. Ora tutti fanno a gara per demolirla. Solo perché ha osato dire quello che pensa del leader Pdl e della sua compagna

Siccome in Italia è morta anche la vergogna, capita persino che Agostino Saccà, l’esecutore materiale dell’editto bulgaro contro Biagi e Santoro (Luttazzi l’avevano già eliminato), lanci un altro editto bulgaro contro la bulgara Bonev, rea di leso Silvio e lesa Pascale. Lo fa su “Libero”, spiegando che nel 2003 non la raccomandò al dopo festival di Sanremo e non la portò a Raifiction perché fosse la sua amante: “Lo nego assolutamente. Era la fidanzata del vicepresidente del Milan “. Ah, beh, allora. E poi “pensavo fosse una piccola fiammiferaia uscita dall’inferno comunista” e, sebbene non avesse alcun “talento da attribuire”, “aveva carisma”. Dunque la raccomandò “per dimostrare che non era una mia raccomandata”. Non è meraviglioso? Al Dopofestival la fiammiferaia si dipinse pure “pittrice, modella, scrittrice, esperta di moda e consulente internazionale di vip”, dunque un imbarazzato Pippo Baudo dovette annunciarla “opinionista per giudicare il look dei nostri cantanti”.
Ma Almeno Saccà ha il coraggio delle sua cattive azioni. Tutti gli altri, manco quello. La Stampa berlusconiana fa a gara nel demolire la signora bulgara. Ferrara la chiama elegantemente “bottana”, Sallustri “una specie di attrice”, Belpietro “la pentita della mutanda”. “Libero” ironizza sul finto premio di tre anni fa al Festival del Cinema di Venezia, su “Tutti i fiaschi di Michelle, una Re Mida al contrario” e su “La peggior fiction degli ultimi 20 anni”. Ma che strano. Finchè orbitava nel cerchio magico del Cavaliere, Dragomira era omaggiata, incensata, riverita. Produceva fiction per Rai e Mediaset. Pubblicava romanzi per Mondadori. “Panorama” le mandava Mughini e, siccome l’intervista non era abbastanza encomiastica, gliela infiocchettavano a sua insaputa. “Il Giornale” di Belpietro la intervistava ogni due per tre scolpendone la “bellezza più coriacea che morbida”. E ho detto tutto. Nel 2010 Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali (“Il nuovo Bottai”, per “il Foglio”) ordinava al direttore generale Borelli di farla premiare in qualche modo a Venezia per il film “Goodbye Mama”, neppure terminato. E. per non nominare Silvio invano, la spacciò per una “attrice molto cara al premier bulgaro”. Tanto chi andava a controllare.
A Venezia Però presiedeva la giuria Quentin Tarantino e si rischiava un bagno di sangue molto pulp. Così un incaricato ministeriale scese dal rigattiere e ,pregandolo del più assoluto riserbo, commissionò una targa farlocca da ) euro: loghi del Mibace e dell’ignara Unione europea, iscrizione “Action for Woman. Premio speciale della Biennale nel 60° anniversario della Convenzione europea sui diritti dell’uomo”. Fu poi addobbata una sala del Festival con finto pubblico, finta stampa, finti fotografi e cineoperatori, con l’aggiunta dei ministri Galan e Carfagna, del sottosegretario Giro (il vice-Bondi) e parlamentari (anche euro) Pdl sciolti. Per far numero vennero aviotrasportati last minute 32 bulgari, alloggiati ovviamente al Cipriani, pare a spese di lei. La Carfagna prese la parola tutta emozionata e “orgogliosa di poter omaggiare una ragazza così coraggiosa”. Il Galan si congratulò a nome di Silvio, che poi intervenne in diretta via telefono. Quando “il fatto” raccontò il tutto, la stampa berlusconiana stese un velo pietoso. Per qualche giorno. Poi riprese con l’incenso. “Mi attaccano perché vinco, sono condannata a vincere”, dichiarò la Bonev al sempre disponibile “Giornale” di Sallustri nell’aprile 2011, quando il film uscì nelle sale. Costo per la Rai di Mauro Masi: 1 milione di euro. Incasso 66 mila. Un bell’investimento. “Intenso dramma al femminile tratto dalla sua storia personale e ispirato al suo romanzo “Alberi senza radici”  (Mondadori)”, turibolò “Libero” di Belpietro. Intanto “il Giornale” la promuoveva con coti superiori a quelli tributati a Russel  Crowe e Nicolas Cage fra gli attori e al registra iraniano Jafar Panahi, reduce dal gran premio della giuria a Berlino. Mica male per una “Re Mida al contrario” e “una specie di attrice”. Sic transit gloria Bondi.

Marco Travaglio – 31 Ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Fecondazione Assistita...


Un Figlio Oltre La Chemio

Vali si sta avvicinando al parto, e le sue gemelle stanno bene, crescono normalmente. Ma di normale, nella storia di Vali, s’è poco. La ragazza è infatti la prima al mondo ad aver concepito un figlio grazie agli ovuli formatisi nel suo tessuto ovarico trapiantato nell’addome dopo sette anni di congelamento; la ragazza aveva infatti avuto un tumore ovarico e, prima di sottoporsi alle cure necessarie, si era fatta prelevare e conservare il tessuto. Le altre trenta donne diventate madri nel mondo in circostanze analoghe hanno subito il trapianto nella sede naturale del tessuto, cioè nella pelvi.
La gravidanza di Vali accende dunque le speranze di molte donne che scoprono di aver un tumore quando sono fertili, ma che rischiano di diventare sterili a causa delle terapie: la dimostrazione del fatto che il tessuto ovarico stimolato con basse dosi di ormoni, può produrre ovociti sani e pronti per la fertilizzazione in vitro anche in distretti diversi da quello pelvico, costituisce un vero punto di svolta e apre nuove prospettive. Entusiasti, ovviamente, i medici che hanno seguito la ragazza in quella che, comunque, non è stata una passeggiata. Racconta infatti Kate Stern, del Melbourne IVF e del Royal Women’s Hospital, che  da molti anni lavorava per questo risultato: “Ogni giorno, dopo il trapianto, prima di tentare la fertilizzazione e nelle prime settimane di gravidanza, abbiamo dovuto sottoporre Vali a molti esami e test, e anche se lei, aiutata dal marito Dean, non si è lamentata neppure una volta, il percorso è stato lungo e complicato. Inoltre abbiamo dovuto lavorare molto con gli oncologi, per avere la certezza assoluta di non trapiantare neppure una cellula malata, visto che Vali aveva avuto un tumore proprio all’ovaio”.

Agnese Codignola – L’Espresso 24 Ottobre 2013

Speciale: Minestre di Stagione!...


Minestra di Riso, Latte e Castagne

Per 4 persone

120 gr di riso originario, 500 gr di castagne, 1,2 lt di latte fresco intero, burro, sale.

Incidete la buccia delle castagne con un coltellino affilato e arrivate fino alla pellicina, mettetele a bagno in acqua fredda per un’ora. Scottatele in acqua bollente salata per 5 minuti. Sgocciolatele, sbucciatele, eliminate la pellicina, mettetele in una casseruola con il latte freddo e fatele lessare. Prelevatene un mestolo dopo 15 minuti di cottura, frullatele con poco latte caldo e rimettetele nella casseruola. Unite il riso e fate cuocere ancora almeno per 20 minuti, mescolando spesso, in modo da ottenere una minestra densa. A fine cottura salate, amalgamate il burro e servite.


Minestra di Pasta e Patate

Per 4 persone

280 gr di spaghetti, 250 gr di patate, 3 spicchi d’aglio, 2 peperoncini piccanti, prezzemolo tritato, 60 gr di parmigiano grattugiato, olio, sale, pepe.

Sbucciare le patate, tagliarle a cubetti e farle lessare in una casseruola in acqua salata. Quando saranno tenere, aggiungere gli spaghetti e portare a cottura. In un padellino, far rosolare in 3 cucchiai d’olio gli spicchi di aglio tritati con i peperoncini. Unire il tutto nella casseruola con la pasta. Scolare il tutto e far saltare in padella per qualche minuto. Prima di servire cospargere con parmigiano e prezzemolo.


Minestra di Legumi e Costine

 Per 4 persone

200 gr. tra fagioli borlotti , cannellini, fagioli dell’occhio e ceci secchi. 2 piccole patate, 1 finocchio, 4 pomodori pelati, 4 cipolline borretane, 1 costa di sedano, 100 gr. di cicoria di campo, 1 porro, un pezzettino di scorza nera, 6 costine di maiale magro, rosmarino, salvia, chiodi di garofano, farina, bicarbonato, olio, sale, pepe nero.

Lasciate per una notte i legumi a bagno nell’acqua con un pizzico di sale. Sciacquateli, scolateli e portateli ad ebollizione con due litri di acqua, 1 cucchiaio di farina e 2 dl di olio, qualche foglia di salvia ed un rametto di rosmarino, aggiungete le patate a tocchetti, i pelati, le cipolline a quarti, il finocchio a spicchi, il porro ad anelli, il sedano a pezzetti, 2 chiodi di garofano. Regolate il sale e cuocete fuoco medio per 20 minuti. Eliminate la parte grassa delle costine e scottatele in acqua bollente per 2 minuti. Unitele alla zuppa e cuocetele per 30 minuti. Aggiungete la cicoria spezzettata e cuocete ancora 10 minuti. Unite alla zuppa un po’ di olio e qualche lamella di scorza nera e servite.


lunedì 28 ottobre 2013

Pensieri: Saluto


Roberto Tona - foto di "Invisibile"

Che buone...ve le offro per cena! Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto


La Quercia Incantata

"La musica mantiene in equilibrio la natura ed è indispensabile alla vita di ogni creatura: grazie al suo aiuto la tristezza non appassisce l'Anima."

Romano Battaglia


Buon lunedì a tutti!

Lo Sapevate Che: Il Mondo Difficile...


Il mio Odoardo
Ha ottenuto un master
In bicchieri mezzi pieni

Qualcuno affermava che il mondo è più difficile seguirlo che precederlo, oppure era il contrario, oppure nessuno ha detto niente. Ma il problema è quello.
Qualcuno ha detto che il mondo è crollato quando gli specializzati hanno preso
Il posto dei colti, qualcun altro ha capito che questo poteva diventare
una fantastica occasione per creare un nuovo mercato. La scommessa
è evidente, azzeccare quello che servirà sapere negli anni a venire per
inserirsi nel mondo boh. Da noi è più facile, il futuro viene ricontrattato
ogni anno a budget in flessione, e un master per la raccolta dei pomodori ha in fondo prezzi molto contenuti e un risultato immediato a tavola. Il business primario resta però l’illusione, e tutte le tecniche per raggiungerla scientificamente. E sta proprio lì la vera concorrenza.

www.massimobucchi.com – Venerdì di Repubblica – 25 Ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Parole Nel Vuoto....


Alla Bocconi Non Si Insegna Weber

Monti non ha capito la lezione: il vero politico sa unire l’etica della responsabilità alla capacità di convincere, con un po’ di demagogia.
Così è finito vittima del suo progetto di un nuovo centro.
Che in Italia è ormai pura utopia.

Le aventure politiche del prof. Monti, anche per la statura intellettuale del personaggio, si prestano a diverse considerazioni non solo riguardanti le italiche contingenze. Anzitutto, sulla natura dell’agire politico, intorno alla quale è preferibile essere disincantati fin dall’inizio che delusi in corso d’opera.
L’etica della responsabilità va benissimo, è fondamentale. Ma non può astrattamente separarsi dalla capacità di convincere. E questa, ahimè, non esiste senza carica anche demagogica. Solo quando le due dimensioni trovano un valido compromesso, allora abbiamo il vero Politico. Ma Weber non è insegnato alla Bocconi. E Monti ha così ribadito la dannazione della politica italiana dell’ultimo ventennio: da un lato, i “puri” responsabili (Cassandre, quando va male), regolarmente e inevitabilmente perdenti allorché “salgono” in politica, e dall’altro demagoghi “senza sapere”.
La Colpa di Monti consiste anzitutto nel non avere conosciuto se stesso, la sua sostanziale “im-politicità”, nell’essersi “tradito” fingendosi un capo politico, invece di proseguire nel suo ruolo di voce nobi
Le ammonitrice. Da questo suo limite “naturale” derivano i colossali errori che ne costellano la breve carriera. Il collocarsi dall’inizio con i Casini e Fini, distruggendo ogni immagine di novitas (piaccia o no, elemento essenziale oggi per “convincere” il pubblico) e insieme bruciandosi a priori ogni chance di ascolto presso l’elettorato ex berlusconiano.
L’assemblaggio nelle liste elettorali di personaggi d’ogni stagione, accomunati do al governo) – e a una forte libido di salire in Parlamento (meglio al governo) – e di restarci. Possibile che Monti lo scopra solo oggi? Un leader che non sa selezionare il proprio seguito! Quale dimostrazione di palese ignoranza sull’”animale politico” che caratterizza, forse, l’intera vita nazionale : il trasformismo!
Ma il fallimento di Monti può aiutare a comprendere un errore di fondo che si continua, da più parti, a compiere nella valutazione del quadro politico, non solo italiano. Anche Monti inseguiva, infatti, l’utopia di un nuovo centro. Sarebbe finalmente utile capire che questa ormai è ou-topia, cioè non-luogo e basta, e non eu-topia, felice dimora che sarebbe così bello raggiungere. Anzitutto perché nessun centro potrebbe mai nascere in Italia senza la radicale decostruzione delle attuali casematte di centro-destra e centro-sinistra.
Un Centro Aggiunto A Esse è fisicamente impossibile. Ma anche nel caso (augurabile o meno, nulla importa) che Pd e Pdl-Forza Italia esplodessero, cambierebbe probabilmente ben poco. Per la semplice ragione che in tutte le democrazie occidentali il centro non è che il fuoco prospettico verso cui convergono le azioni di tutti i contendenti. Non si “sta” al centro, ma si tende al suo punto, per diverse vie-
E’ questa situazione generale che rende possibili le grandi coalizioni, di cui la coalizione al governo oggi in Italia è tanto paradossale quanto, a mio avviso, necessaria espressione.  Quando questa condizione delle democrazie occidentali non venga elaborata dalle forze politiche, la tragedia delle grandi contrapposizioni del secolo breve, 1914-1989, è destinata a finire in farsa – e la favola narra di noi.
Ciò significa che il conflitto diviene esterno rispetto agli spazi istituzionali? “Contingente” rispetto al gioco che vi si svolge? Non lo so. Ma so di certo, che nessun grande partito di centro, capace di costituire un sistema di potere, contro una destra e una sinistra, nascerà mai più.
E’ questa la geografia di un’Atlantide sommersa-
Massimo Cacciari – L’Espresso – 31 Ottobre 2013

Funghi, alla grande....


Insalata Tiepida di Porcini, Chiodini e Patate

Per 6 persone

1 kg di patate di media grandezza, una busta da 40 gr di porcini secchi, 1 kg di funghi chiodini, 1 etto di burro, sale e pepe.


Mettete a bagno i funghi secchi in una tazza di acqua tiepida, per 30 minuti. Bollite in acqua salata 1 kg di patate di media grandezza, scolatele e pelatele.. Fate fondere in una larga padella 100 gr di burro. Unite 1 kg di funghi chiodini, privati dei gambi e cuoceteli per 5 minuti. Aggiungete i funghi porcini, scolati dalla loro acqua e tagliati a metà. Continuate la cottura fino a completo assorbimento del liquido di fondo. Regolate di sale, pepe, e proseguite la cottura a fuoco molto dolce fino a che toccando i funghi, con i rebbi di una forchetta, risultino morbidi. Servite tiepidi.


Cappelle di Funghi Ripieni

Per 6 persone

6 funghi porcini medi, pangrattato, prezzemolo, aglio, vino bianco secco, olio, sale

Pulite i funghi con un panno morbido, staccate le cappelle dai gambi.. Tritate finemente i gambi, un ciuffo di prezzemolo e un aglio. In una padella con 2 cucchiai d’olio, fate rosolare il trito preparato, salando e aggiungendo ½ bicchiere di vino bianco. Dopo 10 minuti di cottura, togliete la padella dal fuoco e aggiungetevi 3 cucchiai di pangrattato. Amalgamate bene e riempite con questo composto le cappelle dei funghi, sistemandoli in una teglia unta d’olio. Condite ancora la superficie con altro olio e infornate a forno preriscaldato a 170° per 20 minuti. Servite caldo.


Funghi in umido alla Toscana

Per 4 persone
gr 500 di funghi porcini, 3 spicchi d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, 1 cucchiaio di salsa di pomodoro, ½ limone, olio, sale, pepe.

Pulite accuratamente i funghi con un canovaccio e affettateli. Versate in un tegame (possibilmente di terracotta), 4 cucchiai d’olio, l’aglio schiacciato e un po’ di prezzemolo tritato, fate rosolare. Aggiungete i funghi, sale, pepe ed eliminate l’aglio schiacciato. Dopo qualche minuto, aggiungete la salsa di pomodoro, diluita con un po’ d’acqua. Fate cuocere per 15 minuti e unite il succo di limone. Servite caldo.




domenica 27 ottobre 2013

Pensieri: Saluto


City of Flower

Buona, felice, serena, serata a tutti!

Pensieri: Saluto


(Amo - La - Natura)

Buongiorno cari amici, è una bellissima giornata! Lasciate i problemi e le difficoltà alle spalle. Guardate fuori dalla finestra. Aprite il vostro cuore ai vividi colori mattutini, ai suoni soavi che la natura ci regala invogliandoci a rinascere a nuova vita. Gli uccelletti cinguettano felici sugli alti e verdi pini, l'aria frizzante del mattino è già carica di nuove e intense essenze di vita. La notte è passata, portandosi via il suo carico di ansie e timori. Un nuovo giorno è arrivato e voi con esso ricomincerete a vivere questa giornata, appena nata!

Tina Guarino

Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: Il Vetro Soffiato...


Qui Si Fa L’Europa O Si Muore

Eco ha ragione:
l’identità europea si è deteriorata.
Per ricrearla bisogna partire dalle istituzioni,
 non dal sentimento popolare

Nella “Bustina di Minerva” della scorsa settimana Umberto Eco mette sotto la sua lente d’ingrandimento il tema dell’identità europea, diventato di stringente attualità, e osserva che quell’identità si è assai deteriorata. Si potrebbe anzi dire, ed Eco infatti lo dice, che sia addirittura scomparsa sotto le ondate del razzismo e di un ritornante nazionalismo tanto più nefasto quanto più al di fuori e contro una positiva evoluzione che avrebbe dovuto portarci verso la nascita degli Stati Uniti d’Europa.
Eco ricorda che fin dagli albori dell’anno Mille gli studenti e i docenti si trasferivano da un’Università all’altra comunicando tra loro attraverso il latino che era rimasta la lingua franca comune a tutti quelli che appartenevano alla classe colta. Per tutti i successivi mille anni le classi colte e gli artisti continuarono a scambiarsi opinioni, opere, scoperte, trasferendosi anche fisicamente da un paese all’altro, trovando committenti dovunque e cordiale ospitalità. Per qualche secolo la lingua franca continuò a essere il latino, ma poi le si aggiunsero e infine la soppiantarono altri linguaggi, in parte derivanti dal celtico, in parte dallo stesso latino e dall’anglosassone. A un certo punto l’ostacolo linguistico fu superato dallo spagnolo, dal sassone, dal francese fino a quando a partire dal Seicento – la lingua comune delle classi dirigenti divenne il francese, poi affiancato e infine soppiantato dall’inglese.
Eco Ricorda con nostalgia il “germanesimo” che si coglie in alcuni personaggi proustiani, anche mentre infuriavano guerre sanguinose tra i due paesi. Potrei aggiungere che perfino in tempi nazisti c’erano in Germania ufficiali e gerarchi del partito che adoravano l’arte italiana, la musica francese, i romanzi russi e lo sperimentalismo inglese. E perfino le grandi opere di autori di origine ebraica: ma poi, terminata la lettura o il concerto in questione, riprendevano freddamente a trucidare ebrei nei campi di concentramento e a lanciare bome sulla popolazione civile di Londra e di Parigi. L’identità europea era dunque strettamente limitata alla classe colta e molto spesso dissociata nei comportamenti di quelle stesse persone. Comunque non fu mai un’identità politica: le nazione europee, le loro classi dirigenti e i popoli si sono massacrati per 2 mila anni di seguito passando da una guerra all’altra con brevi pause che non furono mai una vera pace ma soltanto transitori armistizi. Bisogna arrivare al 1945 per trovare finalmente una pace che sembra ormai consolidata da un comune sentire di popoli e di classi dirigenti che hanno deposto le armi; una situazione del tutto nuova che dura ormai da quasi settant’anni e speriamo duri per sempre. Ma gli Stati Uniti d’Europa no, non sono ancora nati, c’è una confederazione guidata dai governi nazionali di 28 paesi, 17 dei quali hanno una moneta comune e cresceranno ancora in numero.
Ma E’ Esatto Dire che l’identità europea è ancora lontana, i popoli non la sentono e anzi regrediscono verso il razzismo, il nazionalismo, l’anarchismo, i localismi, proprio nel momento in cui la società globale si afferma nell’economia in tutto il mondo e crescono Stati che rappresentano interi continenti: la Cina, l?india, il Brasile, l’Africa meridionale, è sempre più integrata, ma l’identità politica resta del tutto inesistente e quella economica procede con passi ancora molto stentati. Esiste una qualche soluzione a questo scottante problema? Per quanto mi riguarda ci ho pensato a lungo e sono arrivato alla conclusione che la costruzione di un’identità politica europea non si può raggiungere partendo dal sentimento popolare, Per questa strada non arriveremo mai a realizzare  l’obiettivo che ci proponiamo, anzi andremo (stiamo andando) indietro.
Dobbiamo Partire Dall’Alto  Dobbiamo operare sulle classi dirigenti affinché costruiscano vere e proprie istituzioni europee, con successive ma rapide cessione di sovranità da parte delle istituzioni nazionali. Oggi la sola istituzione europea dotata di poteri autonomi è la Banca centrale (Bce) sebbene i suoi poteri siano ancora limitati e il suo direttorio sia ancora nominato sulla base di accordi tra i governi nazionali. Così non va, ci vogliono istituzioni schiettamente europee, forze politiche europee, un Capo della federazione eletto da tutti i cittadini europei e così un Parlamento con i poteri che attualmente hanno i Parlamentari nazionali.
Questa è la rivoluzione  che deve accadere entro i prossimi dieci anni, ma è inutile illudersi che possa avvenire senza che si profili un’egemonia e una leadership politica. Democratica certamente, nel senso che l’egemonia e la leadership debbono risultare dal peso effettivo del paese che lo merita e deve essere contenibile in qualunque momento. Oggi il paese egemone c’è ed è la Germania. E’ egemone di fatto e vuole esserlo, ma non vuole assumersi la leadership, preferisce personaggi di modesta levatura e senza alcun potere effettivo; vuole insomma gestire l’Europa ma per interposte persone. Questa è lì egemonia peggiore perché non è contendibile e mantiene l’Europa a livello di confederazione.
Abramo Lincoln per superare una situazione analoga scatenò una guerra che fu poi battezzata col nome di guerra di secessione e costò all’America 600 mila morti, più del numero di americani morti nelle due guerre mondiali sommati insieme. In Europa non corriamo più questo pericolo perché “abbiamo già dato” massacrandoci tra noi per 2 mila anni dopo la “pax romana”. Ma dobbiamo insediare una leadership effettiva e continentale, oppure saremo irrilevanti in un mondo globale dove i continenti si confrontano tra loro.
Eugenio Scalfari – L’Espresso – 31 Ottobre 2013


Lo Sapevate Che: Ubriachi di Emozioni...


Con paradosso solo apparente, l’altra faccia dell’inquietudine adolescenziale è nientedimeno che la noia

Da sempre l’adolescenza è sinonimo di inquietudine, di irrequietezza, di insofferenza, di smania di crescere, anche a costo di bruciare le tappe. L’aspirazione a diventare in fretta (o meglio, ad essere riconosciuti come) adulti, la voglia di sperimentare emozioni forti di avventure sempre nuove, il desiderio di trasgressione sollecitano i più giovani a vivere ad alta velocità, ad ubriacarsi di esperienze e sensazioni, spesso senza darsi nemmeno il tempo di digerirle e metabolizzarle, quasi come se fossero incapaci di assaporarle e distinguerne il gusto - talvolta dolce e zuccherino, talaltra deciso e stuzzicante – e preferissero, piuttosto, centrifugare tutto in un grande frullatore e ingurgitare la vita in un sol sorso.
Perennemente inebriati dalla ricerca di un divertimento a tutti i costi, ubriachi di emozioni intense ma fragili e passeggere, gli adolescenti del terzo millennio, spesso imitando i loro amici più grandi, passano senza soluzione di continuità dall’aperitivo pre-serata consumano stancamente in qualche bar alla moda, alla serata in discoteca vissuta all’insegna dell’ipnosi di gruppo e dello sballo, all’irriducibile cicchetto post-serata, estremo tentativo di prolungare ancora per qualche momento la messa in scena dell’effimero, destinata a ripetersi sempre uguale a se stessa, secondo un copione già scritto e rivissuto decine e decine di volte.
Nessuno stupore, dunque, se l’altra faccia dell’inquietudine adolescenziale è nientedimeno che la noia. Più che irrequiete e trasgressive, le giovani generazioni appaiono spesso annoiate, apatiche, intorpidite, prive di spirito di iniziativa, incapaci persino di divertirsi veramente, di godere di una convivialità genuinamente appagante, di gustare appieno la vita, con i suoi tanti differenti sapori.
Eppure, sotto questa maschera di indifferenza e di abulia, spesso si nasconde un’indicibile sete di senso di autenticità, il desiderio ineffabile di qualcosa di più, che vada oltre la consueta ed indolente tarantella delle serate in discoteca, della ricerca di un piacere tenacemente rincorso ed agognato, ma mai assaporato fino in fondo. E allora tocca agli adulti, facendo tesoro della loro stessa esperienza, incoraggiare i più giovani a coltivare una disponibilità al pieno godimento della vita; insegnare loro, con l’esempio prima ancora che con gli ammonimenti, a gustare ogni singolo sorso, a centellinarne il nettare, anziché trangugiarlo con foga e assuefazione.
Solo allora gli adolescenti e le adolescenti riusciranno ad approdare ad una genuina accettazione degli alti e bassi della vita, inevitabili ma talvolta utili e formativi, affinchè – come cantava Caparezza in uno dei suoi brani più famosi – possano trovare una via di uscita dal “tunnel” angusto ed avvilente di un divertimento a oltranza e imparare a far tesoro di tutti i momenti della vita, “tristi e divertenti”, anziché rassegnarsi a vivere “di momenti tristemente divertenti”.

Alessandra Mastrodonato – Bollettino Salesiano- Ottobre 2013

Delizia con Castagne...


Crema di Castagne servita in Coppa

Per 4 persone

600 gr di castagne fresche, 300 gr di crema pasticciera (ricetta nel libro), 50 gr di burro, 2 dl di latte, vanillina, rum, zucchero, 2 dl di panna da montare, 3 cucchiai di granella di cioccolato..

Incidere con un coltellino il guscio delle castagne e farle lessare per 20 minuti in acqua non salata. Sbucciarle e cercare di eliminare tutti i residui di pellicine. Trasferirle in una casseruola col latte e farle bollire per altri 30 minuti. Scolare le castagne e passarle al passaverdura sino a ridurle a purea. Farle ammorbidire in una casseruola unendo il burro e mescolando delicatamente perché il composto non attacchi sul fondo. Deve risultare omogeneo e senza grumi. Lasciare intiepidire il composto e unirvi la crema pasticciera, una bustina di vanillina e 2 bicchierini di rum. Mescolare con delicatezza molto bene il tutto. Montare la panna molto soda e incorporarne i 2/3 delicatamente all’impasto. Versare il composto o in un'unica coppa grande o nelle coppette singole. Tenere la preparazione nel frigorifero sino al momento di servirlo. Prima di servire, guarnire la superficie con la panna rimasta e la granella di cioccolato.


Nel caso si usassero castagne secche, lasciarle in ammollo in acqua per circa un’ora. Poi lessarle in acqua per un’ora e poi ancora per mezz’ora nel latte.

Speciale: Primi Piatti...


Ravioli Russi, ricetta Russa

Per 4 persone

400 gr di farina, 375 gr di yogurt magro, 250 gr di ricotta, 1 tuorlo d’uovo, 50 gr di parmigiano grattugiato, 50 gr di parmigiano grattugiato, 100 gr di mascarpone, 50 gr di burro, sale e pepe.

Impastate la farina con 250 gr di yogurt e sale. L’impasto dovrà risultare morbido che si possa spianare, se necessario aggiungere altra farina. Lavorate gr 250 di ricotta con un tuorlo, 50 gr di parmigiano grattugiato, sale e pepe. Stendete la pasta, collocate piccole quantità dell’impasto preparato e ricoprite con altra pasta, ritagliando dei ravioli rotondi. Lessateli in acqua bollente salata per 5 minuti, scolateli e metteteli in una pirofila imburrata. Copriteli con una crema preparata con 100 gr di mascarpone, 125 gr di yogurt e 50 gr di burro. Cuocete in forno preriscaldato a 220° per 5 minuti.


Timballo di Polenta


Per 4 persone

500 gr di farina gialla, lt. 1,750 di acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, 800 gr. di zucchine, 100 gr. di burro, 3 uova, 3 cucchiai d’olio, 6 cucchiai di parmigiano grattugiato, 1 spicchio d’aglio, gr.150 di prosciutto cotto in una sola fetta, gr.180 di fontina, un cucchiaio di basilico tritato, un cucchiaio di prezzemolo tritato,1/2 bicchiere di panna, sale pepe.

Preparate una polenta normale che lascerete raffreddare in un contenitore con la stessa forma della pirofila che userete per il timballo. Quando sarà fredda dividetela in tre dischi di uguale spessore.

Fate rosolare in 30 gr di burro e 2 cucchiai d’olio, le zucchine tagliate a listerelle, con un pizzico di sale, pepe macinato al momento, prezzemolo, basilico e ½ bicchiere d’acqua. Sbattete le uova, aggiungete sale, pepe, parmigiano grattugiato e panna. Mescolate bene. Versate il composto sulle zucchine ormai cotte, lasciandolo rapprendere a fuoco basso. Aggiungete il prosciutto cotto a dadini e la fontina a fette. Imburrate una pirofila alta e mettete il primo disco di polenta e ricoprite con metà del pasticcio di zucchine. Appoggiatevi sopra il secondo strato di polenta e ricoprite con le rimanenti zucchine. Ricoprite con l’ultimo disco di polenta, che condirete con il rimanente burro, fatto liquefare ed il parmigiano grattugiato. Passate in forno a 200° per 30 minuti.




 Pastei Prescite Rumena ( polenta, latte, fagiolini, aglio)

Per 4 persone:

8 etti di fagiolini verdi o gialli, 1 cipolla 1 testa di aglio, olio, sale, ½ chilo di farina gialla.
Fagiolini verdi o gialli bolliti e poi rosolati con cipolla e aglio.

Bagnetto: 1 testa d’aglio intera, tritata finemente, 1 cucchiaio d’acqua, 1 cucchiaino di sale. Amalgamare bene e aggiungere a filo l’olio, come fosse maionese. (accompagnerà i fagiolini).

Per la polenta ½ chilo di farina gialla, 1 lt e 750 gr. di acqua
Mettete acqua e sale in una casseruola e prima che raggiunga il bollore, unire in una sola volta la farina gialla, mescolare e cuocere per 40 minuti, sempre rimestando.

sabato 26 ottobre 2013

Pensieri : Saluto


Fausto Maraldii - (tradizione solare)



E poi Dio inventò il cane, per dimostrare agli uomini che esiste la fedeltà eterna

Buon fine sabato a tutti!

Pensieri: Saluto


(Amo - La - Natura)


La felicità e la pace del cuore nascono dalla coscienza di fare ciò che riteniamo giusto e doveroso, non dal fare ciò che gli altri dicono e fanno

Mahatma Gandhi

Buon Sabato a Tutti!

Lo Sapevate Che: Pane, Pasta, Patate...


Chi L’Ha Detto Che Fanno Ingrassare?

Nutrono i muscoli e ti aiutano a dimagrire. A patto di sceglierli bene

Pane, patate e pasta stanno diventando una specie di chi è attento alla linea. Ricchi di carboidrati e quindi di zuccheri, sono accusati di far ingrassare e provocare attacchi di fame. “Non è così e bandirli dalla dieta è un errore”, dice Agostino Grassi nutrizionista e segretario della Fondazione Dieta Mediterranea.
“Mangiandone una giusta quantità associata alle proteine, si può perdere peso e mantenere intatta la massa magra. Lo dimostra anche un recente studio pubblicato su The New England Journal of Medicine. “Esagerare con le proteine, come suggeriscono le diete più in voga, senza fornire abbastanza zuccheri, è controproducente. Perché per procurarseli l’organismo inizia a smantellare proprio la massa magra. Il risultato? Sì, perde sì peso, ma anche muscoli”, spiega l’esperto. Dunque, via libera ai carboidrati, ma scegliendo quelli che hanno un indice glicemico (IG) contenuto, che fanno cioè innalzare poco la glicemia nel sangue. Ti risulta che tutti i carboidrati ce l’hanno molto alto? Ti sbagli…

Pane
Secondo le tabelle, il pane bianco ha un indice glicemico elevato, cioè tra 70 e 100. L’IG si ritiene basso se il valore è tra 0 e 55, moderato tra 56 e 69 e alto da 70 in su. Ma non è una buona ragione per dire no ai panini: il trucco è abbassare l’indice glicemico. Ecco 4 modi per farlo

Punta Sul Vero Integrale
Il pane “scuro “ fa ingrassare meno perché contiene più fibra. Ma fai attenzione: il vero integrale non è facile da trovare. La maggior parte della farina integrale, e quindi del pane in commercio, non è altro che farina raffinata a cui viene aggiunta crusca rimacinata, anch’essa residuo del processo di raffinazione. La farina davvero integrale è quella ottenuta dalla macinazione (meglio se a pietra) del grano integro, completo in tutte le sue parti. Osserva il pane quando lo compri: se ha un colore di base chiaro in cui si evidenziano tanti puntini scuri, si tratta di una falsa farina integrale. Il vero integrale ha un colore scuro omogeneo.

Dopo Qualche Giorno E’ Migliore
Quando il pane perde l’umidità, l’amido cambia la sua struttura (si retrograda) e viene assimilato più lentamente. Ecco perché una fetta di pane casereccio di qualche giorno ti sazia più a lungo e tiene lontano gli attacchi di fame. Se poi ti piacciono i crostini, meglio ancora, puoi usare anche il pane raffermo per prepararli.

Sì Al Pane Condito (Da Te)
Uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition ha dimostrato che mangiando una fetta di pane bianco condito con aceto, la glicemia nel sangue si abbassa notevolmente, e aumenta il senso di sazietà. “L’acido acetico rallenta l’assimilazione dell’amido contenuto nel pane, La digestione avviene più lentamente e la glicemia non schizza verso l’alto, perché il glucosio viene rilasciato più lentamente, spiega il dottor Grassi. Se aggiungi anche un cucchiaino di olio di oliva (come nella classica panzanella), ci guadagni in gusto e abbassi ancora di più l’Ig, per l’effetto dei grassi che frenano la digestione.

OK Alle Friselle
Se ami sgranocchiare i sostituti del pane, come crackers  e grissini, faresti bene a ridurli perché il loro IG è molto elevato, per non parlare dei grassi non eccellenti che contengono. Con grissini & Co, è facile veder lievitare il girovita. L’alternativa? “Le friselle d’orzo pugliesi. Questo cereale, infatti, contiene, rispetto al frumento, una percentuale maggiore di amido in una forma chimica tale che rallenta il rilascio di glucosio nel sangue”, spiega l’esperto.

Patate squisite, sono considerate da tutti una bomba calorica. Ma se ti fai furba puoi inserirle nella tua dieta anche due volte alla settimana, al posto del pane e della pasta.

Glicemia OK, Se Le Cucini Così

Lessate Ma Fredde .
Gli studiosi hanno trovato il modo di ridurre la “botta” di zuccheri che contengono le patate bollite. “Si è visto che lessandole alla sera e lasciandole in frigo tutta la notte, il giorno dopo si ottiene una quantità apprezzabile di amido resistente all’azione degli enzimi. In pratica, l’IG si abbassa notevolmente”, spiega il nutrizionista. Nello stesso studio, pubblicato sull’European Journal of Clinical Nutrition, si è osservato che condendo le patate con una vinaigrette composta da 8g di olio extravergine e 28 g di aceto, la glicemia rimaneva ancora più bassa.

Sì Agli Gnocchi Fatti In Casa
Sono una vera prelibatezza, ma guardati con sospetto da chi vuole dimagrire. E invece la bella notizia è che si possono mangiare. “A patto però di usare nell’impasto l’uovo, che consente una più lenta dismissione dei glucidi. In più devi scolarli appena salgono a galla in modo da impedire all’amido di  assorbire acqua, processo che lo rende più assimilabile” spiega l’esperto. Se vuoi gustare gli gnocchi, però, devi farli in casa: quelli industriali hanno un IG alto.

Fritte ( A Regola D’Arte)
Via i sensi di colpa se ogni tanto ti concedi un piatto di patate fritte. Grazie allo shock termico causato dall’olio bollente (rigorosamente extravergine d’oliva), gli amidi diventano più resistenti e non vengono digeriti. Ecco perché le patate fritte hanno un indice glicemico più basso rispetto a quella al forno. Meglio ancora se le tagli in dischetti sottili anziché in bastoncini.

Pasta
Le Regole Blocca IG
Saltala in padella,con un filo d’olio extravergine di oliva è una sana abitudine. Perché in questo modo l’amido diventa più difficilmente attaccabile dagli enzimi digestivi. E la glicemia rimane più bassa.

Cuocila Al Dente
Più lessi la pasta, più l’amido che contiene gelifica. Vuol dire che assume una forma facilmente assimilabile e di conseguenza è maggiore la sua propensione a trasformarsi in  glucosio. Ecco perché la pasta va sempre consumata al dente. Un esempio? Se di solito cuoci gli spaghetti per 8 minuti, scolali 7 minuti e mezzo. Andare oltre i tempi di cottura previsti, anche solo di 30 secondi, fa impennare l’indice glicemico.

Aggiungi Fibra Buona
Come per il pane, anche per la pasta la scelta dell’integrale, il più delle volte ottenuta con aggiunta di crusca, non paga. Anche perché il sapore non è gradito a tutti. Invece è l’ideale l’abbinamento con verdure ricche di fibre solubili, che abbassano notevolmente l’IG. Le trovi nei legumi (particolarmente ricchi ne sono piselli, fave e lenticchie), cicoria, barbabietole rosse, zucchine, fagiolini, carciofi. La fibra “legnosa”, cioè quella insolubile tipica della crusca, ha un potere minore di frenare gli zuccheri.

Punta Sulle Tagliatelle
Quelle all’uovo sono amiche della linea. Perché, rispetto alla pasta di grano duro, le proteine contenute in tuorlo e albume tengono a bada la glicemia molto di più. Tanto per capirci: le tagliatelle all’uovo hanno un indice glicemico intorno a 32. Se poi ci aggiungi un mestolino di lenticchie, puoi scendere fino a 25. Non male, vero?

Testo di Laura D’Orsi –Starbene  di Ottobre 2013